Metti una sera a teatro i Blonde Redhead.
Metti una sera di settembre, che sembra estate. Che ti sembra di poter uscire in maglietta, anche se poi, sul tardi, hai freddo. Non importa.
Metti che a Milano di solito non trovi parcheggio ma questa volta lo trovi al primo colpo.
Metti il Teatro Nuovo, Piazza San Babila, il cuore della città. Ed il cuore, di chiunque sia, è fatto per essere amato.
Metti un aperitivo con gli amici.
Metti la coda all’ingresso e Arisa che ti passa di fianco. Ma poi comunque entri pima di lei, anche se non hai mai vinto Sanremo.
Metti le scale, il tappeto rosso, le birre calde, nel bicchiere di plastica perché il vetro in platea no.
Metti che il posto comunque è un incanto.
Metti l’hipster milanese.
Metti tantissimi capelli bianchi.
Metti due ragazze, bellissime, che si baciano in prima fila per tutta l’attesa del concerto.
Metti un sacco di occhi a mandorla.
Metti che i Blonde Redhead non li hai mai sentiti.
Metti che mancano dall’Italia da un bel pezzo.
Metti che è appena uscito il loro nuovo album e non è niente male. E che Pitchfork non capisce proprio nulla.
Metti che lei è bellissima non appena si apre il sipario, dietro al suo Mellotron.
Metti che suonano “Hated Because Of Great Qualities” e che quasi scoppi a piangere.
Metti che si sente veramente bene. Sei veramente vicino, non sei oppresso. Sei immobile. Sei incantato.
Metti che ti aspettavi tutto l’album nuovo e invece si alternano con facilità vecchio e nuovo.
Metti che su “23” Kazu Makino si lascia andare in uno dei balli più sensuali mai visti sopra un palco.
Metti che lei ha le gambe più belle di tutto il West.
Metti che ti emozioni.
Metti che dura poco, troppo poco. Un’ora e un paio di pezzi.
Metti che esci dal teatro felice, prendi in mano il telefono – che non prendeva – e la prima cosa che ti viene in mente di scrivere è: “Ti ho pensata tutto il tempo”.
Metti che hai la pelle d’oca ancora per qualche minuto.
Metti settembre, un teatro, una bellissima manifestazione, i ricordi dell’estate, la voglia dell’inverno. Un gruppo che ti accompagna da anni, che è il gruppo perfetto come colonna sonora.
Metti che questo report è uno schifo ma che, onestamente, i brividi non sono bravo a raccontarveli.