I Rumatera sono riusciti a portare al New Age di Roncade un fracasso di gente. Sarà stato il sabato sera e il prezzo popolare, ma un’affluenza così enorme, a memoria mia, l’ho vista solo con i Kasabian. Band di tutt’altro calibro.Sia chiaro, per chi non li conoscesse (strano, su Radio Deejay li sta pompando da tempo il Trio Medusa), la musica non è niente di innovativo: un punk hardcore melodico di stampo californiano che ricorda molto, nelle parti più “pop”, i Blink 182 e nelle parti più heavy i Sum 41 e i New Found Glory. E, a dirla tutta, i Rumatera vivono un po’ sotto l’ingombrante ombra dei Catarrhal Noise, cult band nella quale Bullo, cantante e chitarrista, ha militato per anni. Ma la grande capacità del combo veneto è quella di cantare in maniera scherzosa e “verace” spaccati di vita quotidiana, creando nei loro spettacoli un clima di festa grazie agli affiatati fan e ad alcune trovate geniali (come Lady Poison, una ragazza in maglietta e shorts che innaffia di rum e pera band e pubblico per le due ore di show).
Vista la location, sono stati proposti praticamente solo brani in dialetto. Grosso spazio alle tracce di “73 gradi”, ultima release dei Rumatera, dal quale vengono pescati canzoni come Tagada, Vojo Fare Festa (cantata da quasi tutti i presenti), Sculacia, Semo I Rumatera e Assa Perdare i Pin Floi, piazzata in apertura. Nel corso della serata è anche stato suonato un nuovo brano, in italiano, che farà parte del nuovo disco (attualmente in fase di registrazione), che vede la band collaborare con un altro nome storico della scena punk rock veneta, le Cattive Abitudini.
Una band che, pur non creando niente di nuovo, è capace di catalizzare con relativa facilità l’attenzione di molte persone, senza ricorrere a passaggi radiofonici (di fatto, i network, anche locali, li boicottano). I brani in dialetto veneziano, motivo del successo clamoroso che i Rumatera hanno in Veneto, sono contemporaneamente anche il loro limite: difficile farsi “capire” al di fuori della loro Regione di nascita. E siamo sicuri che se dovessero decidere di “vendersi” definitivamente, cantando in italiano o in inglese, i Rumatera perderebbero molto del loro fascino.
Nicola Lucchetta