Gallery
SANREMO 2025: Prima serata

Un anno fa lasciavamo sul podio Angelina Mango e soprattutto lasciavamo il fortunato duo Amadeus-Fiorello e dopo cinque anni così intensi in cui un po’ è stata riscritta la storia del Festival, dobbiamo ammettere che questo Sanremo 2025 non ha sanremato sufficientemente. Non che il buon Carlo Conti abbia colpe al riguardo e sicuramente nel corso di queste sere l’hype tornerà alle stelle, ma c’è da dire che è partito un po’ sottotono tra l’eliminazione di Emis Killa, gli infortuni di Francesca Michelin e di Kekko dei Modà e lo “scandalo” che ha coinvolto Fedez (a naso pianificato a tavolino).
Con un video in ricordo di Ezio Bosso che rammenta che la musica si può fare in un solo modo, insieme, si apre la settantacinquesima edizione del Festival di Sanremo. Eccoci finalmente con le farfalline nello stomaco, perché alla fine Sanremo è Sanremo! Ad inaugurare il palco, un elegantissimo Carlo Conti che dopo un minuto dall’inizio ha già il primo imprevisto: per una manciata di secondi Rai1 perde l’audio e un povero fonico da domani cercherà lavoro, ma per fortuna tutto si risolve abbastanza velocemente. La novità di quest’anno sono i braccialetti luminosi forniti al pubblico come nei concerti dei Coldplay o di Taylor Swift, che sembra tanto un modo per svegliarci, grazie mille Carlo, vediamo se questa idea all’1 di notte ci piacerà ugualmente.
Prima cantante in gara è Gaia con la canzone “Chiamo Io, Chiami Tu” e dalle prime note ci porta in una sensuale atmosfera che ci proietta subito ad un White Party al Lido 39 di Rimini quest’estate e già ci convince, soprattutto perché qui siamo stanchi di una giornata di lavoro ed iniziare carichi ci fa solo bene. Arriva poi Francesco Gabbani, fortunatissimo nei precedenti Festival di Conti e ci sorprende con una giacca elegante con glitter neri ed una ballad – “Viva La Vita”, giusto per richiamare i Coldplay a cui abbiamo rubato i braccialetti luminosi di cui sopra – lontanissima dai tempi di Occidentali’s Karma. Con le braccia aperte come un moderno Modugno ci convince e coinvolge con il ritornello, in fondo manca poco a San Valentino e il romanticismo ci sta sempre bene. Due cantanti speditissimi e poi già arriva un grande della TV italiana, amico e rivale televisivo di Conti, Gerry Scotti che con la frase “Oh mamma, il primo lancio! È dall’oratorio che me lo sogno!” ci strappa la prima risata della serata e poi lancia Rkomi, terzo cantante in gara, con “Il Ritmo Delle Cose” che fino a dieci minuti prima stava dando una mano alla gelateria Lollipop in Piazza Cristoforo Colombo, poi si è catapultato sul palco ancora vestito tutto di bianco ma senza maglia, giustamente in qualche modo deve distrarci dalla canzone che non ci arriva, almeno per questo primo ascolto, mi riservo la possibilità di ripensarci domani su Spotify.
Noemi, alla sua ottava partecipazione, è qui per cercare di vincere almeno il “premio perseveranza”; scende dal palco con la stessa agilità che avrei io vestita da Jessica Rabbit, ma al contrario di me, non cade e quindi già tanta stima per lei. Ci canta “Se Ti Innamori Muori” e mi sento un po’ chiamata in causa, Noemi ce l’hai con me? La canzone è straziante quanto basta per poter diventare iconica su quel palco su cui altre cazzutissime cantanti hanno portato i loro cuori infranti e vinto. Per presentare Antonella Clerici nel suo scintillante abito, Carlo e Gerry indossano gli occhiali da sole ed effettivamente sembrano Man In Black, al contrario invece Antonella è splendida e c’è da dirlo, molto più elegantemente sobria rispetto all’indimenticabile abito indossato sempre su quel palco una ventina di anni fa.
Irama arriva vestito come Lady Oscar prima della presa della Bastiglia e la canzone… beh, al primo ascolto “Lentamente” sembra esattamente la stessa canzone degli altri quattro Festival e con lo stesso autotune, ma visto che si è sempre piazzato abbastanza in alto in classifica, perché no? Terza volta per i Coma Cose sempre più orribilmente innamorati. Sentite, California e Fausto, andate ad essere felici un po’ più in là! Purtroppo la loro “Cuoricini” non mi prende ma so già che tra una settimana sarà in heavy rotation su tutte le radio, ahimè. Grande ritorno di Simone Cristicchi che a Sanremo lo ricordiamo per canzoni che ci hanno fatto piangere anche l’acqua del battesimo, ora con “Quando Sarai Piccola” parte un po’ calante, ma il testo ovviamente ci fa capire che forse abbiamo ancora lacrime, e tante e ovviamente alla fine della canzone il pubblico è devastato – noi a casa ancora di più – e si alza per la prima standing ovation della serata.
