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Editoriali

A X Factor 2023 ha vinto la musica?

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Dopo un’attesa per niente sentita che è stata il risultato di una edizione che ha fatto acqua da tutte le parti, finalmente si è conclusa l’avventura di XFactor 2023.

Per usare lo stesso francesismo utilizzato da Lodo Guenzi all’interno di “Tintoria”, il quale ricordando la sua esperienza ha definito la finale di XFactor “il giardino dei finti p0mpini”, ecco… la serata del 7 dicembre non può che mantenere questa definizione.

Perbenismo smielato, incensamenti vari, complimenti esagerati e tanto tanto love hanno reso piatta una serata che sembrava quasi più una festa in piazza più che il big match di un programma che è sempre più in declino e che, così com’è attualmente fatto, non ha assolutamente motivo di esistere.

Questa edizione ha avuto solo pecche, a partire da una conduzione totalmente inadeguata, poco esperta e che, invece di rimanere nei limiti del ruolo e del professionale, ha portato fuori dagli schermi polemiche nate sotto ai riflettori di Sky Uno.

Se da una parte c’è stata una conduttrice, a cui a livello di live è anche stato dato fin troppo spazio dal momento che le sue esibizioni sono state abbastanza frequenti a discapito della buona musica (raga taglio del budget? Dove sono i super ospiti degli anni precedenti?) che non ha trovato alcuna rappresentazione, dall’altra la giuria ha perso l’unico elemento culturale presente con la conseguenza, e va detto, che il programma è stato totalmente falsato non essendoci più la possibilità del tilt.

Ma arriviamo a questa finale, dove ha vinto Sarafine, l’unica proposta con un senso all’interno del programma e che di fatto ha svolto in autonomia ogni suo singolo pezzo perchè, senza voler infierire su Fedez che nel corso del tempo ha perso la sua penna, di fatto non è stata allieva ma maestra del suo giudice.

La serata quindi si apre con l’ennesima performance della Michielin insieme al buon Gianni Morandi, che con la sua semplicità ha saputo dominare il palco perché nell’arte va così, non servono iper produzioni, non serve strafare e non serve neanche fare sproloqui infiniti e di filosofia spiccia, si può essere semplici, divertenti, genuini e non spocchiosi, facendo divertire e cantare.

La prima cosa che salta all’occhio è che a differenza degli anni precedenti la finale non si è svolta al Forum, bensì all’Allianz Cloud, unica location per l’intera edizione a partire dalla fase delle audizioni. Sono anche mancati i vincitori della precedente edizioni, i Santi Francesi, così come l’esibizione dei giudici e la copertina iniziale che nelle precedenti edizioni aveva messo insieme l’intero cast di XFactor.

Altra differenza è stato lo svolgimento stesso, che ha fatto sì che vi fossero 3 match diversi, ma senza una scrematura per gradi, con un sommone finale di voti a proclamare il vincitore.

Il primo step prevedeva una sorta di mini best of dei tre pezzi più “iconici” portati da ciascun concorrente, il secondo, il più interessante, un duetto con un VIP e la terza ed ultima manche l’esecuzione degli inediti. Con la premessa che si è fatto di tutto per allungare il brodo della serata, per altro detto apertamente anche dai giudici, fin dalla prima manche, piuttosto scontata, si è assistito ad una insieme di parole vuote che hanno riempito i momenti di musica.

Il momento duetto (non andrò in ordine di performance) è stato il momento più alto della serata che ha permesso così di ascoltare Maria Tomba, che ha fatto un ottimo lavoro sulla voce e che si può definire la Bridget Jones dell’edizione, che si è esibita con il suo “alter ego” Myss Keta in un duetto “pazzesko”, perfettamente riuscito e che, diciamocelo, un pochino ci ha fatto ballare.

Il Solito Dandy, a cui va riconosciuto il fatto di essere stato fin dall’inizio la rappresentazione non stopposa della gentilezza e dell’educazione (ricordiamoci che è stato l’unico concorrente a rispondere in maniera garbata a Morgan, senza trascendere nel maleducato e nella polemica), va dato atto che ci ha fatto riscoprire quei generi musicali fuori tempo, ma che sono comunque parte integrante ed identitaria della storia musicale italiana. Il suo duetto con Gabbani, però, è stato abbastanza scontato e la timbrica simile ha fatto sì che nessuno spiccasse sull’altro. Peccato, si sarebbe potuto fare di meglio e soprattutto molto di più.

