Salmo presenta “Hellvisback”: “Essere libero per me è tutto”

salmo-hellvisback-nuovo-album-2016Salmo è morto, la veglia funebre si è appena conclusa, ma il suo corpo è sparito. Qualcuno sta manovrando nell’ombra. Un amico guarda un suo videoclip, un collezionista maniacale custodisce in teche sigillate le sue maschere, una delle quali è stata trafugata. Sarà stato il fan mitomane – forse lo stesso Salmo – che nell’atmosfera inquietante della sua stanza si circonda di memorabilia, quaderni col nome del rapper, interviste e Arbre Magique (rimando all’accidioso di “Seven”), o il fabbricatore che ne sta plasmando una a immagine e somiglianza di quella scomparsa? Nei corridoi si aggirano avvenenti cameriere e concierge poco rassicuranti, in una stanza una bellissima ragazza si sta facendo il bagno, via, tutti fuori, mentre in quella di rimpetto i rimasugli di junk food, alcool, farmaci, parrucche, stivali, pettini e brillantina sparsi per la camera assieme a occhiali, microfoni e magazine d’epoca, sembrano lasciare ad intendere che di lì sia passato Elvis. Proseguendo nella stanza del controllo, infine, si scopre che qualcuno ci sta spiando, ha seguito tutti i nostri movimenti, senza perderci d’occhio un istante. È con questo percorso voyeuristico attraverso le stanze di un albergo – con cui è stato presentato ad una cinquantina di fortunati fan in anteprima esclusiva per Red Bull Followers – che prende corpo l’immaginario dal fascino inquietante del ultimo album di Salmo, “Hellvisback”, uscito il 5 febbraio 2016 e anticipato dal singolo “1984”.

Un progetto ricchissimo di idee e contenuti, dal forte carattere autobiografico, come testimonia il singolo di lancio, e in cui epoche, personaggi, stili e discipline si mescolano all’insegna della libertà creativa, che da sempre contraddistingue le produzioni del rapper di Olbia. A partire dall’omaggio a Elvis, attorno a cui ruota il concept dell’album, che vede Salmo rinascere in un supereroe prodotto dalla sua fusione con Presley. Missione? Combattere Satana per impedire una nuova Apocalisse. Ce la farà il nostro eroe? Chi può dirlo, quello che sappiamo è che un losco figuro mascherato, tatuato e dall’imponente ciuffo impomatato si aggira per le strade, il resto ce lo racconteranno Salmo e Francesco “Fr3nk” Liori nel fumetto, il cui n. 0 è compreso nell’edizione deluxe del disco, disponibile, oltre che in versione standard, anche nella Deluxe Limited Edition numerata composta di cd, fumetto, vinile e t-shirt. “Volevo unire una cosa vecchia come Elvis Presley, di cui sono fan sin da ragazzino, a una cosa attuale come il mio personaggio con la maschera” racconta Salmo, che alla domanda su che cosa li accomuni risponde: “Di sicuro non il conto in banca, ma la vena rock’n’roll senza dubbio e anche un po’ le basette!”.

Prodotte da Salmo assieme a Low Kidd, le 13 tracce di “Hellvisback” sono specchio della libertà con cui l’artista ama muoversi per pura vocazione. “La libertà è tutto per me e in quest’album ho sperimentato moltissimo. L’idea era di fare qualcosa di diverso dal disco precedente, perché credo che sia sempre meglio stupire le persone, lo stupore è il sale del mondo. Poi io non sono mai soddisfatto, le cose che mi piacciono di più sono sempre le ultime che ho fatto, ma non riesco a riascoltarmi molto, mi stanco subito. Il mio metodo di lavoro è diverso da quello degli altri rapper, a cui arrivano i beat, poi ci cantano sopra, poi c’è uno che gli fa i tagli, uno che gli equalizza la voce, gli fa il master, io sto dietro a tutto, parto dalla cassa, mi equalizzo le robe, poi lavoro anche con altri produttori, però è un lavoro maniacale, quindi a volte mi viene proprio la nausea, perché conosco ogni piccolo particolare della canzone. Lo stesso avviene per i video, dopo un po’ inizio a essere flippato”, spiega Maurizio Pisciottu (questo il nome del rapper all’anagrafe), che poi precisa: “Tutto l’album è basato sulla soglia dell’attenzione, che nell’ultimo periodo si è accorciata parecchio, con i social c’è così tanto materiale, che la gente adesso ascolta solo i primi 30 secondi, come farebbe un produttore discografico. In tutto l’album quindi ci sono dei pezzi strofa, ritornello, seconda strofa, cambio e in molti pezzi poi ci sono delle collaborazioni, perché la prima parte la faccio io e la seconda un altro produttore, proprio per dare questo gradino di stacco”.

