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Interviste

My Girl is Retro: Tango! Atto I, primo cupo capitolo di una deviazione più impegnata dell’artista

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Dal 18 dicembre 2020 è disponibile su tutte le piattaforme il nuovo singolo di My Girl is Retro: Tango! Atto I. Il primo cupo capitolo di una deviazione più impegnata dell’artista, un brano crudo che assume il ruolo di valvola di sfogo, fonte di dibattito e ragionamento su temi attuali molto importanti: a detta del cantante stesso “è un brano che ti pone una domanda, non ti dà la risposta”.

Tango! è un brano dai toni vagamente vintage, ricorda un periodo prolifico per il grande cantautorato italiano, eppure non risulta datato. Molto d’aiuto è l’attualità, l’universalità del testo e dell’argomento trattato: un senso di inadeguatezza, la messa in discussione del sistema in cui ci si trova, la difesa delle proprie ideologie.

Nell’attesa dell’uscita dei prossimi capitoli di questa pièce My Girl is Retro risponde ad alcune domande circa il primo impattante e violento atto, dove un ragazzo un mattino si sveglia e decide di andare a scuola imbracciando un fucile e sparare.

Il 18 dicembre è uscito Tango!, Atto I, il tuo ultimo singolo. Una piega un po’ cupa rispetto allo scorso EP. Da quanto te lo stavi tenendo dentro?

Tango! è il primo brano che ho scritto dopo l’uscita dell’EP, quindi sono ormai più di due anni che lo tenevo nel cassetto. Durante il tour di Bordopiscina lo suonavo live, ma dargli una veste nuova e farlo uscire ufficialmente è stata una bella liberazione, è un brano a cui tengo molto. Sicuramente è molto diverso dai precedenti: racconta una storia, che è anche provocatoria, ma erano cose di cui sentivo l’urgenza di parlare.

Questa cruenta ballata cela qualcosa di più profondo, un senso di non appartenenza ad un insieme. O è ancora qualcos’altro?

Parla sicuramente di un senso di inadeguatezza, del non comprendere la realtà che si ha intorno, non sentirsene parte. Il protagonista non condivide scelte, ipocrisie, del sistema in cui è inserito. Fa quello che fa per un’ideale, e lo si può condividere o no: alla fine la canzone vuole stimolare una riflessione su questo. È un brano che ti pone una domanda, non ti dà la risposta.

La scrittura di Tango!, Atto I è stata in qualche modo terapeutica per te?

Sì, tutto il brano è legato a ciò che provavo quando l’ho scritto: ero infastidito dal modo di fare e parlare di politica, anche e soprattutto da quella che dovrebbe essere la parte progressista. Mi rendeva triste in particolare la narrazione per cui chi la pensava diversamente era un “ignorante”, ma non c’era lo sforzo di rendere la cultura alla portata di tutti, di andare a parlare con la gente, capire i problemi. E sfortunatamente, nonostante siano passati due anni dalla scrittura, Tango! è ancora attuale, anzi, le due fazioni si sono radicalizzate ancora di più.

Nel brano ho percepito una delusione, un disprezzo molto simili a quelli che ho vissuto ascoltando per esempio Tenco. Mi viene spontaneo chiederti quindi: ci sono state influenze per la costruzione del brano?

Sicuramente tutta la scena dei grandi cantautori italiani per me sarà sempre un punto di riferimento. In particolare, dentro Tango! effettivamente può esserci qualcosa di Tenco, soprattutto il primo Tenco: penso a brani come La ballata della moda, dove unisce critica sociale ed estrema ironia. Credo sia un modo molto efficace di comunicare e anche io nel mio piccolo ho provato ad intraprendere una strada simile. Ho voluto invece fare molta ricerca sulle sonorità del brano, cercando di guardare anche molto all’estero.

Atto I fa ovviamente presagire la presenza di un futuro Atto II. Proseguirai su questo mood? Si può sapere quanti Atti ci saranno?

Allora, non vorrei anticipare molto, ancora. Dirò solo che Atto II sarà legata in maniera forte alla storia raccontata in Atto I, ma sarà un brano molto diverso sia per mood che per tematica.

Vuoi dire qualcosa ai tuoi ascoltatori?

Beh, li ringrazio per aver accolto molto bene Tango! e per il sostegno che continuano a darmi. Spero possano apprezzare che i prossimi lavori 🙂

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