Gli Stunt Pilots sono stati l’elemento cazzaro dell’intero show. Leggeri, simpatici, con poche aspettative verso se stessi e la voglia di divertirsi, totalmente noncuranti del risultato finale. Fin dalle prime performance è stato fin subito chiaro che questi ragazzi sono partiti dal basso, sudando in sale prove scrause ma provando, provando e riprovando ancora. La musica è divertimento, ma anche studio e sacrificio, elementi che hanno fatto sì che, indipendentemente da un super dignitoso secondo posto, il trio sia stata la quota che più ha imparato e più è migliorato all’interno del programma, settimana dopo settimana.

Il loro duetto è stato un pezzo fondamentale della storia del rock dal momento che gli Stunt si sono dovuti cimentare con “Sole Spento” dei Timoria. Brano tecnicamente difficile, dal testo profondo e lacerante e la cui storia rappresenta gli anni ’90. Se da un lato finalmente è stato dato spazio ad un pezzo di storia della musica italiana (fin ad ora estremamente lacunosa e non farò esempi perchè è sufficiente vedere gli/le ospiti delle puntate precedenti), dall’altro è stato quasi commuovente notare come un big del rock quale Omar Pedrini abbia stimolato i ragazzi a dare del loro meglio, mettendosi in secondo piano. Scomparire su questo pezzo era facilissimo, diventare piccoli piccoli dietro alla voce di Pedrini era quasi scontato, ma tutto è andato per il meglio ed il pubblico ha potuto imparare qualcosa.

Ma arriviamo al vero duetto della serata, che di fatto ha finalmente portato un po’ di internazionalità sul palco di XFactor, che ha fatto spesso cantare in inglese ma portando solo ospiti italiani e, guarda caso, nel pieno della promozione dell’ennesimo nulla musicale.

Sarafine ha avuto così modo di misurarsi con “Overdrive” degli Ofenbach, duo dj/producer francese che porta e ha portato in giro per il mondo una musica da club ben fatta e piacevole. Il feeling sul palco è stato evidente, così come il livello qualitativo della performance che ha decisamente mandato a casa tutti. La musica è scambio e con Sarafine si è assistito a quel dare/ricevere che fa bene e che ha fatto sì che la “cover” fosse 10 spanne sopra all’originale.

Sugli inediti non mi pronuncio, sono una rappresentazione personale del singolo artista o di un genere discografico radio friendly e lascerò che sia il tempo a darne un giudizio.

Ma cosa citare di questa serata che si è faticosamente spinta oltre la mezzanotte? Ben poco direi. L’apice della quota extra gara è stata fornita da un medley anacronistico di Gianni Morandi, ahimè fuori tempo ma comunque grande professionista sul palco e che in un momento di stasi ha fatto ciò che la Michielin non ha saputo fare: tirare avanti senza che nessuno ci prestasse molta attenzione. Di pessimo gusto, ma si era già qualificato come tale, Dargen, che oltre ad aver punzecchiato Morgan con lo scopo neanche tanto velato di farlo cacciare definitivamente dal programma (ma di questo non se ne parla perchè guai), è scaduto nel pessimo gusto ricordandolo e salutandolo, rimarcando il livello di questa edizione: livello Asilo Mariuccia. Caro Jacopo, ritorniamo a fare ciò che meglio ti riesce, cioè tornare a scrivere capolavori quali, per esempio, “Nostalgia Istantanea”.

La musica ha bisogno di album come questi e non di un atteggiamento bullo e superficiale. Ambra? Oltre il vestito c’è di più? Sì, ma non in questa serata, che l’ha vista, anche perché senza concorrenti, totalmente messa da parte e con un umore spento. Peccato, perché la sua ironia ed il suo senso di equilibrio materno in più occasioni hanno corretto il tiro del programma, ma non durante la finale. Fedez, che ne diresti di iniziare a prendere le distante dall’ambiente tossico della tv trash e dei social? Intimidito, annoiato, scocciato e spesso a disagio, in questa edizione è mancata l’ironia tagliente che negli anni lo hanno spinto a scrivere e lanciare delle autentiche mine alla classe politica italiana.

A conti fatti cosa ha vinto quest’anno? La musica? Si, può darsi, perchè Sarafine è stato l’unico progetto qualitativamente alto, ma hanno anche trionfato bullismo, maleducazione e mediocrità. Dal momento che l’anno prossimo vi sarà una nuova edizione mi auguro che venga dato spazio a concorrenti che veramente siano persone sconosciute e senza esperienza, ma che abbiano dentro di sé una voce che deve ancora trovare il proprio spazio. Auspico anche che la giuria premi la qualità e la competenza, evitando il banale e il trash. Sulla conduzione basterebbe invece che vi fosse meno permalosità, più esperienza e più professionalità.

Testo di Francesca Carbone

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