Era il lontano 2011 e Francesca Michielin aveva vinto X-Factor, ma aveva solo 16 anni e tanta paura di avere una scarsa credibilità come artista, data la giovanissima età. Eppure, aveva già allora un grande talento e una voce potente, ed era quanto bastava per creare “Riflessi di me”, il suo album d’esordio. Oggi Francesca è cresciuta e ha deciso di raccontarsi in un nuovo disco, più maturo del precedente, che è disponibile dal 23 ottobre e si intitola “di20”, perché 20 sono i suoi anni, le sfaccettature della sua personalità e perché, come suggerisce il verbo “diventare”, rappresenta la sua maturazione, come persona e come musicista.
Il percorso professionale intrapreso è sicuramente inusuale: tra un album e l’altro sono infatti passati tre anni, durante i quali la giovane artista ha sperimentato moltissimo e realizzato due collaborazioni con il rapper Fedez. “Cigno nero” ottiene un doppio platino e anche “Magnifico” ha un successo immediato. Chissà, forse un giorno Francesca deciderà di farci ascoltare la sua versione estesa di quest’ultimo brano, originariamente suo, perché “sembra essere la risposta perfetta alle parole di Fedez, quindi si creerebbe una sorta di dialogo tra le due parti della coppia”. In questo ultimo disco, però, l’unico featuring sembra essere quello con sé stessa.
“Inizialmente ero terrorizzata all’idea di lavorare con Michele Canova Iorfida, è uno dei più grandi produttori italiani. Poi in realtà ho scoperto che è una persona meravigliosa e si è creato un rapporto stupendo. Mi ha lasciato curare buona parte della produzione e suonare un po’ di strumenti. Ha sempre tenuto conto della mia volontà, ci siamo messi in gioco entrambi e abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra”, ci ha raccontato durante la conferenza stampa a Milano.
“Questo secondo album ha subito, per citare Hegel, un processo di tesi, antitesi e sintesi, e i contenuti sono assolutamente sinceri. Non c’è una singola parola in cui io non creda. Vorrei mandare un messaggio positivo al mio pubblico, perché la vita non è sempre rose e fiori e allora magari la musica può alleviare le sofferenze.” Così ha descritto la sua ultima fatica in studio la stessa Francesca, che ha composto solo due brani in inglese per paura che l’ostacolo linguistico potesse rendere il messaggio meno chiaro e diretto per l’ascoltatore.
“Crescere non è solo paura di cambiare. Crescere è essere felici, felici di diventare”, e si chiude con queste semplici parole la breve lettera che accompagna l’ascolto del disco.