Interviste
Psychedelic Porn Crumpets, la band psych-rock australiana ritorna in Italia
Psychedelic Porn Crumpets, la band psych-rock australiana, arriva in Italia per un imperdibile appuntamento il 5 aprile 2022 in Santeria Toscana 31 a Milano.
La band di Perth, che si ispira a gruppi oramai consolidati come Tame Impala e King Gizzard & the Lizard Wizard, ha pubblicato il quarto album in studio Shyga! The Sunlight Mound a febbraio, dopo fasi di registrazioni casalinghe a causa della pandemia. Il disco, anticipato dal singolo Mr. Prism, ha subito raggiunto la vetta della classifica australiana ARIA confermandosi uno dei lavori più interessanti di questo anno.
Nel giro di pochi anni, i Psychedelic Porn Crumpets hanno già raccontato perfettamente la loro storia. Nel 2015 avevano già smosso le acque nella loro città natale, Perth, con l’uscita del loro album di debutto High Visceral {Part 1}. Con quel lavoro alle spalle e supportando gruppi come Dune Rats, King Gizzard & the Lizard Wizard, Black Mountain e Skeggs, i Psychedelic Porn Crumpets sono riusciti a realizzare il loro primo tour nazionale.
Adesso la band australiana compie tour sold-out in giro per il mondo, attraendo gente da ogni dove. Dopo aver pubblicato il loro ultimo album, considerato il migliore della loro carriera, sono pronti a far vedere e sentire qualcosa di ancora più incredibile.
“SHYGA! The Sunlight Mound”, questo nuovo album ha fatto impazzire tutti quanti, moltissima stampa lo definisce il vostro miglior disco. E’ un figlio del periodo di lockdown o ci stavate già lavorando?
Si, parecchie sono state create durante il lockdown, alcune mentre eravamo in tour…c’era una specie di follia in quel tour: suonavi, poi uscivi, stavi fuori fino alle 4 del mattino e due ore dopo eri di nuovo in autobus. Poi il lockdown è arrivato e il tour è stato rimandato. Credo che l’idea del disco sia iniziata a girare insieme alla sensazione del “che cazzo sta succedendo”? (ride) Cosa stava succedendo? Era una possibilità di scrivere a proposito di queste cose, mettere tutto insieme e creare una specie di antologia che parlasse del tour.
Dicevo, molta stampa, sia li da voi in Australia che qui in Europa ha definito questo il vostro miglior album. Mi sono sempre chiesto come ci si sente quando finalmente si fa “quell’album” che mette d’accordo tutti. Può essere uno stimolo ma anche un blocco, perché poi ci si chiede “e ora?”
E ora abbiamo finito il nuovo album, ci sono arrivati da poco i master e uscirà presto. Ma sarà qualcosa di totalmente diverso! Le canzoni di solito sono low-fi, con un sound alla Beach Boys, stile 1969. Ho cercato di fare qualcosa di diverso e più hi-fi, c’è materiale più oscuro in questo album, e tutto si è mischiato. Non me ne ero reso conto!
Voi unite molti generi, avete un fil rouge che unisce tutto ma ci sono diverse visioni della musica psichedelica: rock, metal, low-fi, garage. E’ molto sperimentale.
Dev’essere perché ci piace molta musica, tutta diversa. Siamo grandi fan dei Nirvana, Soundgarden, Rage Against The Machine. Non c’è una band che davvero non ci piace, ma quando hai decenni di musica fra cui scegliere tutto si mischia e credo che sia questa la parte più difficile: avere un genere fisso. Quindi alla fine abbiamo creato un sound diverso, o almeno spero che lo sia e che faccia divertire la gente. Noi ci divertiamo, e so che quando ai concerti la gente salta in su e in giù vuol dire che funziona, quindi è bello così.
Negli ultimi anni e in coincidenza proprio del periodo che stiamo vivendo, c’è stata una resurrezione del rock, anche nelle sue forme più estreme e antipop come il punk. Sicuramente una scena musicale molto diversa da quella che avete trovato quando avete iniziato. Con un po’ di ritardo, ma sta succedendo lo stesso anche qui da noi.
Oh, è magnifico! Devo dire che siamo stati davvero fortunati. Agli inizi degli anni 2000, quando eravamo dei ragazzini poco più che adolescenti, volevamo vedere concerti che ci piacessero ma c’era ben poca cosa dalle nostre parti. Forse c’erano solo gli AC/DC. Ora ci sono un sacco di band che stanno facendo la loro strada, anche se nessuna è ancora diventata davvero super famosa. Noi abbiamo iniziato tra il 2014 e il 2015 ed è stato bello essere parte di quella scena. Per lo meno ci consideriamo parte della festa.
Sicuramente fate parte di coloro che hanno dato inizio alla festa!
