Interviste
L’Edera, delicate ramificazioni dal Salento all’Emilia
Lo scorso 14 luglio, L’Edera è tornato in scena regalando al pubblico il suo ultimo singolo Laser, rilasciato con Peer Music, prodotto e arrangiato con Simone Sproccati ed Emanuele Santona.
L’Edera, pseudonimo di Alberto Manco, classe 1995, inizia il suo percorso musicale dopo diverse esperienze in alcune band, ripartendo dalla serenità della sua cameretta nel cuore del Salento. In totale autonomia, con il supporto del fratello Giancarlo, si butta in un progetto solista, scrivendo, registrando e pubblicando i suoi brani su YouTube.
Trasferitosi a Parma, cerca di farsi conoscere pubblicando un EP in maniera indipendente, e iniziando a suonare dal vivo e in apertura a numerosi concerti di nomi abbastanza importanti della scena indie italiana. Nel 2018 con il brano Zattera, vince il premio Fondo Sociale Europeo partecipando al Rockcontest di Controradio, assicurandosi così di stringere legami artistici con produttori, studi di registrazione ed autori.
L’edera è una pianta rampicante che cresce in diverse direzioni, potremmo dire un “nomen omen” relativo al tuo dividerti tra la Puglia e l’Emilia: avevi mai pensato che la scelta del tuo nome d’arte potesse essere esaustiva della tua futura condizione di pendolare/fuori sede?
E qual è stata la motivazione relativa alla scelta del tuo nome d’arte?
La condizione di fuori sede nello specifico no, anche perché quando ho scelto questo nome ero appena maggiorenne ed ero troppo distratto dalla musica per pensare all’università. Sicuramente però, l’intenzione di spostarmi e “diramarmi”, c’era. Più che una previsione, il nome l’ho scelto come buon auspicio, legato appunto alla diffusione della mia musica, attraverso le persone che ci sarebbero venute a contatto.
Questo tuo vivere in due posti, tra l’altro molto differenti tra loro, quanto influenza la tua musica? Ci sono dei luoghi da cui trai più facilmente ispirazione?
La influenzano tanto, in momenti differenti. Quando sono in Puglia vivo il mio periodo di otium, faccio un lavoro più spirituale diciamo, che mi spinge a comporre. Quando riparto da qui (Parma), lo faccio per ricongiungermi con la mia base operativa, con cui finalizzo e concretizzo le idee che ho tirato fuori. Ho sempre vissuto e apprezzato la provincia e la campagna, sia che fossi nel pieno della macchia mediterranea o circondato dalla bassa padana. Sono posti pieni di suggestioni, in cui la vita scorre più lenta e forse hai più tempo e silenzio per assorbirla e rielaborarla in canzoni.
Hai iniziato un piccolo tour in cui suoni in acustico. Com’è stato l’approccio del tuo pubblico dopo la pandemia?
È stata una bella conquista riuscire ad avere delle occasioni di incontro musicale dopo un periodo del genere, quando sembrava non si potesse far nulla per gli spettacoli dal vivo. Devo dire che non è stato facile però approcciarmi di nuovo al palco e al pubblico, avendo perso l’abitudine a rapportarmi con più persone fuori da uno schermo. Fortunatamente però, suono proprio per oltrepassare questo tipo di barriere e, anche grazie alla curiosità e complicità della gente ai live, la voglia di far sentire i nuovi brani ha vinto su imbarazzi e ansie del momento.
Dai video di Asfalto e Zattera, si percepisce ancora di più il tuo senso estetico, un po’ vintage e che si sposa bene con lo stile della tua musica: quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione?
Ci tengo molto a curare l’estetica di ogni brano, seguendo personalmente ogni fase insieme ai grafici, ai fotografi e ai videomaker con cui collaboro, creando per ognuno un mondo all’interno dell’immaginario del progetto. Spesso parto dall’ambientazione in cui questo brano è stato concepito o in cui lo visualizzo idealmente, e, come dicevo prima, i luoghi in cui vivo sono grande fonte di ispirazione. Per esempio, Zattera è stato girato a Boretto (RE) sulle rive del Po, Asfalto, invece, sulle spiagge di Pescoluse in Salento. Messa giù così, penso c’entrino qualcosa le fonti d’acqua e Luigi Ghirri.
Nel comunicato stampa leggiamo che Laser è arrivata all’improvviso: c’è qualcosa da cui hai tratto ispirazione in particolare?
Laser è nata durante le registrazioni in studio a Milano. Stavo vivendo un periodo di passaggio nella mia vita e “Laser” si è fatta spazio tra i brani già scritti come la manifestazione di un cambiamento in corso dentro di me. Un cambiamento che ha poi portato anche un nuovo approccio nella produzione musicale. Inconsciamente, è come se mi preparassi a veder andare via qualcuno o a lasciare andare qualcosa di me.
Anche Laser è stata scritta con tuo fratello Giancarlo: come impostate il rapporto di scrittura/stesura?
Essendo fratelli viene tutto in maniera molto naturale, specialmente dal momento che ci siamo sempre consigliati musica, libri e film a vicenda, rendendoci conto di avere gusti simili. Quindi quando ci approcciamo a un brano, basta una parola per capirsi e per cogliere i riferimenti al mondo da cui stiamo attingendo, posse essere questo parte del nostro bagaglio culturale o di vita, avendone condivisa buona parte e conoscendoci come le nostre tasche. Può succedere addirittura che si scriva delle cose immedesimandosi nell’altro.
Laser sembra quasi una parola fuori contesto nella melodia del singolo, eppure riesce a starci dentro alla grande: hai una grande delicatezza nel gestire le parole e la melodia, trovi che questo possa essere uno dei tuoi tratti distintivi?
Ti ringrazio. Penso possa esserlo dal momento che, nonostante sia un grande amante della parola, sono anche fortemente convinto che sia il tono con cui si dice qualcosa a fare la differenza, altrimenti è facile che si creino incomprensioni o si venga fraintesi. Io nella musica voglio essere sincero e soprattutto comprensibile, per cui anche in un testo a tratti criptico come Laser, so che puoi capire cosa ti sto dicendo, perché te lo sto dicendo in “quella maniera lì”, potremmo dire delicata, se vogliamo.
Cosa dobbiamo aspettarci da L’Edera dopo Laser?
Un quadro più chiaro, o forse solo più ampio, di quello che è L’Edera. Laser è un altro tassello.
Di certo ora come ora i tasselli che L’Edera ci sta generosamente donando, o se vogliamo, le sue ramificazioni delicate e modernamente cantautorali seppure pop, ci stanno regalando un mosaico difficile da dimenticare per i prossimi ascolti.
Grazie ragazzi, a presto!
Francesca Massaro
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