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Way to Blue, il report del concerto di Rodrigo D’Erasmo e Roberto Angelini a Nichelino (TO) del 27 giugno 2020

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Way to Blue è il nome del magnifico progetto pensato e realizzato dall’incontro di due note e spiccate sensibilità artistiche come quella di Rodrigo d’Erasmo (Afterhours) e Roberto Angelini. Abbiamo avuto il piacere, in occasione del loro live tenutosi sabato 27 giugno 2020 all’Open Factory di Nichelino (TO), di festeggiare non solo la riapertura della splendida location che ci ha ospitati, ma di celebrare il compleanno di Nick Drake on un meritatissimo tributo alla sua produzione artistica che, per quanto breve (solo tre album), ha segnato e contribuito ad arricchire di bellezza e tecnica parte della storia della musica inglese, ripercuotendosi solo dopo diversi anni dopo anche a livello internazionale. Sì, perché la storia e la figura di Drake celano dietro di sé dei punti interrogativi a cui nessuno, ancora oggi, ha saputo dar delle risposte chiare o certe come, per esempio, sul mistero che avvolge la sua morte. L’artista morì infatti molto giovane per cause ancora ignote.
Abbiamo avuto inoltre modo di scambiare quattro chiacchiere con Roberto Angelini prima dell’esibizione per farci raccontare come nasce e si sviluppa lo spettacolo e il documentario “Songs in a Conversation” che vede Giorgio Testi alla regia, scritto da Roberto Angelini, Domenico Brandellero e Rodrigo d’Erasmo.

Ciao Roberto, è un piacere ritrovarti, come stai?
Ciao, sto bene, grazie.

Molti artisti in periodo lockdown si sono esibiti in streaming. Ti abbiamo visto partecipare all’iniziativa di Stay-on a favore degli ospedali di Cremona. Molti altri invece hanno deciso di restare in silenzio. Cosa ne pensi?
Sinceramente non mi sento di prendere posizione in merito né di giudicare i miei colleghi. All’inizio anch’io avrei preferito restare in silenzio ma Rodrigo ha insisto e così ho ceduto e ti dirò che alla fin dei conti mi è piaciuto. Sentivo di avere comunque un contatto con la gente anche se virtualmente. Ma è stato l’unico progetto a cui ho preso parte.

Finalmente si ritorna ai live, ma prima di parlare di questo vorrei fare con te un passo indietro, al periodo del lockdown. Innanzitutto a differenza dei tuoi colleghi credo che tu abbia avuto la grande fortuna di continuare a suonare con una band, ti abbiamo visto infatti anche quest’anno tra i protagonisti di Propaganda live, il programma in onda il venerdì sera su La7 diretto e prodotto da Diego Bianchi e Marco D’Ambrosio.
Sì, in effetti potrei considerare la mia una condizione di privilegio rispetto al dramma collettivo che ci ha uniti tutti non solo lavorativamente ma soprattutto umanamente. Purtroppo il settore musicale sta passando un brutto momento. Rodrigo è uno dei protagonisti del direttivo de La musica che gira il quale è riuscito ad ottenere un colloquio con gli esponenti del governo, con Franceschini, e a settembre saranno convocati gli stati generali della cultura con la speranza di poter mettere nuove basi su cui ricostruire. Molte sono le realtà che rischiano di chiudere. Troppi gli artisti che rischiamo di perdere. Per quanto riguarda il periodo di quarantena, Se proprio devo dirti la verità son stato proprio bene durante la fase 1, quasi mi manca. Ho vissuto in campagna, ho avuto tempo per me, ho preso un cucciolo, che porterò con me a Roma, ma per ora preferisco rimanere in campagna. Lì ho riscoperto il piacere di alcune cose come avere la libertà di suonare la batteria alle 10 del mattino perché ti va, perché lo senti in quel momento, magari dopo una notte insonne… gli amici sì, mi son mancati, diciamo relativamente. E’ stato un momento che ho dedicato a me stesso.