Oh, bello! (ride) Quando siamo stati un Europa abbiamo trovato delle band incredibili, c’è stata una band greca con cui abbiamo suonato, Acid baby Jesus, che sono un po’ dal lato più heavy della situazione. Credo che sicuramente a Los Angeles ci siano grandi band, e quando ci siamo stati è stato un po’ come rivedere quello che sta succedendo qui in Australia, ma immagino sia una cosa culturale, che si unisce e crea questa scena così genuina.
Avete già cominciato a suonare dal vivo in Australia o siete ancora in stand by?
Si! A Perth siamo fortunati abbastanza da aver suonato praticamente per tutto l’anno, al 100% delle presenze. Siamo stati in lockdown per 300 giorni, o qualcosa del genere, una cosa enorme. Ma ora siamo tornati alla normalità.
Quindi sei pronto a tornare a quella che definite “port tourmatic stress disorder”
Si, esatto (ride).
Adoro questa definizione che avete dato in un’intervista; posso immaginare cosa sia essere in tour per un anno.
Si, a un certo punto non sai più dove sei, o che sta succedendo.
Si, magari vai a casa di tua mamma convinto che sia il camerino e cerchi la vodka o il gin tonic, e fai “Mamma, dove sta il gin tonic?”
(ride) Si esatto.
Ho letto una cosa che probabilmente hai detto tu in un’altra intervista, che agli inizi vi divertivate a sperimentare un nuovo strumento o qualcosa in genere basandovi solo sulla curiosità o delle sensazioni a pelle, mentre con il tempo e le aspettative siete dovuti diventare più professionali. C’è il pericolo di perdere quella semplicità iniziale che magari vi ha reso attraenti per i primissimi fan, per acchiappare un pubblico più vasto?
No, credo che il lockdown in realtà abbia aiutato. C’è il momento in cui tutto parte per la tangente e finisci sempre più in alto, col rischio di perdere te stesso, ma credo che il lockdown ci abbia riportato a terra. Siamo sempre gli stessi di quando andavamo a scuola, di quando uscivamo con gli amici…e credo che tutti si siano resi conto di questo, di quanto ora siamo più connessi agli altri. Non importa quale sia il tuo lavoro, è sempre bello vedersi, anche incontrarsi per caso e magari scambiare due parole. Credo che siamo rimaste persone normali con cui fare quattro chiacchiere. Non do mai niente per scontato, ho ancora paura che tutto finisca domani. Continuiamo ancora a fare la musica che ci rende felici, che ci ritrae, non siamo alla ricerca di passaggi radio o cose del genere. Credo ci sia un elemento pop, nella struttura, che fa si che la gente ci segua, ma l’idea è sempre la stessa di sempre, suonare quello che vogliamo, la musica che ci interessa.
Una curiosità inerente ai vostri videoclip. Perchè odi così tanto Alice nel paese delle meraviglie?
Perchè la odio? (ride) Non la odio, la amo!
L’avete trasformata in uno zombie!
Ah, si. E’ vero. È una sorta di storia che si spiega in alcuni video consecutivi. Abbiamo voluto prendere qualcosa che fosse familiare a tutti per renderla un antagonista. La bambina vulnerabile che diventa il cattivo della storia e si mangia il mondo.
In Australia siete rimasti troppo attaccati a Mad Max.
Si, Mad Max (ride).
Il nostro magazine si chiama Music Attitude, quindi vorrei chiederti quale sia la tua attitudine nella musica come nella vita.
Mi piace stare coi piedi per terra, e restare fedele a ciò che avevo deciso di fare fin dall’inizio. Credo sia la cosa migliore. Puoi evolvere, ma se hai iniziato a fare musica, se è quello il tuo modo di esprimerti, cercare di farlo per soldi è la cosa sbagliata. Non vuol dire che non sia un lavoro, ma che non è quello il modo giusto di farlo. I Radiohead sono un esempio di tutto questo: sono felici di ciò che suonano, e hanno un sacco di fan perché sono bravi a farlo. Credo sia quello il modo giusto, non solo se sei famosissimo, ma anche se suoni solo davanti a 300 persone è sempre bellissimo.
Tornerete presto in Italia per una data a Milano, e credo sia la seconda volta.
Si, a Marzo! Non vediamo l’ora!
L’ultima cosa: cosa vuoi dire agli italiani che si sono persi l’altro live. Cosa devono aspettarsi dal concerto di Milano?
Di bere il più possibile, bere più birre possibile insieme e divertirsi insieme. L’ultima volta avevo così tanto limoncello in pancia che non capivo più niente.
Si, di solito in Italia lo usiamo come digestivo.
Ah, io ho iniziato con quello.
Il limoncello non è fatto per le sbronze.
E’ un liquore complicato! Ma io lo amo, non vedo l’ora di tornare a Milano, è bellissimo. Tu dove stai?
Sto a Bologna, non è lontano. Cercherò di venire così possiamo sbronzarci insieme.
Fantastico!
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