Interviste
I HATE MY VILLAGE, la band RACCONTA CHE SIGNIFICA AVERE LA SCIMMIA, LETTERALMENTE.
Grazie agli I hate my village da questo momento avrete una colonna sonora apposita per quando il vostro hard disk esterno decide che è l’ora di morire: si chiama Hard Disk Surprize, e la trovate dentro Gibbone, il loro nuovo EP. Gibbone è uscito il 6 agosto, preceduto dal singolo (munito di video) Yellowblack, e sarà seguito da un tour in partenza a fine agosto. Ne abbiamo parlato con Adriano Viterbini, cofondatore della band e parte dei Bud spencer blues explosion; gli I hate my village sono Adriano Viterbini, Alberto Ferrari, Marco Fasolo e Fabio Rondanini.
Prima domanda che mi è venuta in mente: ma perché il Gibbone?
Allora, guarda: nasce un po’ per un gioco che facciamo in furgone. Il gibbone è quella sensazione che scaturisce in noi quando non ne possiamo più di stare nel furgone e diventiamo insofferenti, vogliamo uscire, vogliamo arrivare sul posto dove si suona. E’ un po’ una maniera simpatica di esprimere quell’insofferenza di stare chiusi, essere costretti in gabbia, che poi, fatalità, è un po’ quello con cui tutti noi abbiamo convissuto in questo ultimo anno. Ci sembrava uno spunto per poter dare il nome a questo EP.
Ah, ecco. Perchè ascoltando l’EP io mi ero proprio fatta il film della scimmia che vaga gioiosa nella foresta.
Bello, immaginare un video documentario sulla scimmia non sarebbe male, mi piacerebbe avere i mezzi per fare un film del genere. Sicuramente il pezzo, come dici tu che ti sei immaginata un film, un pochettino ce l’ha quella cosa di essere un po’ visionario. C’è questa ritmica sotto registrata su un nastro a cassetta, la prima parte ha un dialetto un po’ più afro che poi si trasforma. Magari si presta anche per una scenda di un film.
A proposito di film: Hard disk surprize mi ha fatto venire un’angoscia allucinante perché è esattamente lo stesso rumore che fanno gli hard disk esterni quando si fiammano.
Esatto.
Mi è presa un’ansia tremenda.
Eh, pensa come stavo io quando si è rotto l’hard disk dove avevamo tutto il materiale dell’EP e del disco nuovo. Poi per fortuna siamo riusciti a salvare tutto, ma è stata una bella sorpresa.
Quindi è quella la sorpresa dell’hard disk.
Esatto. La sorpresa è stata che dopo un concerto sono tornato a casa e volevo mettermi a lavorare su uno dei pezzi dell’EP, e mi sono accorto che l’hard disk era bruciato.
Penso sia una delle cose peggiori in assoluto.
Per noi musicisti si! Se poi avessimo fatto un backup…invece niente.
Io faccio la fotografa e ho tipo il backup del backup del backup del backup. Perchè sono paranoica dentro.
No, non sei paranoica, va benissimo!
Senti, ho visto, e me l’hai detto anche tu prima, che avete registrato su un registratore a cassette.
Si.
Ma è stata una decisione presa, della serie voglio registrare su un registratore a cassette, oppure eravate li ed è apparso questo registratore e avete deciso di usarlo?
No, abbiamo deciso proprio di usare quel registratore in particolare, un mio registratore della Korg di fine anno ‘90, che ha anche degli effetti: distorsione, modulazione e cose così. Ci siamo messi intorno a questa macchina e abbiamo iniziato a dialogare anche coi suoi limiti, che per noi sono dei vantaggi: le compressioni, lavorare senza aggiungere parti digitali…cose che ci piacciono, a noi musicisti, ma danno anche possibilità di piacere nell’ascolto diverse, singolari.
Ma quindi avete registrato tutto l’EP in presa diretta?
Si, completamente in presa diretta. Yellowblack l’abbiamo registrato a Brescia, il resto tutto in un pomeriggio.
Yellowblack se non mi sbaglio è l‘unico pezzo cantato.
Cantato da me, fra l’altro, non da Alberto.
E ha anche un video.
