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Colapesce e Dimartino – I mortali

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Entrambi siciliani, entrambi cantautori, due percorsi molto diversi ma che spesso si sono incrociati nelle numerose collaborazioni (ricordiamo le più recenti: “Lo stretto necessario” di Levante feat. Carmen Consoli e “Bravi a cadere”, il singolo portante di “Persona” dell’album di Marracash). Finalmente Lorenzo Urciullo (Colapesce) ed Antonio Dimartino consacrano la loro unione artistica con un disco e un tour che li vedrà attori sullo stesso palco. E non solo, i due cantautori sono stati protagonisti di un mini-film come ulteriore promo del lavoro.

<<La mortalità è la condizione delle creature terrene e dell’uomo. Credere all’immortalità dell’anima non è cosa da tutti, la mortalità invece è un concetto oggettivo. Tutti vediamo i nostri corpi sparire, disintegrarsi, diventare altro. Ci piaceva l’idea di dedicare un disco a noi mortali, alla nostra banalità ma allo stesso tempo all’infinita unicità del nostro pensiero di umani>>. Quale miglior premessa potevano regalarci i due a prepararci all’ascolto?

E’ con queste parole ci catapultiamo su tre microcosmi, totalmente diversi l’uno dall’altro. Sono tre i singoli usciti finora, “Adolescenza nera”, “L’ultimo giorno”, <<Due al posto di una, perché siamo in due e perché ci piaceva farvi sentire subito due brani molto diversi tra di loro. Due anime diverse di quello che sarà il nostro disco>>, e infine “Rosa e Olindo”.

“L’ultimo giorno” è un brano allegro ma dal testo malinconico che parla di assenza: “E se in quest’ultimo giorno/Io perdessi te/Che fine del mondo sarebbe senza di te”. “Adolescenza nera” è appunto un ritorno all’adolescenza. La bellezza del brano è data dal fluire elegante di un’anima più classica ad uno stile più moderno.

“Rosa e Olindo” è il terzo estratto da “I Mortali”. Come facilmente intuibile il titolo prende spunto dai due soggetti coinvolti e giudicati attualmente colpevoli per la strage di Erba avvenuta l’11 dicembre 2006. Rosa e Olindo diventano per i due artisti il pretesto non solo per portare alla ribalta un tema attualissimo, ovvero la rivolta delle carceri a cui abbiamo assistito tutti guardando i tg nei giorni scorsi (e purtroppo in questi giorni ci è giunta anche la notizia ufficiale del primo deceduto covid in carcere). Il brano vuole essere inoltre un modo per raccontare una storia d’amore così assoluto e al di là di ogni logica dove i protagonisti, una coppia, dopo aver vissuto una vita insieme, viene condannata, e si ritrova a pensarsi a distanza. “Come due veri indagatori dell’incubo siamo sempre più attratti dall’idea dell’amore che persiste anche alle atrocità”. Una tematica, per altri motivi, molto attuale anche in questi giorni così particolari.

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