Se il prossimo album “A World Lit Only By Fire“, atteso per ottobre, avrà la stessa qualità di questo EP, allora si potrà considerare la reunion dei Godflesh fra le poche veramente significative dell’ultimo lustro. “Decline & Fall” è un tuffo nel passato, quando con “Streetcleaner” (1989) il duo Broadrick/Green metteva a ferro e fuoco le periferie dell’Inghilterra e, da lì, dell’occidente intero. Certo, ad alcuni estimatori degli Jesu potrà apparire paradossale questa fuga retrospettiva, dal momento che il sound pare fermarsi ai primissimi anni Novanta, senza nessun accenno alle ultime esperienze musicali di Justin. Eppure nelle quattro tracce del cd non c’è nulla che non vada, anzi la chitarra a otto corde riesce a rendere l’industrial metal dell’act ancora più temibile. E il ritorno della drum machine rappresenta la ciliegina sulla torta.
Per la verità l’iniziale “Ringer” contiene qualche elemento melodico in più, soprattutto a causa della voce pulita (ma in compenso synth e batteria spingono verso il baratro dell’alienazione). I restanti tre brani, però, sfoderano tutto l’armamentario dei Godflesh più incattiviti: basso bulldozer (spaventoso il groove su “Playing With Fire“), chitarra acidissima in odore di post punk e percussioni ottundenti. “Dogbite” sbuca da qualche vicolo della Birmingham di 25 anni fa, mentre la title – track è un perfetto meccanismo di presse e magli in grado di triturare qualsiasi cosa.
Fra noise e doom, la ripresa del vecchio trademark sonico è completa. E di pari passo tornano alla mente le grigie zone industriali dismesse, popolate da larve umane, che la band aveva illustrato con qualità quasi pittoriche nei vecchi capolavori. Un immaginario che oggi, nell’era degli smartphone, dei tablet e dei colorati social network potrebbe apparire fuori tempo massimo, ma che in realtà si rivela attualissimo. Al di fuori di internet il declino e la caduta di milioni di persone non sembrano arrestarsi.
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