Editoriali

The Cult, l’icona Gothic Rock che cambió le regole del gioco 

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Nati nel 1983 dall’unione tra il frontman e cantante Ian Astbury e il chitarrista Billy Duffy, a Bradford, in un Inghilterra che evolveva il suo panorama musicale con l’arrivo del pop e della musica elettronica, i Cult si affermano nella scena rock portando post-punk fuso con psichedelia e gothic-rock, abbracciando i strumenti rifacendosi alle melodie chitarristiche dei Led Zeppelin, il particolare crunch di tre accordi degli AC/DC e creando una loro immagine che combinava lo pseudo-misticismo e la cultura Nativo Americana da cui Ian era ossessionato.

Il loro debutto, “DreamTime”, presenta atmosfere oscure, ritmi tribali, e testi che esplorano temi spirituali e mistici, ispirati dalla passione per Astbury della cultura Nativo Americana. 

Il vero punto di svolta arriva nel 1985 con “Love”, il consacramento, nel quale affinano il proprio stile combinando elementi di rock psichedelico e gothic con chitarre più incisive e melodie accattivanti. 

Canzoni come “She Sells Sanctuary” e “Rain” mostrano una produzione più pulita e un sound più accessibile, pur mantenendo l’aura mistica e ribelle che li caratterizza. È in questo periodo che i The Cult iniziano a cambiare le regole del gioco, rompendo con i confini rigidi del gothic rock e portando il genere verso una dimensione più ampia e dinamica, capace di attrarre un pubblico mainstream.

I Cult segnarono una svolta nel proporre quel tipo di rock particolare e caratterizzato da aspetti mistici, gotici, e dal sound ribelle ma allo stesso tempo riflessivo. Un gruppo che vale la pena ascoltare e consigliare, ma soprattutto ricordare, alla fine, chi rifiuterebbe farsi un viaggio in autostrada con il CD di “Love” a palla?

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