Hip Hop Tv 2015: siamo sicuri che questo sia davvero il meglio dell’Hip Hop made in italy?

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Avevo un’aspettativa grandissima per il compleanno di Hip Hop Tv perché da un po’ di tempo a questa parte non riesco a non ascoltare una grande quantità di rap ogni giorno e mi metto addosso quelle magliettone lunghe e i calzettoni al ginocchio, quindi ho pensato: “hey, è il posto giusto per me!“. Ammetto però di non aver assistito a molti concerti di questo genere, e quindi mi sentivo un po’ come una poser che si fa le foto all’interno del negozio della lomo che però non ha mai preso in mano una macchinetta. Attirata dalla voglia di capire quali siano davvero gli artisti che meritano di essere seguiti, ho attraversato Milano per arrivare al Mediolanum Forum di Assago, pensando di trovarlo strabordante di persone. No, non è stato così.

Lo scorso anno non ci ero andata e le ricordo le foto su Facebook dei miei contatti prezzemolini che si vantavano di aver passato una serata all’insegna dello swag mentre io ero sul letto col the verde e probabilmente una puntata a caso di The O.C.
Ma che cos’è successo alla festa di Hip Hop tv, in un anno? Che cos’è successo al roseo mondo del rap? Come siamo passati dalle tipe con le tettone che provano a fare le groupie ai dodicenni con i primi peli pubici? Mi sono ritrovata a essere una dei pochi over 25 in una maratona troppo serrata. Ormai è davvero un genere per ragazzini?

I primi dieci artisti saliti sul palco non ho davvero idea di chi siano, indubbiamente bella l’idea di dare la possibilità a degli emergenti di poter calcare un palco così importante, ma queste nuove leve SONO TUTTE UGUALI: bocche piene di “cazzo figa zio”, mani sul pacco, “su le mani Milano”. Infatti non me n’è rimasto in mente nemmeno uno.
Non lo so se è stata la velocità delle esibizioni a lasciarmi interdetta o le esibizioni in sé: portare così tanti artisti sul palco può essere bellissimo e giustissimo ma anche un grande caos, e in tre minuti non hai molto tempo di farmi capire se vali quanto Kendrick Lamar o quanto Andrea Diprè.
Portare sul palco artisti quali Caneda, Tormento, Bassi Maestro, Maruego e Vacca e farli suonare tre minuti vuol dire non riuscire nemmeno a rendersi conto di chi si ha di fronte. Un pezzo e via, avanti il prossimo, tipo le analisi del sangue alla Asl. Buttarli sul palco e mischiarli ad uno sconosciuto che parla solo di erba e l’altro ancora più sconosciuto che dice solo parolacce non funziona.

Bravi bravissimi Shade, Madh, (sì, quello uscito da x factor che è l’unico, forse proprio grazie a quell’esperienza, che riesce a tenere il palco come si deve), Coez che ormai nemmeno fa più rap e non lo dico io, lo dice lui (e poi basta ascoltare l’ultimo disco per capirlo), e Ghemon.
Mi lascia sempre interdetta il set di Emis Killa, che sembra che sia stato messo lì per sbaglio e fa finta di cantare, non capisco come sia possibile che a qualcuno possa piacere Clementino, Baby K ha cantato addirittura tre pezzi (forse perché è donna e ha qualcosa in più da dimostrare? Davvero? Nel 2015?) ed è stata di nuovo presentata come “la regina dell’hip hop italiano” quando ehm, scusate, ma non è l’unica?

Capisco che l’evento non possa durare dodici ore e capisco anche che per far suonare tutti si debba tenere quel ritmo, ma a questo punto non è meglio o fare due serate separate o dimezzare il numero degli artisti?
Ammetto di aver perso i set dei più famosi, quindi magari sul finale tutto è migliorato. Ho perso Salmo, Don Joe, Gue e Jake la Furia, Tinie Tempah, quindi ammetto che è stata colpa mia, ma diciamo che quello che ho visto prima non mi ha aiutata a voler restare lì fino alla fine.
Quindi: siamo sicuri che questo sia davvero il meglio dell’Hip Hop made in italy?

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