Così Martin Devil, giovane cantautore salernitano, spiega il significato del titolo “VinTage”, suo secondo album: “VinTage, perché fare un disco è come fare una vendemmia, produrre un ottimo vino d’annata che con il tempo invecchi e diventi più buono. Un augurio che faccio a me stesso, ascoltare le canzoni di questo disco tra vent’anni e sentirle più seducenti e saporite.”
In effetti, le 11 canzoni raccolte in questo disco conservano l’aroma di ricordi gelosamente custoditi e fatti decantare nel corso degli anni. Maurizio Guglielmetti ha scelto un nome d’arte anglofono, nonostante questo il suo stile è quanto di più vicino alla tradizione cantautorale italiana si possa pensare. Non che manchino del tutto sprazzi rock, come accade in “Strade”, lacerata dalla chitarra elettrica. Ma nel complesso i riferimenti si dividono fra Vinicio Capossela (Sogni), Avion Travel (La Chat), De Andrè (beh, questo è un punto di partenza obbligatorio per qualunque cantautore che si rispetti) e soprattutto De Gregori: la voce di Martin, infatti, è davvero molto simile a quella del musicista romano, e “Pioggia di Velluto”, “Oceano”, la stessa “Strade” e “Fiera della Vanità” ne sono prove evidenti. Però il Nostro non copia, prende solo a prestito. E riesce a far emergere una propria personalità, in bilico fra nostalgia e ironia (cfr. il testo di “Pioggia di Velluto”), sberleffo e umorismo agrodolce (cfr. alcuni passaggi in “Fiera della Vanità”), tristezza e voglia di nuovi orizzonti.
Un accompagnamento musicale soffice, preciso e curato viene fornito da Martin stesso, che oltre alla voce si occupa anche delle chitarre, del piano e delle tastiere (ottimo l’effetto d’organo hammond presente nel singolo “Sogni”), coadiuvato da una band discreta e ben amalgamata, in cui spicca la presenza di Franco Giacoia (basso, dobro e chitarre), già con Roberto Vecchioni, Gino Paoli, Battiato e Teresa De Sio. Molto azzeccato anche il violino folk in “Pioggia di Velluto”, fra gli episodi migliori di un cd che non faticherà a farsi apprezzare tra gli estimatori del cantautorato italiano di un certo spessore.
Stefano Masnaghetti