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Marlene Kuntz tra nostalgia e slancio verso il futuro
I Marlene Kuntz, band rock italiana degli anni ’90, quest’anno celebra i 30 anni del primo album, Catartica.
Leggi il nostro redazionale su Catartica
Un album che, non solo ha segnato la loro fama sul panorama musicale, ma ha tracciato un nuovo modo di fare musica in Italia, spingendosi ben oltre il successo proveniente dalla classica musica pop del nostro Bel Paese.
La celebrazione dell’album non poteva che avvenire con un concerto in grado di radunare tutti i fan desiderosi di poter tornare a cantare con memoria grata gli anni passati, quelli in cui forse, si poteva stare meglio. Ciò che mi aspettavo, infatti, era di vedere un pubblico adulto, che avrebbe ricordato i bei tempi andati, in cui da adolescenti vivevano le prime esperienze di vita vera, con canzoni che inevitabilmente segnavano quei momenti di trascurabile felicità. Con mia grande sorpresa, però, il concerto era gremito di adulti e di giovani. Non c’era solo il passato a celebrare i 30 anni di questo album potente ed innovativo, ma c’era anche il presente e il futuro a rendere omaggio alla musica rock dei Marlene Kuntz.
In questa commistione di intenti, ha inizio la festa. Tra il pubblico accenni di pogo e tanti sorrisi, braccia al cielo spinte dalla forza delle vibrazioni delle casse, abbracci tra gli amici che condividono la passione per le canzoni.
Sul palco una band formidabile, che ha suonato quasi ininterrottamente live per due ore, con poche e semplici pause in cui Cristiano Godano dice un accorato “Grazie”. Poi spiega che questo concerto è incentrato sulle canzoni che raccontano la storia dei Marlene prima degli anni Duemila, suonando brani tratti anche dal secondo e terzo album, Il vile e Ho ucciso Paranoia.
Solo verso la fine del concerto, si esce da questo recinto per entrare in una dimensione che ha sospeso il tempo e lo spazio di quel concerto. Godano dedica Ti voglio dire, una canzone del suo album da solista uscito due anni e mezzo fa, al suo amico e collega Luca Bergia, ex batterista della band scomparso prematuramente, che gli ha permesso di costituire la band e di parlare di amicizia in maniera profonda e senza moralismi.
Il concerto è stato un momento catartico, in cui la musica ha potuto togliersi la patina delle hit del momento, e in cui il pubblico ha riscoperto la bellezza delle canzoni cantate con forza prepotente, convinzione e persuasione.
Un concerto in cui alla fine ho potuto senz’altro esclamare, parafrasando il nome del tour: “Complimenti per la festa, (non proprio) una festa del cazzo”.
Clicca qui per vedere le foto dei Marlene Kuntz al Demodè di Modugno, oppure sfoglia la gallery qui sotto:
Testo di Maddalena Pagliarino
Foto di Federica Signorile