Paolo Benvegnù – Bologna, 17 gennaio 2015

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Ci mette poco, Paolo Benvegnù, a conquistare il popolo del Locomotiv a Bologna il 17 gennaio 2015.
Bastano i primi accordi di “Nello spazio profondo” e una musica evocativa, liquida, pulsante che si salda ad una certa new wave anni Ottanta (Simple Minds, Cure) fra echi di Radiohead ma si muove con spunti personalissimi intorno alla poesia del cantautore con band.

È un pezzo tratto dall’ultimo album “Earth Hotel”, che ha conquistato la critica e sta ramazzando meritati premi un po’ dovunque. Un disco fatto di ragionamenti intorno alla vita e all’amore, dalle stanze di un albergo, esattamente come il concerto, ben costruito, che ne ripropone quasi tutti i pezzi, insieme ad altri capisaldi del repertorio. Musica vitale, con il basso pimpante di Luca Baldini e la batteria di Andrea Franchi a costruire impalcature per la chitarra stridente e psichedelica di Guglielmo Ridolfo Gagliano e le tessiture tastieristiche di Marco Lazzeri. Una band in perfetta sintonia con il leader, la cui voce baritonale, calda (che a tratti ricorda De Andrè ma anche Tenco) è capace di melodie descrittive.

Scivolano via così i brani del nuovo album, tra cui spicca “Avenida Silencio”, intrisi di un romanticismo scabro, sempre in equilibrio tra rumore “sonico” e melodia. Ad un concerto di Benvegnù, se ascolti attentamente, ti capita di farti domande da niente (“cos’è la vita?“, da “Orlando”) ma anche di abbandonarti ad uno sturm und drang sonoro che avvolge e coinvolge, dove sbucano qua è la riferimenti letterari. “Stephan Zweig”, dedicata al grande scrittore austriaco, è impressionismo puro, tra poesia cristallina con Galiano al violoncello, cabaret mitteleuropeo e schianto di strumenti alla Tom Waits.

Un’ora di concerto, che trascina e commuove, affascina e diverte, con qualche salto nel passato: “Quando passa lei” in versione pop scintillante, canzone che sembra d’amore ed è un omicidio, con svolta imprevista (“…e io non so perché, la uccido“), “La schiena”, “Avanzate, ascoltate”, “Love is Talking”. Alla fine la gente rumoreggia, perché vorrebbe di più ed ecco un doppio lungo bis di tre quarti d’ora, che comprende anche “Io ho visto” e un brano epico degli Scisma come “In dissolvenza”, mentre “È solo un sogno” è perfetto per chiudere una serata di emozioni. Compositore maturo, interessante, Benvegnù è una delle migliori realtà indipendenti del panorama italiano, in grado di non sfigurare anche a livello internazionale.

Prima di lui si era esibito Matteo Toni, interessante nel fondere testi ironici e surreali con un suono tonante di slide guitar sulle orme del Ben Harper più scintillante ma anche dei primi Black Keys, visto che si fa accompagnare dal muscolare batterista Mr T. Da tenere d’occhio.

Fotografie a cura di Mathias Marchioni.

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