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Interviste

Emanuele Colandrea, Belli diritti sulla schiena per un album dalle numerose influenze

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Emanuele Colandrea ha pubblicato “Belli diritti sulla schiena” a marzo: polistrumentista e cantautore, Emanuele Colandrea è arrivato al terzo disco di inediti. “Belli dritti sulla schiena” esce con la produzione artistica e le incursioni elettroniche di Pier Cortese e ospiti come Roberto Angelini e la sua chitarra e contiene dieci brani che vantano numerose influenze, dal songwriting statunitense alla tradizione autoriale italiana. Il disco è stato preceduto dai singoli “Ok Emanuele” e “Credo”.

Domanda sulle canzoni: ma quindi il destino esiste? E se esiste, è un po’ tipo un Deus ex machina o è più una cosa stile Il Nulla della Storia Infinita, secondo te?

Due versioni abbastanza estreme che in realtà renderebbero tutto molto più noioso. Credo solo che sforzarsi di essere migliori generi destini migliori.

Il tuo disco è prodotto da Pier Cortese, dentro ci suona anche Roberto Angelini: come è successo, com’è andata e come è stato?

Con Pier ci conosciamo da molti anni, c’è una stima e un’amicizia che viene da lontano.

Avevo ascoltato le sue ultime produzioni e mi piaceva l’idea di esplorare nuovi mondi sonori fatti di tastiere analogiche e di tante atmosfere diverse e a proposito di atmosfere le chitarre di Bob (anche con lui ci conosciamo e stimiamo da moltissimo) ci sembravano perfette per chiudere il cerchio. Per il “come è stato” non posso che dire naturale, lavorare con musicisti e persone con certe sensibilità artistiche è sempre un piacere.

Sai che sei uno dei rari artisti che arriva con un disco e non con l’ennesimo singolo? La produzione musicale è cambiata, immagino perché tutti sono obbligati ad andare più veloci, a dare in pasto al pubblico più bocconi e più alla svelta possibile. Come vedi questo cambiamento, e come ti trovi in questo mondo?

Male! (ride)

Come tanti sono cresciuto nel mito degli LP, dei dischi, delle copertine che nascondono messaggi segreti, degli artisti che compiono un percorso andando anche contro il loro pubblico. Questo è quello che mi piace e il motivo per cui ho iniziato. Detto questo, penso sia giusto che ognuno faccia il suo percorso come lo ritiene opportuno.

Ho ascoltato i tuoi pezzi, e mi ricordano sia il Bruce Springsteen di Nebraska che il Tom Morello di The Nightwatchman: siete tutti e tre cantastorie, in un certo senso. Come decidi di cosa scrivere?

Se devo essere sincero non ho mai cominciato una canzone sapendo di cosa avrei scritto. Diciamo che comincio, parto più dal suono delle parole e poi comincio a rotolare, piano piano vengono fuori gli argomenti e comincio a corrergli dietro.

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