“Non mi sento né giovane, né vecchia. Mi sento come se non avessi età”, spiega Coco Sumner quando le si fa notare che ha inciso un disco a soli vent’anni. Già questo dovrebbe dare un’idea dell’originale personaggio dietro la sigla I Blame Coco, che sì, un disco a vent’anni magari l’ha fatto solo perché è figlia di un non proprio sconosicuto Gordon Sumner, noto ai più come Sting, ma che all’ascolto di “The Constant” chiarisce subito di avere qualcosa di interessante da dire.
Giovane, si diceva, ma non inesperta, perché la piccola (in tutti i sensi, visto che è un fuscello) Coco ha cominciato a comporre musica all’età di quindici anni: “La mia prima canzone l’ho scritta dopo essere stata sospesa da scuola. Ero nella mia camera, depressa perché avevo deluso i miei genitori, e mi sono messa a comporre: mi sono sentita subito meglio”.
I primi tentativi affondavano le radici nella musica ska e reggae, ma col tempo il sound di I Blame Coco si è evoluto verso un pop a tratti cupo, a tratti più solare, ma comunque sempre distinguibile e originale: lo testimoniano i singoli del disco, la piacevole “Self Machine” e la più tesa “Caesar”, registrata in collaborazione con la popstar made in UK Robyn. “Mi sono trovata benissimo con lei, è la mia cantante pop preferita… ed è anche una grande professionista”, racconta Coco.
Le domande sul padre e sulla sua famiglia (il fratello Joe è il leader dei Fiction Plane) rimangono nell’aria, perché già la ragazza è timida di suo, e a toccare i suoi parenti potrebbe ammutolirsi del tutto. Ma di musica “little Coco” ne parla volentieri: “Jimi Hendrix mi ha cambiato la vita. E oltre allo ska, sono sempre stata affascinata dalla scena punk”. Insomma, la ragazzina non scherza e già The Constant è un buon album: se le lasceremo ancora un po’ di tempo per aggiustare il tiro, I Blame Coco potrà fare ottime cose.