I cosplayer wannabe musicisti Battlelore ritornano per l’ennesimo disco con fastidiosa insistenza. Normalmente si potrebbe ignorare e passare ad altro, ma è meglio fare il punto della situazione, prima che il loro andazzo diventi lo standard. Più che la loro ostinazione nel riproporre Tolkien (che solo i Blind Guardian sono riusciti a gestire in maniera esaltante), la summa dei loro problemi sta nella sostanza e nello stile.
La sostanza è che non c’è sostanza: sono in grado di mischiare il peggio della musica finlandese senza alcuna vergogna. Dai Nightwish prendono il metal condito di atmosfere epiche e il duettare tra voce femminile e maschile, ma il cantante maschio canta come se il tipo dei Children Of Bodom si sforzasse di cantare pulito: l’opener “Bloodstained” contiene la traccia vocale più stonata mai registrata su un disco prodotto professionalmente. Le atmosfere epiche poi sono quanto di più piatto e grigio possa esistere, con banali melodie semifolk da fare vergognare pure i Finntroll, e le parti heavy sono emozionanti quanto dei file midi. Infatti, queste ultime non sono heavy per niente: suoni di plastica, non mettono voglia di scapocciare, non mettono voglia di girare in mutande pelose come i Manowar. Nelle parti epiche non c’è la minima traccia di magia, solennità, avventura: non ti fanno venire le allucinazioni con goblin e nani che ti entrano in casa. Ci mancava solo che citassero pure gli HIM e “Doombound” sarebbe stato un disastro davvero completo.
La vera tragedia si consuma dal lato dello stile: non ne hanno (e a confronto i Rhapsody e i Nightwish sono Broadway), eppure accalappiano i metallini principalmente grazie all’immagine. Dannosi e inutili tanto quando i Lordi, buoni solo per alimentare il mito che il ragazzino metallino va in fregola per mezzo pilu elfico.
Marco Brambilla