I Darktribe propongono un melodic power piuttosto canonico, che riprende tutti gli stilemi e i clichè del genere, dando vita ad un buon secondo album in studio, ottimamente registrato e mixato agli “Hansen Studios” in Danimarca (Volbeat, Epica, Doro, Primal Fear).
In tutti i brani svetta senza ombra di dubbio l’ottima voce di Anthony Agnello, capace di muoversi su registri piuttosto ampi; la chitarra di Loïc Manuello è sempre un valido aiuto all’ugola del frontman, con un riffing sempre piuttosto azzeccato ed in grado di riempire e dare sostegno, ed assoli veloci e mai superflui, che mettono in mostra ottime capacità tecniche. La band francese mostra un po’ il fianco a livello compositivo con la ballad “Holy Water Day”: nonostante l’ottima prova di Anthony e le orchestrazioni molto d’atmosfera il pezzo non decolla mai come dovrebbe e lascia un po’ di amaro in bocca.
La vera parte debole del disco sta però nella sezione ritmica, che non spicca mai per particolare originalità, creando un effetto piuttosto ripetitivo che accompagna l’ascoltatore per gran parte del lavoro. Un peccato, perché con le melodie orecchiabili e i ritornelli più che azzeccati, una base rimtica più varia e meno monolitica avrebbe contribuito a rendere questo “The Modern Age” un gran bel disco. Ad ogni modo il lavoro dei transalpini è ottimamente confezionato e, sebbene con qualche pecca, risponde perfettamente ai requisiti richiesti ad un disco power metal melodico e potrebbe essere apprezzato da una folta schiera di fan del genere.