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Interviste

Mattia Vlad Morleo, un talentuoso compositore tra ombre del passato e ammonimenti per il futuro

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Mattia Vlad Morleo arriva il 28 gennaio su tutte le piattaforme con la colonna sonora Drawing The Holocaust – Original Motion Picture Soundtrack, composta dal giovanissimo artista per l’omonimo documentario Drawing the HolocaustDisegni dall’Olocausto in occasione della Giornata della Memoria. Un lavoro che vede insieme il regista Massimo Vincenzi e Mattia Vlad Morleo (compositore tra le altre della colonna sonora di Santa Subito di Alessandro Piva, vincitore del Festival del Cinema di Roma) che, a soli 21 anni, dà una forma musicale al racconto della Shoah per immagini di Drawing The Holocaust e lo fa attraverso la particolare sensibilità di chi, per ovvi passaggi generazionali, non ha potuto avere un dialogo diretto con i superstiti. L’opera del regista Massimo Vincenzi – in onda proprio nella Giornata della Memoria su Rai Storia – racconta la tragica quotidianità dei campi di concentramento attraverso i disegni dei prigionieri: una rappresentazione drammatica in cui emerge tuttavia anche la forza della speranza. Il pianoforte sottolinea le fragilità umane mentre i brani a cui si aggiungono anche gli archi sono lo specchio della tragicità della realtà vissuta nei campi di Theresienstadt, Mauthausen, Dachau, Bergen-Belsen, Buchenwald ed Auschwitz. Gli strumenti musicali – al servizio di Mattia – si alternano quindi creando una soundtrack capace di andare oltre il semplice ascolto passivo, collaborando alla creazione della narrazione in un flusso profondamente empatico. Mattia Vlad Morleo è un musicista e compositore di musica classica moderna ed elettronica. Con oltre 5 milioni di ascolti su Spotify e più di 10 milioni di ascolti su tutte le piattaforme musicali, il compositore ha esordito in Rai ad appena 17 anni scrivendo la colonna sonora del docufilm Fossoli – Anticamera per l’Inferno, che ha dato il via anche al sodalizio con il regista Massimo Vincenzi.
Ascoltando la sua musica sembra di vivere dentro dei racconti, la sua sensibilità e la sua capacità di comporre brani così profondi sono un dono naturale che lo rende davvero un’artista speciale.

Ciao Mattia, 21 anni e quasi una star, i tuoi numeri sulle piattaforme on line parlano chiaro. La passione per la musica ti sta donando delle bellissime soddisfazioni, senti di aver donato molto alla musica?
Sono abbastanza sicuro che la musica abbia donato tantissimo alla mia personalità emotiva e umana, quando invece parliamo di aver donato io in prima persona alla musica non riesco a dare una risposta certa perché vedo la musica come una meraviglia sempre presente che non aspetta altro che trovare qualcuno che sia pronto ad accoglierla. Penso che non siamo noi a generarla bensì siamo il mezzo con il quale concretizziamo la sua essenza, quindi penso e spero di averle dato una voce riconoscibile attraverso la mia sensibilità.

Esce domani Drawing The Holocaust colonna sonora dell’omonimo documentario del regista Massimo Vincenzi, la tua sensibilità deve essere davvero speciale per mettere in musica la voce di un evento così crudele come la Shoah, fin dove hai scavato dentro di te per la composizione di questi brani?
Il mio registro emotivo si è lasciato molto influenzare dai quadri drammatici che raccontavano e raccontano tutti coloro che l’hanno vissuto in prima persona. Con Massimo c’è stata un’analisi dettagliata e fedele del materiale pervenuto fino ad oggi in maniera tale da immergermi e lasciarmi avvolgere da tutto questo. Melodie ed armonie sono nate da ciò.

Cosa vuol dire comporre musica che andrà a vestirsi di immagini che intrecciandosi daranno vita ad emozioni importanti?
Molto spesso la musica viene utilizzata come mezzo principale di espressione di emozioni e sensazioni, nel caso della musica applicata alle immagini la magia è ancor più evidente in quanto la partitura sonora funge da approfondimento di quello che già viene ben mostrato in video. Si possono inoltre ottenere sfumature emotive che riescono a stravolgere completamente la resa visiva iniziale quindi il compositore si veste quasi da attore, interprete delle vicende, e in stretto rapporto con il regista racconta la sua arte.

Il documentario racconta la drammatica vita nei campi di concentramento attraverso i disegni dei prigionieri che lasciano intravedere, nonostante tutto, una speranza. Può l’arte, e nello specifico la musica, essere un modo per andare lontani dalla propria quotidianità, per evadere e sognare di avere una vita diversa?
Assolutamente si!  Cito J. L. Godard quando diceva che compito della sua arte era quello di “catturare lo splendore del vero” – così racconta come con l’arte veniamo catapultati in un mondo verosimile al nostro se non per la piccola grande eccezione che è un mondo idealizzato, che ci fa sognare nel modo più veritiero, quindi con una potenza illimitata.

Quando si ascoltano i tuoi brani si viene davvero immersi in un mondo pieno di emozioni, più che composizioni musicali sembrano racconti fatti di note, credo sia una dote innata. Sei conscio di questa tuo incredibile talento?
Non sono ancora pronto ancora a raccontarmi così ma posso dire di essere enormemente grato all’ esistenza per le belle cose che continua a donarmi.

La Shoah sembra un momento appartenuto ad un’epoca lontanissima, ma non è davvero così lontana e l’umanità, soprattutto in questo periodo, appare incapace di apprendere dagli sbagli fatti, hai paura che si possano vivere, nuovamente, delle situazioni così drammatiche e tragiche?
Quello che mi spaventa maggiormente è che possa risultare veritiera l’espressione “ottimismo passivo”, perchè si rischia di far passare qualsiasi evento come buono o come necessario per un successivo riaffioramento positivo – immaginiamoci nel 1939, un atteggiamento del genere avrebbe permesso che la guerra accadesse (come infatti è stato) – l’obiettivo è quello di un ottimismo attivo, volto alla presa di coscienza e alla consapevolezza partecipata intellettualmente e conoscitivamente.

Non è la prima volta che affronti la composizione di una colonna sonora, come sei approdato in questo mondo, Nel 2019 hai scritto le musiche per il film Santa Subito di Alessandro Piva, vincitore del Festival del Cinema di Roma. Come sei approdato in questo mondo?
Ho iniziato a pubblicare i miei primi lavori nel 2015 sul web, iniziando a creare il mio primo piccolo pubblico; a distanza di 2 anni la mia musica è cresciuta di notorietà fino a quando nel 2017 ho avuto la prima collaborazione con Massimo Vincenzi al documentario “Fossoli” (anche questo trasmesso su RAI Storia) e da lì la mia visibilità è aumentata fino ad oggi.

Drawing The Holocaust è in uscita, c’è già in cantiere un nuovo progetto?
Con Massimo non ci si ferma! C’è qualcosa in cantiere ma non posso dire di più. Riguardo la mia discografia personale, uscirà il mio nuovo album a settembre.

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