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Editoriali

I Marlene Kuntz raccontano i 30 anni di “Catartica”: «Un album folle, ma seminale»

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Marlene Kuntz foto di Maurizio Greco

“Catartica”, l’album d’esordio dei Marlene Kuntz compie 30 anni. Pubblicato il 13 maggio 1994, sotto l’egida del neonato Consorzio Produttori Indipendenti, l’album ha lasciato un segno indelebile nella storia del rock italiano. Una pietra miliare, che la formazione piemontese è pronta a celebrare con la ristampa del disco, in uscita venerdì 8 marzo (in formato CD, doppio LP, entrambi con libretto con foto inedite, e in Box Deluxe in edizione limitata e numerata), e un tour di 12 date al via il 12 marzo dal The Cage di Livorno.

In attesa della ristampa, la band, reduce dall’uscita dell’ultimo album “Karma Clima”, ha omaggiato il pubblico con una serie di contenuti inediti: il video di “Nuotando nell’aria”, a cui seguirà il 6 marzo l’uscita di quello di “Lieve” e l’inedito “Fine della danza”, nato per “Catartica” e contenuto, nell’incisione originale del ’92, anche nella musicassetta (che fa parte del Box Deluxe) del ricercatissimo bootleg “Demosonici”. «L’abbiamo ritrovato spulciando negli scatoloni per questo trentennale ed è interessante, perché in quei demo c’è l’origine di molti dei brani di “Catartica” e anche di qualche brano che poi è finito su “Il Vile”», ci hanno raccontato Cristiano Godano e Riccardo Tesio.

Le celebrazioni per i 30 anni di “Catartica”

Dopo il ventennale, festeggiato con un tour e l’uscita dell’ep “Pansonica”, i Marlene Kuntz tornano, così, a celebrare le sorti del loro debutto. «C’era un po’ di vago pudore, alla Marlene Kuntz. Siamo sempre attenti a non fare cose scontate, quindi prima di decidere di fare questo trentennale ci siamo interrogati. Non volevamo essere ridondanti, ma tutti i sold out delle date del tour dimostrano che la gente lo desiderava e questo era fondamentale». Proprio come “Catartica”, un lavoro che merita di essere celebrato come germe seminale di una via tutta italiana al noise e al grunge, che in quegli anni arrivavano d’oltreoceano.

«Quando è uscito il disco lo vedevamo come la realizzazione di un sogno dopo 6-7 anni di gavetta, dove le cose sembravano non accadere. Eravamo al limite, ma appena uscito il disco abbiamo iniziato a darci dentro, per far sì che il sogno rimanesse realtà quanto più possibile. Sono passati 30 anni e siamo qua», ha continuato Godano. «Non c’è mai stato un momento topico, in cui ci siamo resi conto dell’importanza di “Catartica”, ma lentamente abbiamo capito che era un disco, che stava lasciando un’ottima impronta, influente, seminale, perché molte band hanno sicuramente raccolto il sound e il messaggio artistico che stava lì dietro. Ne siamo consapevoli e tutto ciò non ci intimorisce per nulla, ma ci fa venire una gran voglia di suonare».

Il suono di una folle idea

Questo trentennale è anche l’occasione per guardarsi indietro e tirare le somme di un percorso solidissimo, nato da un’idea apparentemente folle, ma che, in realtà, altro non era che l’espressione della fame, che i giovani italiani avevano di un suono nuovo, veemente, diretto, che, a modo loro, li facesse sentire parte di qualcosa di più grande. «Sapevamo quanto fosse folle l’idea di provare a fare i musicisti rock in Italia con questi modelli di riferimento, che erano i Sonic Youth, ma anche tutte le band noise dell’epoca, realtà underground già nei paesi di riferimento. Però, avendo impiegato così tante energie e tempo nel provare a farcela, l’esserci in definitiva riusciti non può non inorgoglire», ha confessato Godano.

«Sicuramente il sound di “Catartica” è testimone della nostra prima prova, ma noi avevamo dato il massimo per ottenere quel suono, che tanto ci emozionava quando lo ascoltavamo nei nostri dischi di riferimento ed era veramente uno dei crucci della scena rock italiana dell’epoca quello di riuscire a suonare come i nostri maestri. È stato un percorso di acquisizione lento il nostro, quello dei Afterhours e, poi, dei Verdena: il sound! Riuscire a non uscire con le ossa spezzate dal confronto con i nostri padri. “Catartica” è l’inizio di questo percorso, si sente qualche ingenuità, ma si sente anche già un amalgama in fieri, qualcosa che dimostra molto chiaramente cosa stava per succedere».