Si, l’ha fatto Cosbru, Cosimo Brunetti, che ha usato una tecnica speciale che ricorda un po’ Blu. Disegna una cosa, la fotografa, la cancella, disegna su quello che ha cancellato, fotografa e cancella e la successione di queste immagini crea un movimento. Tutto il video è così e crea una vertigine particolare.
Avete l’EP che esce venerdì 6 agosto, e poi c’è il tour già fissato.
Cominceremo ad andar in tour il 26 agosto fino alla fine dei settembre e porteremo sia l’EP che il repertorio del quartetto.
Avete già fatto altri concerti in epoca pandemica dove tutti devono stare a sedere o questi sono i primi?
Abbiamo fatto un concerto quest’inverno, in streaming. Una stranissima sensazione ma un’ottima performance, abbiamo suonato benissimo secondo me, nonostante la pressione e la mancanza del pubblico, e l’idea strana delle persone che ti vedono da casa. Però la cosa bella del nostro gruppo è proprio che quando stiamo insieme stiamo bene: c’è un’armonia, una sintonia veramente rara, ed è un po’ come fosse una pietra preziosa da preservare.
Mi sono sempre fatta una domanda, perché a volte vedo che i tour passano da città mai viste né sentite nella vita: andando in tour fai anche lezione di geografia? Magari scopri posti che fino a due giorni prima chissà che erano.
Non solo, scopri che l’Italia è un posto meraviglioso perché oltre alle città più grandi trovi questi posti piccoli, borghi e paesi che magari sottovaluti, o magari hanno un nome buffo. Poi vai nella chiesa e trovi un’opera d’arte importante. E’ questo il ballo dell’Italia. Onestamente a fare questo lavoro qua non hai proprio il tempo di visitare i posti dove vai, ma se ti fai un giro su Wikipedia e sei curioso, e io sono curioso, scopri che nel paese dove stai suonando ci sono cose belle.
Immagino non abbiate il tempo di fare i turisti più di tanto.
Purtroppo no, e dispiace perché siamo sempre di fretta e sempre così concentrati sul concerto che tutto quanto si esaurisce in quell’ora e mezzo in cui siamo sul palco, e vuoi che tutto funzioni per il meglio. Tutta la tua vita sta dentro quell’ora la.
E’ come alle Olimpiadi: uno si allena tutta la vita a fare i 100 metri e poi la gara finisce subito.
Eh, quella roba la, solo ripetuta per N volte in tour.
Oddio che ansia.
Un po’ si, però è anche nostra responsabilità. Alla fine noi suoniamo cercando di mantenere uno spirito d’improvvisazione, ma la nostra responsabilità verso il pubblico per cui suoniamo è altissima. Devo dire però che ci viene naturale, lo viviamo non con ansia ma con responsabilità.
Ti chiedo l’ultima cosa: le date del tour che ci sono per ora finiscono a settembre, ma sapete già se ci saranno altre date o per ora siamo qui?
Per ora siamo qui: useremo queste date per rilanciare l’entusiasmo verso il prossimo lavoro. Siamo più proiettati verso il chiuderci in studio quanto prima. Però certo, se c’è la possibilità di fare un concerto e ci solletica quest’ipotesi lo faremo.
Non soffriamo le pressioni di una casa discografica o del pubblico che si aspetta un successo: abbiamo la fortuna di aver trovato un’isola felice dove il rapporto col pubblico è paritario. Anche noi ci aspettiamo qualcosa quando suoniamo: attenzione, lo scambio di energia. Possiamo suonare per 10 persone, 100 o 1000 ma sempre con lo stesso mood.
Anche poter lavorare coi nostri tempi non ci mette paura, anzi, e sempre celebrando quello che è il nostro amore per la musica. La musica la devi vivere con persone che la amano come te, ed è difficile trovarle, quindi quando le trovi è difficile lasciarle andare.
Ecco le date del tour:
26/8/2021 San Mauro Pascoli (FC), Acieloaperto
27/8/2021 Torino, Todays Festival
28/8/2021 Milano, Circolo Magnolia
29/8/2021 Galzignano Terme (PD), Anfiteatro del Venda
03/9/2021 Roma, Spring Attitude
04/9/2021 Marina di Eboli (SA) Barezzi Summer
06/9/2021 Bologna, Summer Superheroes
Info e prevendite: www.dnaconcerti.com
LA TEMPESTA INTERNATIONAL
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DNA CONCERTI
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