Tantissime collaborazioni, dunque. Oltre al già menzionato Low Kidd, infatti, nei credits dell’album troviamo Big Joe, Satbber, Shablo, The Bloody Beetroots, autore a quattro mani con Salmo del brano che più si discosta dagli altri nel disco, “Peyote”, e il batterista dei Blink 182, Travis Barker, presente in “Bentley vs Cadillac” e assieme a Victor Kwality in “Il Messia”: “È un sogno”, commenta Salmo, “da ragazzino anche io ascoltavo i Blink e poi Travis è un gran personaggio. È successo che nel periodo che ho trascorso a LA per “Venice Beach” ho conosciuto Travis tramite un ragazzo italiano, Luca Rizzo. Lì è nata una collaborazione a livello di brand e hanno messo la mia faccia sulle loro maglie Famous, una figata, perché le uso da quando ero ragazzino. Poi la collaborazione si è spostata a livello musicale, sono andato a LA all’Opera Studio e gli ho fatto sentire 10 beat. Ne ha scelti due che erano i miei e ci ha suonato sopra, così al volo, è stato incredibile perché ha improvvisato, è entrato ha suonato, ha registrato e è uscito. Perfetto, perfettissimo”. Un valore aggiunto per un album, in cui “c’è molto suonato rispetto ai precedenti. Io ci ho suonato batteria, piano e chitarra, anche se non sono un grande musicista e faccio cose piuttosto basilari. Comunque ho cercato di fare un disco molto live e anche dal vivo cercherò di fare come negli altri tour, cioè la prima parte con dj Slait e poi gli altri pezzi verranno riarrangiati, ma questa volta sarà molto semplice, proprio perché i pezzi sono già molto suonati”.

E poi c’è la maschera, che ritorna prepotentemente in questo progetto: “In realtà non l’ho mai messa da parte, dipende dalle situazioni, anche in “Midnite” ci sono molti video dove metto la maschera. Quando ho dei pezzi scritti in un determinato modo, con determinati suoni, la maschera viene fuori, quando invece faccio delle cose un po’ più classiche allora viene fuori un’altra cosa. Però non l’ho mai mollata e in questo disco è così presente perché è come se avessi fatto un tuffo nel passato, non solo verso Elvis, ma anche verso le cose che ho fatto io, come il mio primo album, a cui penso che questo disco assomigli molto, quasi fosse un upgrade, un 2.0”. Il vecchio e il nuovo che si fondono, anche nei suoni di “Hellvisback”, basti ascoltare “pezzi come “Io sono qui” e ”Giuda”, dove il primo ha un sapore molto attuale, mentre il secondo fa pensare agli anni 90”. Due canzoni unite nel bel videoclip dal finale simbolico, che Salmo, in partenza ad aprile con l’Hellvisback Tour, spiega cosi: “Nel video sono un cameriere, faccio le portate, sto servendo un qualcosa, che può essere il mio immaginario, la mia arte, la mia musica e alla fine i ragazzi non hanno i denti. Quindi è semplice, molto spesso non vengo capito, come dico nel pezzo “non ti basta l’udito”, mi rendo conto che molte volte quello che faccio va fuori dagli schemi standard, non faccio una cosa classica italiana e quindi sono consapevole che probabilmente non tutti possono capire, tutto qua”.

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