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SERENA, un viaggio notturno sotto le streetlights

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Dall’11 giugno è disponibile Streetlights, singolo deep dark indie della cantante italo-londinese Serena. Il singolo, scritto nel 2017 e finalmente realizzato nel 2020 a West London, è contenuto nell’EP di debutto Welcome to Wasteland e ne costituisce l’emozionante finale.
Welcome to Wasteland è una sequenza di tre brani (e un intermezzo) dove la realtà che circonda Serena è inevitabilmente corrotta e buia in seguito ad una terribile esperienza con un amore tossico. Il cerchio si chiude di più ad ogni brano: partendo da Wild Lavender, una critica all’inquinamento e al degrado climatico del pianeta, fino ad Ophelia, un’ipnotica ballad sulla depressione, per concludere con Streetlights, la serata dove tutto è andato storto.

Streetlights parla di un amore non corrisposto, di una relazione incerta e della paura di avere vent’anni, del coraggio che serve per mettere l’amore per se stessi davanti a quello per gli altri. Tutto ciò accompagnato da una strumentale oscura, circondante, con chitarre malinconiche e synth riecheggianti firmata dal producer Sean Frost. Un viaggio notturno, di ritorno da una serata triste, dove tutto ciò che vediamo intorno a noi sembra privo di vita. “But you will never know, how it feels to be like one of those big bright supermarket’s window at night: empty inside, but shiny out front”.
Il testo di Streetlights alterna il parlato, rappresentante in questo caso una sorta di voce interiore, ad un cantato intimista e melodico che trasporta l’ascoltatore sotto i lampioni, davanti alle insegne notturne, in un mondo reso sfocato dalle lacrime.

Di Serena, nonostante la produzione non particolarmente vasta, mi hanno istantaneamente colpito diversi fattori: vuoi la voce uscita dalle migliori playlist deep dark indie, il cantato diretto e visibilmente emotivo, le strumentali immersive: ma il particolare che mi ha sicuramente spiazzato è la semplicità con cui sono stato trascinato nel mondo di Welcome to Wasteland, un EP di tre brani e un intermezzo che riesce a reggere un concept molto più ampio; come quelle case nei film fantasy che viste da fuori risultano piccole ma una volta entrati rivelano una forma completamente diversa. 
Considerata questa abilità spero di sentire al più presto qualcosa di nuovo dalla cantante italo-britannica, magari più esteso, un album. Aspetterò, e nell’attesa continuerò ad ascoltare Welcome to Wasteland: fate lo stesso!

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