Marcella Bella porta avanti il fortunato trend iniziato da artisti suoi coetanei come i Ricchi E Poveri e la Bertè e con la sua canzone ci fa svegliare, ballare e riprendere dalle lacrime di prima. “Stronza forse, ma sorprendente”, per me questa “Pelle Diamante” è un sì. E finalmente arriva lui! L’unico che mi fa battere il cuore sia con una tutina di strass che con il frac, Achille Lauro che quest’anno rompe gli schemi e ci fa sognare con una ballad romantica che mi fa venire voglia di ballare abbracciata disperatamente a lui mentre dalla Terrazza del Gianicolo si vede il tramonto su Roma. Per me “Incoscienti Giovani” deve vincere Sanremo, Eurovision e pure le presidenziali degli Stati Uniti d’America! Momento pace del mondo perché effettivamente è doveroso ricordare che stiamo vivendo uno dei periodi più bui della storia contemporanea da dopo la Seconda Guerra Mondiale con un messaggio da Papa Francesco, che comunque mi sembra più appropriato che le dica lui queste cose che il primo influencer a caso… e poi colpo di grazia con “Imagine” John Lennon cantata da Noa e Mira Awad in ebraico, arabo e inglese. “Nothing to kill or die for and no religion too”, questa canzone è del 1971 e siamo ancora qui a poter solo immaginarla la pace, perché non siamo capaci di mantenerla.
Dopo questo toccante momento arriva Giorgia, la regina indiscussa. Lei fa un’altra gara, quella delle divinità. Elegantissima, semplicissima, bellissima e con “La Cura Per Me” non può far altro che mandare a scuola tutti gli altri cantanti e poi con l’acuto finale spazza via le prime tre file della platea dell’Ariston. Non c’è storia, lei è sull’Olimpo! Willie Peyote con “Grazie Ma No Grazie” ci porta quelle vibes controcorrenti di cui abbiamo tanto bisogno al Festival, con una sonorità che ricorda la samba ed un testo leggero con un pizzico di irriverenza che lo contraddistingue sempre. Questa secondo me crescerà con gli ascolti. Rose Villain ha una bella voce ed un ottimo controllo della stessa, ma è la seconda volta che le scrivono una canzone che parte come una ballad e si apre poi come un brano qualsiasi cantato da una vocalist alla serata del giovedì all’Arenile di Bagnoli. “Fuorilegge” può arrivare senza dubbio ad una buona posizione in classifica, ma sono certa che non la valorizza quanto potrebbe. È ora del momento villaggio turistico e l’animatore che ci sveglia dal torpore delle 22.22 è Lorenzo Jovanotti che con le batterie di Rockin’1000 parte dalla strada fuori all’Ariston e poi arriva al suo interno e fa uno show modesto e poco caotico, come suo solito.

Jovanotti – Da pagina Instagram Sapore di Male
Potremmo essere ancora nel teatro oppure al Jova Beach Party, per questi trenta minuti Lorenzo diventa il protagonista indiscusso della serata, oscurando la gara e tutto il resto. Può piacere oppure no, ma è innegabile che sia un grande showman, un po’ meno accattivante è invece il momento con Tamberi, che non capiamo se sia davvero necessario per allungare un brodo già lungo. Conclude il suo show con la sua nuova canzone scritta in collaborazione con Dardust, “Un Mondo A Parte”, che promette già di diventare un pezzone iconico. Jova, tra te e me, cos’è che ti prendi per essere così attivo? Ché io ho ventisei anni meno di te e ora sono la rappresentazione del quadro La Morte Di Marat ma con il divano al posto della vasca e non ho nemmeno ballato e saltato.
Si continua con la gara e siamo – “già” – al tredicesimo cantante in gara con Olly che porta la sua “Balorda Nostalgia”; lui grande favorito del pubblico, soprattutto tra i più giovani da quello che ho letto in questi giorni sui social e in effetti non è male, non ricordavo che il ragazzo avesse questa voce e ora sono colpita, forse non al punto da piazzarlo sul mio personalissimo podio finora, ma comunque colpita. Elodie scende le famose scale dell’Ariston e ad ogni gradino ha tirato un calcio all’autostima di tutte le donne che sono sintonizzate su Rai1 ora, me compresa! Il suo brano “Dimenticarsi Alle 7” parte mogio, forse non il suo migliore, ma comunque ci fa scuotere un po’ i fianchi a tempo. Shablo con Guè, Joshua e Tormento – gli artisti più difficili da scrivere e da ricordare – portano la quota Rap ma neanche troppo con la loro “La Mia Parola”; se la battono tutta per il Fantasamremo per la gioia di chi li ha in squadra. Il re di Sanremo, Massimo Ranieri, oggettivamente si mangia tutti gli artisti più giovani in gara insegnando loro come tenere il palco, usare la voce e fare un festival classico – ormai controcorrente – con l’abito elegantissimo, l’interpretazione e la canzone perfetta per quel palco. Che dire, “Tra Le Mani Un Cuore” potrebbe essere LA canzone di questo festival. Sul Suzuki Stage c’è poi Raf che festeggia i 41 anni della sua celebre “Self Control” per farci tornare velocemente nei mirabolanti Anni Ottanta e poi riportarci con la stessa velocità al 2025 dove mancano ancora tredici cantanti in gara. Carlo Conti palesemente ci ha mentito quando ha detto che non voleva fare tardi!
