“Endless Forms Most Beautiful”, è questo il titolo del nuovo album dei Nightwish, in uscita il 27 marzo 2015 via Nuclear Blast. Fortemente ispirato alla scienza – il titolo è tratto direttamente da un passo de “L’origine delle specie” di Charles Darwin – questo ottavo lavoro della band finlandese arriva a distanza di quasi quattro anni dal precedente, “Imaginaerum”. Un periodo travagliato, che ha visto Floor Jansen (ex After Forever) sostituire Anette Olzon alla voce e Kai Hahto subentrare alla batteria al posto di Jukka Nevalainen, temporaneamente ritiratosi per ragioni di salute. Di questo e di molto altro abbiamo parlato con il leader e tastierista della band Tuomas Holopainen, a Milano per la promozione del disco.
Gli ultimi due anni sono stati anni difficili e pieni di cambiamenti per i Nightwish, come sono nate in queste circostanze le canzoni di “Endless Forms Most Beautiful”?
L’arrivo di Floor e Troy (Donockley) nella band ha portato un sacco di vibrazioni fresche. Eravamo tutti veramente eccitati e ispirati per questo nuovo progetto e per il futuro, di conseguenza la scrittura dell’album è stata davvero facile. Stava andando tutto così bene ma poi è arrivata la malattia di Jukka e il primo pensiero è stato: “non ci credo, non può succedere di nuovo!”. Potremmo parlare di karma della band, anche se non credo nel karma, ma evidentemente stava accadendo qualcosa, pare che succeda sempre qualcosa quando si tratta dei Nightwish. Alla fine, comunque, si è risolto tutto per il meglio, Kai Hahto, che lo ha sostituito, ci ha salvati, arrivando con la motivazione giusta per inserirsi nel progetto.
Il titolo, “Endless Forms Most Beautiful”, è ispirato ad una frase tratta da “L’origine delle specie” di Darwin: potresti spiegarci qualcosa di più sul concept dell’album?
Ogni volta che compongo delle canzoni, scrivo di cose che mi ispirano davvero in quel momento. Con “Imaginaerum” tutto ruotava attorno alla fantasia e al potere dell’immaginazione, in quest’album invece i temi centrali sono la scienza, l’evoluzione e la bellezza della ragione. Negli anni passati sono stato fortemente ispirato da Charles Darwin, Richard Dawkins, Carl Sagan, Bryan Cox , ho letto un sacco di materiale scientifico. Ho pensato che tutto questo creasse un interessante contrasto con il tributo all’immaginazione di “Imaginaerum”.
Nei credit dell’album compare il già menzionato biologo e scrittore evoluzionista Prof. Richard Dawkins…
Si, i suoi libri hanno avuto un grosso impatto sia su di me che su tutti gli altri membri della band. È un autore meraviglioso e una personalità incredibile. La title track è stata ispirata dalla lettura di un suo libro sull’evoluzione, “Il racconto dell’antenato”. Insomma, il Prof. Dawkins ha avuto una tale influenza su quest’album, che ho pensato sarebbe stato grandioso avere un suo contributo parlato. Quindi a gennaio dell’anno scorso gli ho scritto una lettera e lui mi ha risposto ringraziandomi e dicendomi che non aveva mai sentito parlare della band, ma che aveva ascoltato qualcosa traendone immenso piacere e che non vedeva l’ora di collaborare al progetto… non potevo credere ai miei occhi! Alla fine ci siamo incontrati a ottobre per registrare in uno studio di Oxford.
Come già per i due album precedenti, anche per la registrazione di questo vi siete ritirati nella campagna finlandese: cos’è successo durante i tre mesi al Röskö summer camp?
Uno dei periodi più belli della mia vita! Il posto è un campeggio per boy scout molto vicino a dove vivo ma è in mezzo al nulla sulle rive di un lago. Siamo andati lì, abbiamo organizzato uno studio, una sala prove e ci siamo rintanati per tre mesi a provare e a registrare ogni giorno. Il nostro scopo era ottenere un’immersione totale, in modo che non ci fossero distrazioni, portare nell’album una sensazione organica di band e direi che ci siamo riusciti.
La grande novità di questo ottavo album è la presenza come lead vocalist di Floor Jansen. Cos’ha portato nella band e in che modo la sua voce ha influito sulla scrittura dei pezzi?
Il processo di scrittura dei pezzi è sempre stato lo stesso sin dal primo album e il suo arrivo non ha cambiato la filosofia di base con cui compongo, ma naturalmente conoscevo la sua versatilità e il suo talento, quindi ho avuto la sua voce in mente per tutto il tempo durante la scrittura dell’album. La stessa cosa è avvenuta con Troy, che suona le uillean pipes e il low whistle. Tutto ciò mi ha dato molte più possibilità come songwriter.
A partire da “Dark Passion Play”, infatti, avete iniziato ad introdurre in maniera sempre più consistente suoni legati alla tradizione celtica: come mai questa scelta, un tratto distintivo?
Per qualche ragione tutti nella band amiamo le influenze celtiche. Inoltre la tradizione musicale finlandese ha molto in comune con quella celtica, per ragioni che non saprei spiegare. In ogni caso l’obbiettivo non è quello di utilizzare questi suoni in ogni singola canzone, perderebbero potenza e di sicuro noi non vogliamo diventare una “folk metal” band. Per di più le uillean pipes hanno un suono così fortemente arcaico e particolare, che si deve fare attenzione a quanto le si usa in un album, anche se credo che in “Endless Forms Most Beautiful” siano in perfetto equilibrio col resto.
Molte vibrazioni celtiche anche per il primo singolo estratto dall’album, “Élan”. Raccontaci qualcosa di più su questo pezzo.
“Élan” parla dell’amore per la vita, del lasciarsi andare in caduta libera, prendere la strada più inaspettata, scegliere il proprio senso della vita e viverla appieno. Per un lungo periodo questa è stata la prima canzone che avrei lasciato fuori dall’album se ce ne fosse stato bisogno ma quando abbiamo iniziato a provare e ad arrangiarla con la band è esplosa. Credo che sia stato Troy a venire da me e a farmi notare che sarebbe stata ideale come primo singolo dell’album, al che ho pensato che fosse giusto darle una seconda chance ed effettivamente “Élan” è perfetta come singolo!
Suggerimenti per l’ascolto dell’album?
Nell’epoca di internet, iTunes, Spotify ecc. vorrei che la gente lo ascoltasse dall’inizio alla fine, perché c’è un concept che lo percorre ed è molto importante che venga ascoltato senza interruzioni, almeno per le prime volte. È stato pensato proprio per essere fruito così.
Abbiamo iniziato questa chiacchierata parlando dei tanti cambiamenti degli ultimi due anni, ma la vostra è una lunga storia, iniziata nel lontano ’97: a che punto del loro viaggio sono i Nightwish oggi?
È difficile da dirsi. Non so cosa abbia in serbo il futuro. Mi sentirei tentato di dirti che siamo a metà del viaggio e che abbiamo altri diciannove anni da vivere. È ciò che spero, ma chi può dirlo?! In ogni caso la band è in un ottimo momento e abbiamo in mano un album fantastico, quindi per ora non ci si può proprio lamentare!
In procinto di partire per il tour nordamericano i Nightwish hanno annunciato le date del tour europeo, che li vedrà fare tappa in Italia con un’unica data il 29 novembre alla Unipol Arena di Bologna.
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