Esce oggi venerdì 23 ottobre 2015 “Pronti a Salpare”, diciottesimo studio album di Edoardo Bennato e disco dalla connotazione fortemente attuale, sia nel sound che nei temi trattati. “Era dal 2012 che avevo in mente questo titolo, magari in modo non razionale, perché di solito quando scrivo le canzoni non ho l’idea del testo, parto sempre in finto inglese. Poi sono fatti che ci vengono incontro, soprattutto in questo periodo, con i barconi e la tragedia del terzo mondo che cerca di arrivare qui, nel cosiddetto mondo privilegiato. Tutto questo diventa materiale per le canzoni, cercando il più possibile di evitare il buonismo, la retorica e i luoghi comuni”, ha raccontato Bennato lunedì in conferenza stampa a Milano. ““Pronti a salpare” però non parla solo dei migranti che scappano da guerre, devastazioni ed epidemie, anche noi privilegiati occidentali dobbiamo entrare in un altro ordine di idee. Il mondo cambia velocissimamente, molto più di quanto siamo capaci di immaginare, cambiano gli equilibri e pure noi, quindi, dovremo essere pronti a tutto questo”.
Un concetto che trova rappresentazione anche nell’artwork dell’album, realizzato dallo stesso Bennato, per cui il disegno è una vocazione sin dall’infanzia, autore non solo delle copertine di “Io che non sono l’imperatore” e “La torre di Babele”, ma anche delle tele attualmente in mostra a EXPO col titolo “In Cammino”. “Ritraggono personaggi che avevo fotografato, venditori ambulanti che camminano incessantemente sulle nostre spiagge e sono emblematici di un’umanità che è in cammino da milioni di anni. Volevo rappresentare sia quest’umanità dolente, amara, che cerca via di scampo, sia il senso del cammino, di questo spostamento latitudinale, che ha comportato anche il cambiamento del colore della pelle e ha disegnato l’umanità di oggi. Tuttavia, a dispetto del colore della pelle, è innegabile che gli esseri umani abbiano tutti le stesse potenzialità fisiche e morali. Questo è il presupposto, che non è buonista, ma scientifico, con cui ho composto un pezzo come “Pronti a Salpare”. Nell’artwork dell’album sono presenti disegni che appartengono a un’altra mostra, che feci 10 anni fa a palazzo Durini, a Milano, assieme a Mimmo Rotella e rappresentano i profughi della guerra dei Balcani”. Chi acquisterà il disco su iTunes, poi, “troverà anche un libretto, in cui si ironizza su questo Bennato che fa le lezioni di geopolitica e che è stato realizzato da Loredana Nicosia. Lei è fortissima, riesce a evidenziare nel disegno l’essenza di una persona e a volte mi fa paura, perché forse sa cose di me che non so nemmeno io”.
Tanta carne al fuoco, dunque, per un album che spazia tra i generi, ma sempre con l’inconfondibile tocco ironico e dissacrante di Edo e “registrato tutto in analogico, proprio per avere una qualità che ricordasse la musica che ci piace”, come ha spiegato il produttore del disco Brando, assieme a Bennato in conferenza stampa, “puntando a fare un album veramente rock’n’roll, con pochi strumenti, ma pensati e registrati nel modo giusto”. Un lavoro che trova i suoi episodi migliori nel folk della title track, nel rock del singolo “Io vorrei che per te” o nel blues di “A Napoli 55 è ’a musica”, “un brano che ha almeno 12 anni e che ho fatto credo in 18 versioni, poi ai tempi supplementari ho optato per questa perché l’album doveva uscire. Sono stato il primo a coniugare blues e dialetto napoletano, nel’76 con “Ma chi è” e continuo a farlo quando c’azzecc’ e in questo caso ci azzecca perché il brano parla della mia storia”.
A proposito di contaminazioni, nel brano “La calunnia è un venticello” si arriva a sposare blues e Rossini e la cosa funziona. Il pezzo è dedicato a Enzo Tortora e Mia Martini, perché “quello di Tortora è stato un fatto emblematico di una Nazione in cui l’antistato è più potente dello Stato e ci tiene a dimostrarlo costantemente. Quindi ho scritto questa canzone citando mia madre, che a sua volta citava Rossini. Basta poco e nel giro di poche ore tutti sanno che Mia Martini porta sfortuna. È una cretinata, una calunnia, un venticello che diventa una tempesta. Quindi ho dedicato il pezzo a queste due persone. Tra l’altro, quando rivedo Mia che canta in televisione, a parte al fatto che canta bene, è la sua immagine che trasmette emozione, lei è luminosa e radiosa mentre canta. L’abbiamo persa. Adesso ce ne sono altre più brave, meno male (e ride, ndr)”.
E non è l’unico episodio rossiniano dell’album. “Non è bello ciò che è bello” ha il tono di una vera e propria aria operistica: “Lo confesso, l’avevo scritto per Pavarotti. Ci frequentavamo, perché avevamo una casa nella stessa zona in Romagna. Luciano mi disse che gli scrivevano sempre canzoni tristi e mi chiese di scrivergli una canzone allegra, quindi nel viaggio di ritorno mi misi a scrivere e mi venne in mente questa frase “non è bello ciò che è bello”, con la melodia. Lui poi la provò anche, però quelli della Decca dissero che era una cosa troppo leggera e non gliela fecero fare. Non so se è stata Nicoletta o chi… (sorride, ndr)”. Nulla di strano per un artista molto legato al mondo del teatro musicale e che a febbraio partirà con la messa in scena, al Teatro Brancaccio di Roma per la regia di Maurizio Colombi, del suo secondo musical dopo “Peter Pan”, “Burattino senza fili”, nel quale confluirà un brano tratto dall’album: “Lucignolo”.
E poi, a chiudere il cerchio, ne “Il gran ballo della Leopolda”, c’è anche la politica con Matteo Renzi e Pippo (Civati), un fatto genetico per Edo, che racconta: “sin dalla prima ora quello che faccio non è stato vidimato dal mondo della canzonetta, ma dell’intellighenzia del nostro Paese”. E se qualcuno gli chiede di Beppe Grillo, scoprirà che “a lui gli piace il blues, il suo vero obbiettivo è fare blues e divertirsi col piano. Poi è rimasto coinvolto in questa crociata e quello che dice è ineccepibile, la colpa non è dei politici, ma di chi li elegge. Il problema è: chi risolverà il tarlo dell’Italia, ossia il divario che c’è tra Treviso e Reggio Calabria? Ma a noi che ce ne importa, facciamo solo canzonette noi”.