Love Amongst Ruin, Steve Hewitt: ho fatto piangere mia moglie

Da un’intuizione di Steve Hewitt, ex batterista dei Placebo, arrivano i Love Amongst Ruin, con il loro primo omonimo album. Ecco il breve scambio di battute avvenuto con Steve.

INTERVISTA AI LOVE AMONGST RUIN (Audio)

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Alessandro Tibaldeschi

I Love Amongst Ruin sono una tua creazione, ed ora, con questo disco, l’avventura è iniziata. Quali sono le tue emozioni in questi momenti?
Beh, è una cosa del tutto nuova per me, ovviamente. In passato mi sono sempre dedicato a suonare la batteria, ed ora creare e registrare un mio disco ‘personale’ è stata un’esperienza liberatoria. Non solo, è stato interessante anche produrlo e pensare a quale taglio dare alla musica. Sono sicuramente soddisfatto di quest’esperienza.

Com’è stato lasciare la batteria per diventare il frontman del gruppo?
Questo non è stato un passaggio intenzionale. Ho iniziato a lavorare su questo progetto semplicemente per poter continuare a suonare e registrare musica. Ma successivamente è venuto a galla il ‘problema’ delle parti vocali, e quindi ho deciso di iniziare a scrivere i testi delle canzoni e di calarmi nel ruolo di cantante. La cosa mi è piaciuta da subito, l’ho trovata molto naturale per me, e penso che canterò anche in futuro.

Parlando delle influenze presenti nell’album, ho letto che si è parlato di New Order, Depeche Mode, Cure ed altri. Ma per te quali sono state le sonorità che hanno influenzato le tue composizioni?
Nessuna in particolare. Ho semplicemente cercato di creare il mio album, non ho mutato l’approccio alla musica che avevo già nei Placebo, cioè provando a far sì che null’altro contaminasse la mia musica. Penso che sia meglio mantenere la mente sgombra ed esprimere quello che si prova veramente, in prima persona, piuttosto che lasciarsi influenzare da altre band o da altri artisti.

La prima canzone che hai scritto è stata “Love Song”, e l’hai dedicata a tua moglie. Quando lei l’ha sentita ha pianto: è vero?
È vero, sì. Tra l’altro, la prima canzone che ho scritto è stata la prima cosa che ho fatto nel mio studio personale. Come sia, sono un batterista, ma suono anche chitarra e basso, e anche il piano. Così ho scritto questo pezzo per piano. Ho aspettato tre giorni prima di farle sentire il brano che avevo registrato, chiedendomi anche quali sarebbero state le sue reazioni, perché volevo sentirmi sicuro di quello che avevo fatto. Poi una notte ho trovato la sicurezza necessaria, sono sceso al piano di sotto, ho premuto play e l’ho riascoltato, e ho detto a lei di rimanere sopra e ascoltarlo da lì. Finito il pezzo, sono passati 3 minuti e lei è scesa, e sì in effetti stava piangendo. Penso che sia una cosa positiva (risate).

Ho letto che tu hai detto che sei felice di aver trovato la tua propria strada, è così?
Sì, certamente! In tutti questi anni ho lavorato molto per migliorarmi, e penso che sia importante continuare a progredire e cambiare. Credo che sia piuttosto pericoloso per un essere umano rimanere immobile nelle proprie posizioni: devi continuare a muoverti, trovare nuove sfide. E penso veramente che questo album abbia a che fare con una ricerca spirituale, mi ha reso una persona più forte e, in definitiva, migliore.

Adesso, dopo il disco, farete un tour in Inghilterra e in Europa, giusto?
Sì, in realtà siamo in tour già adesso. Siamo appena tornati dalla Polonia, dove abbiamo fatto due date che sono andate benissimo. Adesso stiamo per suonare a Monaco, e tra pochissimo suoneremo anche in Italia.

Stefano Masnaghetti

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