L’uscita di un nuovo lavoro di studio dei Primus è sempre un piccolo miracolo e di sicuro non un evento scontato. Prima di tutto perché dopo lo stop del 2001, seguito al rilascio di “Antipop” (1999), il gruppo si San Francisco impiegherà 12 anni per regalarci “Green Naugahyde”; ed in secondo luogo perché Les Claypool ha sempre continuato in questi anni a partecipare ad una serie talmente infinita di progetti paralleli che non facevano che alimentare pensieri su una sua voglia mal celata di cementare una carriera solista.
Altra chicca molto gustosa di “Primus & the Chocolate Factory with the Fungi Ensemble” è il ritorno in formazione di Tim Alexander alla batteria, particolare che ha galvanizzato i fan storici del gruppo.
Detto questo, [che è quello che potrete leggere, bene o male, su altre n recensioni sparse per il web], mi ritrovo davanti ad un classico bivio e prima di scegliere da che parte andare scopro subito le mie carte. Io sono un fan “malato” dei Primus, li adoro e li ho sempre adorati, paragonatemi pure ad un fan di Vasco (non lo prendo come un insulto, se ovviamente si parla di Primus e non di Vasco) che si comprerebbe anche un album di rutti del suo idolo.
Questo “problema” mi ha portato, appunto, negli anni nei quali i Primus si sono presi una pausa, ad acquistare ogni sorta di CD, DVD o libro partorisse la mente eclettica del loro leader. E vi assicuro che le mie orecchie hanno più volte vacillato perché ok, è innegabile che dal punto di vista tecnico siano su un pianeta anni luce lontano dalla mediocrità e assolutamente vicino alla perfezione, ma sulla fruibilità e la piacevolezza dell’ascolto molti lavori solisti sono quantomeno carenti.
Liberatomi da questa colpa, confessato il peccato, premesso che “Green Naugahyde” lo ritengo un bellissimo album, dove i Primus hanno dimostrato a tutti che se solo volessero potrebbero tornare a far pogare le masse in giro per il mondo agli OZZfest, con il nuovo “Chocolate Factory” la tendenza prende una brusca inversione.
Sarà che, per quanto sia un innegabile capolavoro, la colonna sonora dei vari “La fabbrica di cioccolato” ha subito un’impennata inflazionistica che ancora non si è sopita dopo l’intervento di Tim Burton col suo remake del 2005, sarà che i concept album di una concept band sono per loro natura pesantucci da digerire, non posso far altro che confermare che ci troviamo di fronte ad un album che vero album dei Primus, intesi come quello che da sempre rappresentano, non si può definire.
“Primus & the Chocolate Factory with the Fungi Ensemble” si sarebbe dovuto chiamare “Les Claypool & the Chocolate Factory with the Fungi Ensemble” e allora sarebbe state un’altra storia con un altro finale, purtroppo invece il bivio che ho dovuto prendere per questa recensione mi porta alla sufficienza scarsa: non è una questione di band che vuole legittimamente variare il proprio suono o esplorare nuove strade, i Primus hanno già dimostrato più volte che possono farlo. Si tratta proprio di aver sbagliato a intitolare l’album.
[5 per la tecnica, 2- per l’originalità del concept e per la coerenza con la storia dei Primus.]
[youtube ab7jGl8dgRo nolink]