L’esplosione di una scena

E quello che stava per succedere era la nascita di una scena: «Quando in Italia è esploso il grunge, non eravamo lì», ha aggiunto Tesio. «Quel fenomeno aveva creato una grande attenzione verso le etichette indipendenti. Quello che era sommerso, è emerso e la cosa bella e importante era che c’era anche un riscontro di pubblico. Noi come Marlene abbiamo dato un contributo con canzoni in italiano, perché c’era un certo timore: faccio rock, devo cantare in inglese. Credo che sia stato di ispirazione per gli Afterhours, che avevano iniziato in inglese, e, poi, anche per i Verdena».

Oggi questa scena sta tornando a farsi sentire con una certa forza, si pensi al successo dell’ultimo lavoro dei Verdena, “Volevo Magia”, e del tour che ne è seguito, o alla recente reunion dei CCCP. Un’ondata nostalgica o il riaccendersi della fame di qualcosa di potente e significativo? «Non sono in grado di dire se c’è o meno questa fame, chi verrà a vederci sicuramente ha una fame nostalgica, desidera ripercorrere le personali emozioni vissute», ha osservato Godano. «I giovani che fanno rock esistono e, in questo momento, lo fanno con la totale consapevolezza di fare musica gratis, ma il fatto che continuino a farlo, vuol dire che la fascinazione del rock c’è».

Un passato che non passa

«La loro era musica destinata a durare, perché dotata di una concretezza e di una densità artistica non trascurabile», hanno commentato i Marlene, tornando sulla reunion dei CCCP. «Nel nostro caso, credo che quello che ha funzionato sia stato il fatto di fare le cose a modo nostro, un po’ isolati, nella provincia di Cuneo, fuori dai trend. Abbiamo sempre cercato di essere sinceri con noi stessi, convinti che l’artista deve prima di tutto suscitare qualcosa in chi ascolta, non deve confortare o dare conferme, ma scuotere».

L’occasione di farlo per i Marlene Kuntz è arrivata dall’incontro con Gianni Maroccolo e il Consorzio Produttori Indipendenti: «Avevamo vinto l’opportunità di partecipare a una compilation realizzata da Rock targato Italia. All’inizio eravamo stati esclusi, ma poi una band, per motivi ideologici, non aveva voluto partecipare, così ci richiamarono. Si registrava in questi studi vicino a Firenze e il direttore artistico era Gianni Maroccolo. Ci conosciamo, ci apprezza e inizia un discorso, che sarebbe confluito nella classica situazione, in cui la band mette un po’ di soldi e l’etichetta il resto. Poi fortunatamente arrivò Enrico Romano, un discografico che lavorava per la MCA, aveva letto una recensione su Rockerilla, che lo aveva incuriosito molto. Dopo il suo arrivo, ci siamo potuti disinteressare dell’aspetto economico e da lì in avanti Maroccolo, fino a una decina di anni fa, è diventato la persona di riferimento per noi, da tutti i punti di vista. Oggi non ci frequentiamo, ma siamo amici leali e duraturi».

Il tour

C’è un vuoto, però, in questo trentennale ed è quello lasciato da Luca Bergia, fondatore ed ex batterista dei Marlene, prematuramente scomparso lo scorso 23 marzo. «Luca è una presenza costante. Senza di lui “Catartica” non ci sarebbe», ha ricordato Godano. «Fu lui a insistere parecchio perché io entrassi nel gruppo, l’incontro cruciale avvenne al concerto dei Public Enemy a Torino e, fortunatamente, lì decisi di provare. Luca è il terzo dei tre che ha dato tutto se stesso per riuscire ad arrivare fin qua. Il tour è dedicato a lui». Dodici date, di cui sei già andate sold out: «No, non sarà una festa del cazzo. Sarà un concerto estremamente potente. Suoneremo 10 o 11 pezzi di “Catartica” e poi, per equanimità, vogliamo suonare 3 pezzi de “Il Vile” e 3 di “Ho ucciso paranoia”, cioè tutta la nostra produzione anni ’90, per fotografare un suono, un’atmosfera, un’idea».

CATARTICA 2024
“Complimenti per la festa! Una festa del cazzo”

DATA ZERO – 12 marzo – The Cage, Livorno
14 marzo – Alcatraz, Milano
15 marzo – Orion, Roma – SOLD OUT
23 marzo – Cso Pedro, Padova
5 aprile – Viper, Firenze – SOLD OUT
11 aprile – Hiroshima Mon Amour, Torino – SOLD OUT
12 aprile – Hiroshima Mon Amour, Torino – SOLD OUT
19 aprile – New Age, Roncade (TV) – SOLD OUT
20 aprile – TPO, Bologna – SOLD OUT
26 aprile – Demodè, Bari
27 aprile – Mamamia, Senigallia (AN)

Prevendite biglietti: https://www.kashmirmusic.it/tour/marlene-kuntz-catartica-2024/

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