Abbiamo raggiunto telefonicamente Andrew Butler, leader del progetto Hercules And Love Affair. Tra gli argomenti affrontati anche il nuovo disco intitolato “Blue Songs”.
[audio:https://www.musicattitude.it/wp-content/images/Intervista-Hercules-And-Love-Affair-inglese.mp3|titles=Intervista Hercules And Love Affair inglese]Nel 2008 il vostro primo disco riscosse un grande successo. Ve lo aspettavate?
Una domanda breve con una risposta molto semplice: no. Sono stato davvero molto sorpreso da tutto questo, anche se sapevo che Antony (Antony Hegarty, ossia Antony And The Johnsons, che ha contribuito alla stesura di alcuni pezzi di “Hercules And Love Affair”, oltre a prestare la sua voce in qualche brano, ndr.) è molto amato da molte persone, ma in ogni caso la risposta del pubblico è stata davvero forte. Ero a conoscenza anche del fatto che la DFA Records fosse un’etichetta molto apprezzata dalla critica, ma non potevo comunque immaginare che le canzoni che scrivevo quando avevo 23, 24 anni potessero diventare, in un certo senso, così belle. Tutto questo è andato oltre i miei sogni più sfrenati.
Ora siete tornati con “Blue Songs”. Perché avete scelto questo titolo?
Anche in questo caso la risposta è molto semplice. Nei testi delle nuove canzoni che stavo scrivendo compariva quasi sempre la parola “blue”. Persino in alcuni pezzi che poi non sono stati inclusi nell’album questa parola continuava a ricorrere. Ho percepito che stava accadendo qualcosa, ero davvero attratto da questo colore; e credo anche che, in un certo senso, rappresenti molto bene i diversi stati d’animo che ho provato nel corso degli anni passati. Penso anche che, in generale, usare i colori nei testi delle canzoni o nelle poesie sia provocante o persino evocativo per i lettori e gli ascoltatori, poiché essi possono attribuire tutti i significati possibili a questi colori. Per molto tempo i musicisti hanno fatto questo, utilizzando diversi colori per le loro canzoni: pensiamo solo a Joni Mitchell, con il suo album “Blue”, oppure a Brian Eno con “Another Green World”. E blue può significare cose molto diverse per molte persone. Alla fine si tratta solo di un altro modo per stimolare l’immaginazione della gente, e lasciar loro collegare questo determinato colore con una particolare immagine che definisca la cosa.
Il vostro primo disco è stato pubblicato dalla DFA, quest’ultimo dalla Moshi Moshi invece. Come ha influenzato il lavoro questo cambiamento d’etichetta discografica?
In realtà il disco è stato composto e persino registrato prima che noi passassimo alla Moshi Moshi. Quindi non c’è stato nessun tipo d’influenza.
Parlando di Hercules And Love Affair come gruppo, hai sostenuto che il tuo intento è fare musica con un cast di musicisti e performer in continuo avvicendamento. Si può quindi affermare che gli Hercules And Love Affair siano una band ‘aperta’ come, ad esempio, i Massive Attack?
Sì, penso che il modello di partenza per il mio gruppo siano stati proprio loro. Soprattutto il primo disco che hanno composto, “Blue Lines”, perché in quell’opera è possibile ascoltare quattro – cinque voci differenti; per me è stata un’esperienza davvero interessante, diversa dal tipico complesso con una sola chitarra, una sola voce solista etc., più simile al cast di personaggi di una recita, che puoi trovare interessante addirittura guardare…una grande varietà di opinioni e prospettive in un solo disco. Così ho pensato che quello poteva essere un modello al quale ispirarsi; infatti, il contributo di Antony nel primo disco è stato determinante, si può dire che sia stato una figura chiave. Ma al tempo stesso so che in futuro altri ospiti si avvicenderanno in questo progetto, e che lo stesso potrebbe persino allargarsi in qualcosa di molto più grosso rispetto alla tipica rock band. In una decina d’anni potrebbero transitare qualcosa come quaranta cantanti diversi negli Hercules And Love Affair. Concettualmente, quindi, l’intento è di realizzare qualcosa che in precedenza non è stato mai tentato, perlomeno in queste dimensioni.
Alessandro Tibaldeschi, Stefano Masnaghetti