E’ freschissimo di pubblicazione “Happiness”, l’album del duo inglese degli Hurts. Guardando i loro video o sfogliando il booklet del cd ci si fa l’idea di due ragazzi, Adam Anderson e Theo Hutchcraft, dall’aria un po’ freddina: hanno un look severo, da cinema d’essai. Niente di più sbagliato: di persona sono spigliati e divertenti, e sì, anche eleganti, proprio come la loro musica.
Come sono nati gli Hurts?
Da una brutta serata condita da brutta musica, circa quattro anni fa. Eravamo in questo locale a Manchester e i miei amici (spiega Theo) hanno iniziato a litigare con gli amici di Adam. Noi due ci siamo tenuti in disparte e abbiamo iniziato a parlare di Prince e Michael Jackson, dopo di che per un anno abbiamo iniziato a scrivere musica insieme. O meglio, la scrivevamo via computer: io gli rispedivo le voci sulle sue tracce di accompagnamento.
La svolta però è arrivata a Berlino…
Avevamo una band, ma non funzionava, così siamo andati a Berlino ad ascoltare musica diversa, e poi siamo stati anche tre giorni a Verona. Abbiamo lasciato la vecchia band e formato lì gli Hurts, e sempre lì abbiamo completato alcune canzoni. Appena tornati a Manchester le abbiamo buttate giù e siamo partiti per questa nuova avventura.
Verona, dopo Shakespeare, fonte di ispirazione anche per voi?
L’Italia fa una musica pop di grande emozione.
E Manchester?
C’è una bella scena, ma non si può parlare di un sound legato alla città, semplicemente perché ogni band ha il suo. Sembra che Manchester spinga la gente a esprimere la propria individualità.
A voi cosa comunica?
E’ una città moderna, interessante, ma il cielo lì è grigio scuro in inverno e grigio chiaro in estate. Il mood che ti lascia addosso è malinconico.
Come vi siete avvicinati alla musica?
I miei genitori non ascoltavano musica (racconta Adam), tanto è vero che il primo cd che ho comprato è stato “Ok Computer” dei Radiohead. Avevo 19 anni.
Il mio primo album è stato un cd di Eminen (spiega Theo ridendo). Cioè, due stili e generi che si pongono all’opposto nel mondo della musica. Ma gli Hurts nascono da questo, dal trovarsi in un punto a metà tra i nostri gusti personali.
Ascoltandovi si fa un passo indietro nel tempo, si va negli anni ’80, nel new romantic. La commistione di wave e pop melodico è nel vostro dna musicale. Quali sono i vostri punti di riferimento?
All’inizio Prince, poi Depeche Mode e Tears for Fears.
In “Devotion” duettate con Kylie Minogue: davvero è nato tutto da una vostra email?
Essì, incredibile vero? Ci serviva una voce femminile per quel brano e abbiamo sparato alto: ci vorrebbe Kylie. Le abbiamo mandato una mail che suonava più o meno così: ‘ciao, siamo due ragazzi di Manchester, vuoi cantare con noi?’. Dopo un paio di settimane ci ha risposto sì. La principessa del pop su una canzone abbastanza dark è un binomio perfetto.
Per vedere gli Hurts dal vivo l’appuntamento è il 24 ottobre ai Magazzini Generali di Milano per la loro unica data italiana.
http://www.myspace.com/ithurts
http://www.informationhurts.com/it/home/
Francesca Binfaré