C’erano una volta Le Vibrazioni e il rock made in ’70s, poi ci fu Francesco Sarcina da solo: “Io” e la partecipazione al Festival di Sanremo del 2014 segnarono il primo punto di allontanamento dal sound noto della ex- band meneghina. Abituati a vederlo frontman di una band, ritrovarlo solo ha spiazzato un po’ tutti. Lasciare una famiglia e rimettersi in discussione come artista è un po’ come lanciare una moneta in aria per far decidere al destino quale sarà la tua sorte. Solo con “Femmina”, però, Francesco sembra ripartire davvero e lo fa rimettendosi in discussione. Da cantautore si plasma anche interprete di alcuni testi, nati dalla collaborazione con giovani autori italiani, tra cui spicca Ermal Meta e la sua nota vena artistica. Diventa musicista tra musicisti.
A differenza di “Io”, infatti, per “Femmina” Sarcina coinvolge un bel gruppo di musicisti (oltre ai produttori Roberto Cardelli e Fabrizio Ferraguzzo, troviamo Andrea Polidori, Donato Romano, Lucio Fasino e Max Elli) e diventa un esploratore. Se la sua recente esperienza come professore all’interno del programma Amici abbia regalato nuova linfa nella ricerca, non è dato sapere, ma quello che si denota è l’apertura dell’ex leader delle Vibrazioni verso nuove melodie.
Abbandonati i riff della tradizione ’70s e ’80s, si affaccia a partiture di archi e loop elettrici. In “Femmina” troviamo ballad incisive come “Parte di Me”, “Un miracolo”, “Senza pelle” e “Benvenuta al mondo”, che fanno pensare a un Sarcina maturato, sensibile alla vena emotiva più di quanto non fosse già in passato. Francesco, però, è anche quel ragazzo dalla pelliccia sintetica viola che si divincolava tra i navigli di una Milano caotica, quindi ecco “Ossigeno”, rock ruvido, spigoloso, e “Non ti basta mai”, in cui si vede l’equilibrio di forma e sostanza tra melodia elettronica e d’archi, sino ad arrivare alla psichedelica “Come sei”.
Francesco Sarcina ha lanciato quella moneta, trovando in un sospiro quell’equilibrio di forma e sostanza che ci si aspettava da lui musicalmente.