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Måneskin, Vent’anni è una rock ballad cruda e contemporanea in forma di lettera aperta, un’evoluzione che fa ben sperare

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Il 30 ottobre a mezzanotte i Måneskin tornano dopo due anni di silenzio con il singolo Vent’Anni. Il brano è stato pubblicizzato a partire dal suo annuncio il 21 settembre attraverso una serie di scatti che ritraggono il gruppo romano in abiti anni ’70: scelta non casuale e che anzi si riflette nello stile musicale adottato per Vent’Anni. Ma andiamo con ordine.

Nel 2018 in Italia si era atteso con trepidazione il loro disco d’esordio dopo il secondo posto (che moralmente è valso come un primo) nel talent X-Factor; Il Ballo della Vita uscì il 26 ottobre di quell’anno e francamente mi lasciò indifferente se non addirittura deluso. Al di là di alcuni brani particolarmente riusciti (Torna a Casa, successo nazionale di grande impatto mediatico) e della scelta a mio avviso molto coraggiosa di realizzare quasi metà album in lingua inglese ho trovato il loro primo lavoro quasi “sbrigativo”. Il che è comprensibile considerata il loro successo smisurato dopo la fine di X-Factor, bisognava trovare un modo per restare in vetta e per carità, ci sono riusciti e per questo li capisco.

Considerati questi presupposti prima di ascoltare Vent’Anni ho messo le mani avanti ormai disilluso per trovarmi invece travolto da un pezzo che è veramente bello. Strumentalmente si sono decisamente evoluti (come è ovvio e giusto che sia) però da un certo punto di vista “involvendo”, perché come già anticipato la canzone contiene dei rimandi nemmeno troppo nascosti ai seventies: a partire dal loro abbigliamento nelle foto promozionali per poi passare alla copertina del singolo ed infine al sound stesso pregno di arpeggi sognanti. E questo rende il brano molto particolare, perché rappresenta un “avanzamento” del gruppo che però compie un passo cronologicamente indietro rispetto al mainstream.
Il brano è stato immediatamente seguito da una promo registrata al Parco Colosseo di Roma in cui viene eseguito live in uno scenario molto suggestivo.

Vent’Anni non è rivoluzionaria, resta ancora troppo ancorata alle loro prime ballad struggenti sia a livello lirico che concettuale del pezzo, ma sicuramente è un enorme passo avanti per il gruppo che sembra virare verso un ambiente più rock rispetto al loro esordio pop/funk aggiungendo più tecnica senza togliere nessun sentimento.
E, in conclusione, si tratta di un singolo bello, godibile e di indiscussa qualità. Ascolto consigliato.

Il videoclip ideato dai Måneskin, con la regia di Giulio Rosati, mette in scena le atmosfere del singolo, trasportando lo spettatore nell’universo di Damiano, Victoria, Thomas e Ethan.

Il dualismo cromatico delle scene principali vuole – proprio come recita la canzone – “spiegare cosa è il colore a chi vede bianco e nero”, e si mescola ad un gioco di luci, ombre e specchi in un crescendo, verso un finale in uno spazio aperto, su un albero, a simboleggiare uno sguardo di speranza per il futuro.

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