Tony Effe, anche lui arrivato direttamente dalla gelateria lì fuori, canta “Damme ‘Na Mano”, ma in realtà dire che canta mi sembra effettivamente esagerato visto che la sua è più una parlata con sottofondo musicale. Sicuramente funziona soprattutto tra i più giovani, ma forse il palco dell’Ariston ha poco senso per lui. “Anima E Core” di Serena Brancale prova a farci ballare con questo momento Brazil per ricordarci che la nostra gioia di essere ancora svegli a quest’ora ci rende allegri come se fossimo al Carnevale di Rio; sarà l’ora, sarà l’età, ma di questa canzone ricorderò prevalentemente che a dirigere l’orchestra c’è sua sorella, che effettivamente è una cosa carina. Brunori Sas, per la prima volta a Sanremo con “L’Albero Delle Noci”, ha una delle canzoni a mio dire più carine di questa edizione. Certo, non il più grande capolavoro mai ascoltato, ma fa il suo con chitarra, voce e testo da giovane cantautore vecchio – e infatti c’è un po’ di Brunori in questa canzone di De Gregori -, ma secondo me è un possibile vincitore del Premio Sala Stampa Lucio Dalla. I Modà cantano “Non Ti Dimentico” e anche in questo caso non escono dalla loro comfort zone e non fanno niente di diverso da quello che fanno di solito, il loro pubblico affezionato tanto se lo portano comunque a casa, tutti gli altri invece potrebbero dimenticare questa canzone. Clara con un vestito bellissimo e molto sensuale cerca di svegliarci dal torpore inevitabile a mezzanotte con “Febbre”, che non ci dispiace, ma il testo sembra difficilissimo da capire per come lo pronuncia, forse sono io eh. Prima volta sanremese anche per Lucio Corsi, altra quota “cantautorato” di quest’anno, la canzone “Essere Un Duro” e il suo stile un po’ “svendita dell’armadio di Elton John” ci fanno apprezzare la sua esibizione, il cerone bianco in faccia un po’ meno.

Lucio Corsi – Instagram The Jackal
A Sanremo si sa, ci sono sempre stati artisti chiamati più per creare un po’ di circo mediatico che per le loro canzoni o per la loro voce e sicuramente Fedez potrebbe essere incluso in questa categoria; porta la seconda canzone Rap della gara – “Battito” – e delle inquietanti lenti a contatto nere come i vampiri di Twilight quando hanno fame. Primo festival anche per Bresh che con la sua “La Tana Del Granchio” porta delle vibes un po’ alla Tananai finito ultimo nel 2022 e poi quinto l’anno successivo. Anche qui peccato però per l’uso un po’ eccessivo di autotune.
Sarah Toscano, la più giovane di questa edizione, brava, la canzone “Amarcord” non è male, peccato solo per quel piccolo problemino di pronuncia e dizione che ha anche lei e lo so che i giovanih adesso parlano così, questo mi fa sentire estremamente vecchia, ma tutto sommato credo che il testo sarebbe maggiormente valorizzato scandendo tutte le parole correttamente. Joan Thiele me la ricordo nel 2016 ad un evento in Statale durante la Design Week quando non la conosceva nessuno ed era invece molto valida ed interessante e lo conferma tuttora con “Eco” che ha proprio tutto, arrangiamento, testo e melodia; per di più suona anche la chitarra e questo direi che è un plus! Rocco Hunt è maturato dal suo ultimo Sanremo e mi ha dato il colpo di grazia perché stasera sto pensando solo cose che mi fanno sentire decrepita, quasi coetanea di Ranieri e Bella. “Mille Vote Ancora”, sebbene sia in parte in dialetto napoletano, è orecchiabile e non male, probabilmente in radio andrà abbastanza forte. La penultima cantante è Francesca Michelin che ritorna sul palco dell’Ariston cantando “Fango In Paradiso”, una canzone leggera che si apre e la valorizza nel ritornello. Ma ancora non è nella mia nella mia top five di questa sera. Mi riservo la possibilità di cambiare o confermare questa ipotesi con i prossimi ascolti. Chiudono la serata i The Kolors che con il loro ultimo Sanremo si sono portati a casa una delle hit di maggior successo dell’anno; ci riprovano anche stavolta con “Tu Con Chi Fai L’Amore” e probabilmente ci riescono di nuovo, puntando alla canzone super-radiofonica che ascolteremo tranquillamente in heavy rotation fino al prossimo autunno. La prima serata termina con le prime cinque posizioni per stasera in ordine casuale, Brunori Sas, Giorgia, Lucio Corsi, Simone Cristicchi, Achille Lauro, e noi siamo già devastati. Teniamo duro, rubiamo i 7000 Caffè ad Alex Britti e cerchiamo di farci forza per i prossimi tre giorni lavorativi. Forza e coraggio, ce la faremo!
Testo di Helda Tassi