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Vasco Brondi e il suo abbraccio a Milano

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Vasco Brondi in concerto - Foto di Enrico Dal Boni

L’immagine che resterà impressa della serata di lunedì 2 dicembre, svoltasi all’Alcatraz di Milano per celebrare il decennale dell’album Costellazioni, è un abbraccio. 

Un abbraccio liberatorio, rimasto in sospeso per l’intera durata del live, con cui Vasco Brondi e Federico Dragogna (chitarrista e autore dei Ministri che si cimentò produttore del terzo album della discografia del cantautore ferrarese a nome de Le Luci della Centrale Elettrica iniziando un connubio artistico duraturo nel tempo) si confermano tacitamente di avercela fatta. 

Durante la serata, Vasco ci ha ricordato quel concerto nella medesima location all’uscita di quel lavoro, uscito 4 anni dopo le prime 2 folgoranti prove impregnate di urgenza compositiva che miscelavano un mix tra attitudine post punk e cantautorato italiano anni 70 decantando testi che fuoriuscivano in una sorta di flussi di coscienza citando pensieri/immagini/stati sensoriali ultra contemporanei. Si pensava inizialmente ad un Alcatraz a mezzo servizio, invece con grande stupore il riscontro del pubblico fu inaspettatamente clamoroso decretando un sold out come questa serata celebrativa. 

Alla domanda “chi c’era quella sera?” chi vi scrive ha alzato orgogliosamente la mano. 

Andiamo ora per ordine. 

Francamente

La serata inizia alle ore 20.40 con un brevissimo set chitarra e voce di soli 3 brani dii una giovane emergente, Francamente, che abbiamo già potuto apprezzare nel programma XFactor sotto la guida del giudice maggiormente improbabile per il suo stile (Jack La Furia), e che una volta uscita dal talent dimostra piacevolmente in questa occasione una spiccata attitudine live empatica e qualità compositiva a metà strada tra Levante e Carmen Consoli. 

Pubblico e artista si piacciono e se lo dimostrano reciprocamente. 

Vasco Brondi in concerto

Alle 21.10 invece, accompagnati sul palco dalla iconica voce cavernosa dal mai troppo rimpianto Mark Lanegan, entrano gli iniziali 5 componenti della band tra cui alla chitarra il già citato Dragogna. Immediatamente dopo Vasco Brondi, in abito elegante, cappello classico e chitarra acustica, che da vita al primo sing along della serata con “Madonna che silenzio che c’è stasera, sotto un cielo d’argento e la nuova moschea…” ricevendo da subito l’affetto sincero di un pubblico che può essere ritenuto il vero motivo per cui, come dichiarerà più tardi, ha deciso di imbarcarsi nell’organizzare una data come questa impegnativa al pari di un vero e proprio tour. 

Smarcata la tensione/emozione che è palesemente palpabile nei primi istanti, il live procede proponendo, in quello che viene definito il primo tempo, quasi tutti i brani di Costellazioni celebrato in ordine non totalmente preciso eccezion fatta, misteriosamente, per “Blues del Delta del Po” e “Una guerra lampo pop” e comprendendo anche quella canzone che qualcuno all’epoca aveva provato a chiedere se dovesse essere per forza inserita tra le quindici scelte e che resta una delle preferite dal cantautore ovvero “Una cosa spirituale”. Tra un brano e l’altro, aneddoti e ricordi di quel periodo tra un Dragogna che dormiva su un improbabile materasso di spugna, beveva mate e fumava erba medica concedendosi saltuariamente alcuni micro-sonni alla Einstein e un Lucio Dalla che si posizionava in prima fila del bar frequentato anche da Brondi nel suo periodo post universitario con lo scopo di essere “impezzato” da tutti tranne che dal nostro futuro cantautore che si teneva alla larga solamente per motivi reverenziali. Proprio in quel periodo in un banchetto di libri usati comprò il libro di poesie di Franco Fortini “I destini generali”, canzone tra le più apprezzate dai fan da sempre e non solo in questa serata. 

Il secondo tempo invece prevederà una selezione di 12 brani tra l’intera discografia del nostro, tra classici come “Piromani” e “Quando tornerai dall’estero”, il nuovo singolo tratto dal documentario di un Paolo Cognetti che verso il finale “Sembra sia arrivato anche lui” e gli altri brani che sembrano amalgamarsi meglio con il mood provinciale e spaziale di Costellazioni. 

A raggiungerlo nel finale, altri 2 preziosi violini tra cui quello di Rodrigo D’Erasmo (“C’era anche lui tra gli amici della Multipla, sempre strapiena”), braccio destro di Manuel Agnelli. 

La scelta sonora ricade volutamente su una esecuzione da parte dei vari ottimi musicisti, nessuno escluso, minimal ed essenziale come quella dei brani suonati in studio, senza debordazioni strumentali in coda, sostituite qualvolta dalla recitazione di frammenti di poesie in overture o chiusura di Erri De Luca, di Franco Arminio, Mario Luzi, Jorge Luis Borges e Bukowski. 

L’impressione a questo giro, già riscontrata dal sottoscritto in una delle 3 date recenti milanesi ai Magazzini Generali in occasione della presentazione di “Un segno di Vita”, è che il nostro Vasco abbia abbandonato, per lo meno in concerto, quella inquietudine e quel sentirsi non totalmente a suo agio rispetto al suo ruolo di eccellente autore di testi (vogliamo precisarlo che ad oggi risulta uno tra i migliori, se non il migliore, tra le nuovi generazioni in grado di portare avanti quel cantautorato italiano ispirato e poetico dei vari mostri sacri tra cui De Gregori, Rino Gaetano, Battiato etc). 

Vasco Brondi è diventato finalmente grande. 

Non tanto anagraficamente, perché per quello già dieci anni fa la fine della sua gioventù veniva omaggiata nella preziosa “Padre nostro dei satelliti”, ma come artista. 

Ora, avendo curiosamente esplorato nuovi territori contaminanti con un ottimo risultato ed essersi sporcato recentemente le mani con il pop da classifica, il viaggio in India che si presterà a intraprendere nel 2025 sulle orme dell’illuminazione ricevuta dal Budda, sarà propiziatorio e fondamentale per capire quali nuovi orizzonti e palchi calcare al rientro sulle scene. 

Forum d’Assago 2026? 

P.S.: un doveroso ringraziamento, come promesso, a Federico di Nancy Merchandise che mi ha salvato la serata ricaricandomi un cellulare esaurito sul qualche prendere spunti da far decantare per scrivere quello che avete appena letto. 


SETLIST 
1) LA TERRA, L’EMILIA, LA LUNA 
2) MACBETH NELLA NEBBIA 
3) LE RAGAZZE STANNO BENE 
4) PADRE NOSTRO DEI SATELLITI 
5) TI VENDI BENE 
6) QUESTO SCONTRO TRANQUILLO 
7) I SONIC YOUTH 
8) UN BAR SULLA VIA LATTEA 
9) FIRMAMENTO 
10) PUNK SENTIMENTALE 
11) I DESTINI GENERALI 
12) UNA COSA SPIRITUALE 
13) 40 KM 
14) ILLUMINA TUTTO 
15) INCENDIO 
16) CARA CATASTROFE 
17) CHAKRA 
18) QUI 
19) 3000 METRI 
20) PIROMANI 
21) A FORMA DI FULMINE 
22) UN SEGNO DI VITA 
23) QUANDO TORNERAI DALL’ESTERO 
24) MISTICA 
25) NEL PROFONDO VENETO 

Testo di Stefano Quattri
Foto di copertina di Enrico Dal Boni

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