Lunedì 21 suoneranno all’Alcatraz di Milano, per celebrare i dieci anni di carriera. I Linea 77 sono diventati nel tempo uno degli act italiani maggiormente apprezzati anche dal grande pubblico.
Abbiamo scambiato qualche parere con i ragazzi in occasione di questo importante evento.
18 dicembre 2009
Come vi sentite a festeggiare dal vivo i 10 anni della vostra carriera, ed in particolare da “Too Much Happyness Makes Kids Paranoid”?
Sarà sicuramente un tuffo nel passato. Too much happiness è stato il disco con il quale tutto ha avuto inizio. All’inizio abbiamo scoperto la delusione, poiché il disco non era piaciuto a chi doveva produrlo, poi abbiamo avuto le prime risposte positive. prima in Italia con White and Black e poi dopo credo un anno abbiamo avuto riconoscimenti anche all’estero. La Earache Records ci mise sottocontratto e dopo un paio di mesi eravamo in giro per l’Inghilterra, a masticare il vero rock and roll on the road, senza mai fermarsi, sempre in posti nuovi e conoscendo gruppi e realtà diversissime dall’Italia. Sarà divertente riprendere pezzi che non facciamo da una vita.
Raccontateci in breve l’esperienza US appena trascorsa. Cosa vi rimane di tutto questo?
Questo nuovo disco lo abbiamo affrontato con un approccio diverso dai lavori precedenti. Abbiamo messo dentro emozioni e idee che prima forse non avevamo il coraggio di esprimere. Sonorità diverse e struttura canzone che in qualche modo cambia.
Devo dire che aver vissuto un paio di mesi praticamente a 20 metri dall’oceano ha aiutato parecchio. Di sicuro mi ricorderò le colazioni sul molo di Venice. Oceano, silenzio, surfisti.
Una pace di fondo che aiutava a riflettere e ad affrontare la giornata in modo diverso.
Lavorare con Toby è ormai una cosa collaudata e spesso e volentieri ci si capiva senza parlare. Più che altro, la cosa più vergognosa era sapere cosa stava succedendo in Italia in quel periodo. Spesso e volentieri mi sono vergognato di essere italiano. Lì, invece, rispetto alle altre volte, si respirava un clima di speranza e fiducia nel futuro. Forse avere un presidente che offre questo tipo di sensazioni è un vantaggio per la gente, anzi da quanto ho potuto vedere sicuramente è cosiì.
A distanza di diversi mesi e dopo moltissime date, che giudizio date del vostro ultimo disco “Horro Vacui”? C’e’ qualcosa che a posteriori cambiereste?
Non mi sono mai pentito di quello che abbiamo scritto e suonato e sinceramente continuo a pensare che Horror Vacui sia stato uno dei dischi meglio riusciti dei Linea77.
Non cambierei nulla di quel disco e di tutti quelli precedenti. I nostri dischi riflettono un periodo specifico della nostra vita quindi che piacciano o no al pubblico è irrilevante, è comunque una ”cosa“ che appartiene prima di tutto a noi e poi a chi l’ascolta.
Guardando indietro a quanto fatto e più in generale considerando tutta la vostra carriera riuscite a individuare e descriverci il punto più alto e quello più basso del vostro percorso artistico?
Continuo a pensare che il punto più alto della nostra carriera sia stato il periodo di Ketchup Suicide. Un periodo dove ogni tre mesi eravamo in Inghilterra. La classica situazione di fare la cosa giusta al momento giusto. Da un punto di vista discografico invece sicuramente il periodo di “Numb”con il quale abbiamo raggiunto un pubblico molto più vasto qui in Italia, a discapito sicuramente dell’estero che da quel disco in poi non è più diventato il nostro punto di arrivo. Diciamo che quel disco è come se avesse alzato un muro ai confini tra l’Italia e il resto del mondo.
Per quanto riguarda il punto più basso… non saprei risponderti sinceramente. Tutte le date e tutte le esperienze che abbiamo fatto come Linea77 ci hanno lasciato dentro comunque qualcosa e ci hanno aiutato a crescere come esseri umani, quindi nessun rimpianto.