Tornando a noi, ti va di raccontarci come nasce l’idea di mettere in piedi uno spettacolo su Nick Drake?
In realtà la cosa è stata abbastanza casuale. Quando lo ascoltai per la prima volta ne rimasi talmente incantato che subito sentii d’istinto l’esigenza di intraprendere un viaggio all’interno di uno stile che non conoscevo ma che sentivo di amare già. 15 anni fa ebbi la fortuna di conoscere Rodrigo e ricordo che passammo l’intero pomeriggio a parlare della figura di questo ragazzo che con la sua musica, e il suo modo di comporre, ci aveva affascinanti, in Rodrigo, per l’utilizzo che Drake faceva dell’orchestra e per quanto mi riguarda dal suono della sua chitarra e da questa voce che sembra quasi sussurrare più che cantare. Drake non era solo un ottimo musicista ma soprattutto un potente e sopraffino poeta, nonostante la sua giovane età e la fragilità emotiva (soffriva di depressione) che lo contraddistinguevano dai suoi contemporanei, e credo che i suoi pezzi ne siano la testimonianza tangibile. Questo amore comune ci ha spinti col tempo a voler indagare meglio su questa figura ancora forse fin troppo poco conosciuta ai più e a pensare come sarebbe stato assistere ad un suo concerto. Sarà stata forse l’ambizione di due giovani o forse l’incoscienza ma abbiamo preso gli strumenti in mano e abbiamo immaginato come sarebbe stato assistere ad un suo live. Drake si esibì pochissime volte in pubblico in vita sua e di quelle esibizioni non v’è memoria. Nulla di registrato. In realtà molti dei suoi live furono aperture di concerti che lui affrontava sempre a testa bassa e coi capelli davanti a nascondere il volto. Era però soprattutto la struttura dei suoi pezzi che non permetteva agli strumentisti di esibirsi in tempi “normali” (per il tipo di accordature utilizzate) e riaccordare lo strumento nei live d’allora non era così semplice o veloce come ai giorni nostri. Nel tempo è maturato questo percorso tra narrazione e musica con l’intento di far conoscere l’artista. Da questa “missione” è nata l’idea di realizzare un documentario promosso da Sky Arte per raccontare la sua influenza sugli artisti italiani e non, con l’idea di “intervistare” chi ha avuto modo di apprezzarlo come musicista, alcuni dei quali abbiamo avuto anche come “ospiti” (Manuel Agnelli, Niccolò Fabi, Andrea Appino, Adele Nigro e John Wood, storico fonico di Drake, colui che registrò e produsse i tre album realizzati in vita.), di conoscerlo o lavorare con lui e recandoci nei suoi luoghi, per promuovere la sua arte e contemporaneamente cercare di entrare nei dettagli della sua storia d’uomo e d’artista.

Che progetti hai per questa estate e più in generale per il futuro prossimo?
Beh innanzitutto continuerò a portare, insieme a Rodrigo, questo spettacolo in giro per l’Italia. Siamo partiti da Firenze, oggi saremo a Nichelino e ci aspettano ancora delle date. In realtà il nostro tour era già concluso ma viste le disposizioni molte sono state le offerte ricevute per tornare in tour data la tipologia di spettacolo proposto. Molto probabilmente farò una decina di tappe con Niccolò Fabi, anche lui in tour in un progetto solista e acustico, e sul futuro… potrei avere delle sorprese per questo autunno (se non ci saranno ulteriori imprevisti). In realtà ci lavoro ormai da anni ma a distanza di un decennio è quasi del tutto pronto il mio nuovo album.

Stasera per me sarà il mio primo concerto dopo il lockdown. Per te com’è stato tornare a suonare nella quasi normalità?
Tornare ai live è stato bellissimo. Mi ero abituato alle sagome ma la gente è mejo!

Il concerto è un vero e proprio omaggio a questo giovane cantautore e strumentista. Dietro i protagonisti sul palco scorrono immagini che richiamano la natura dei posti dove Drake è cresciuto. Uno spettacolo intimo, delicato, in cui suoni ed immagini si fondono per creare atmosfere emozionanti. Durante il live vengono riproposti diversi pezzi tratti dai rispettivi album del cantautore di culto. Il criterio di scelta dei brani è dipeso tanto dall’amore verso gli stessi quanto dalla “fattibilità” di rendere il pezzo al meglio utilizzando solo chitarra e violino. Nel corso della serata Angelini ha ricordato il suo patrigno, l’uomo che l’ha cresciuto, Vittorio Camardese, che pur essendo un radiologo nella vita, inventò il tapping, che è una tecnica chitarristica.

Il titolo del disco nato dalla collaborazione tra i due musicisti nostrani è “PongMoon-Sognando Nick Drake”, citazione distorta ovviamente del celebre disco di Drake, “Pink Moon”. “PongMoon” ripropone anche la celebre copertina di “Pink Moon” con una variazione fatta al pongo, materiale del quale Angelini è un vero e proprio appassionato sin da piccolo (infatti tiene spesso mostre d’arte con le sue opere al pongo).

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