Si intitola “Se avessi un cuore” il quinto album in studio di Annalisa Scarrone, in uscita oggi 20 maggio 2016 e anticipato da “Il diluvio universale”, brano classificatosi undicesimo quest’anno al Festival di Sanremo, e dalla title track, attualmente in rotazione radiofonica. Dodici tracce tutte firmate da lei ad esclusione di “Used to You”, scritta dalla popstar internazionale del momento, Dua Lipa, alla prima esperienza come autrice, e inclusa nell’album anche nell’adattamento in italiano “Potrei abituarmi”, con le quali Annalisa mette la firma su un disco dalle sonorità internazionali e dai temi attuali e che, dopo le anteprime live del 17 e del 19 maggio a Milano e Roma, il 19 giugno 2016 la porteranno sul palco degli MTV Awards, dov’è in lizza nella categoria “Best Female”.
“Per me è stato graduale arrivare a fare questo disco, che è quello che avrei sempre voluto incidere. Non è stata una svolta drastica, ma il frutto di un percorso lungo sei anni, nel quale ho fatto uscire quasi un disco all’anno, cercando di aggiustare il tiro per avvicinarmi sempre di più a questo punto e di convincere con i miei pezzi, inserendoli un po’ alla volta nei miei dischi. Sapevo dove volevo andare e ho sempre spinto nelle due direzioni della scrittura e di un tipo di mondo sonoro, che è quello che mi rappresenta di più e che rispecchia anche di più il mio gusto”.
Un gusto che va qui per la prima volta apertamente nella direzione di un sound electropop, dalla forte connotazione internazionale e contemporanea, prendendo le mosse da “Il diluvio universale”, brano di transizione, tutto elettronico sotto la classica orchestrazione sanremese, e arrivando alle onde quadre di “Se avessi un cuore”, il singolo che rappresenta al meglio, nei suoni e nelle parole, l’anima del progetto. Un carattere cercato anche affidandosi ai produttori Fabrizio Ferraguzzo, Luca Chiaravalli, Diego Calvetti e MACE, per offrire il vestito giusto ad ogni brano a seconda delle esigenze particolari.
“La produzione è fondamentale”, spiega Annalisa. “È vero che nella scrittura dai già una direzione, che però poi va colta e valorizzata e io in questo disco ho scelto di lavorare con 4 produttori diversi per valorizzare ogni brano secondo le sue esigenze particolari. È un tipo di lavoro che all’estero ormai fanno tutti e in cui si ha ben chiaro in testa cosa si vuole, per tenere in mano le redini della situazione, e da chi andare per ottenere quel risultato. Il disco è un discorso, quindi ci sono vari momenti, che devono essere ben amalgamati, seguire un filo logico, ma dare anche spazio a varie sfumature emotive. A me piace che sia così”.
E le idee molto chiare Annalisa ce le aveva anche per la collaborazione con Dua Lipa, giovanissima cantante e autrice britannica, alla conquista del mondo con la hit “Be the One”, che le ha regalato uno dei suoi brani, “Used to You”, incluso nel disco sia nella versione inglese che nell’adattamento in italiano, “Potrei Abituarmi”.
“Ci siamo incontrate per caso in Warner ed è stato carino, perché abbiamo iniziato a chiacchierare e abbiamo trovato una sintonia umana molto spontanea. Quindi è nata l’idea di provare a fare qualcosa insieme e così è andata. Lei mi ha fatto arrivare questo brano, “Used to You”, che mi è subito piaciuto tantissimo, ma ho voluto lavorarci dal punto di vista della produzione, perché era un pezzo che aveva scritto per sé, il suo mondo, Dua Lipa al 100%, quindi gli abbiamo trovato una dimensione che fosse giusta per il mio disco. Poi ho anche tradotto il testo ed è venuta fuori “Potrei abituarmi”, un pezzo in cui ho un po’ ampliato il discorso, che c’è già nel suo testo, di questa nuova accezione del concetto di abitudine, che di norma è sempre descritta nelle canzoni come qualcosa di negativo, che arriva e distrugge tutto, mettendoci dentro la sensazione di rifugio nella relazione e del sentirsi sicuri nel momento in cui nessuno ti chiede di essere diverso da come sei”.
Tema che si riaggancia ai due poli di significato attorno a cui ruota l’album, dedicato “a tutti quelli che pesano le parole, mettono in discussione, hanno voglia di contraddire, usano l’immaginazione, alla musica e a chi la sa ascoltare”: quello della tolleranza e quello della leggerezza, intesa, spiega Annalisa, “come quella sensazione che provi quando riesci a lasciarti andare, a lasciare andare tutte le cose che ti pesano sulle spalle, una resa bellissima, che non ha niente a che vedere con la sconfitta”. La stessa leggerezza sonora, che smussa gli spigoli di un tema scottante ed attuale come quello della diversità, trattato nella title track, che vuole essere un promemoria ad usare il cuore. “Nella canzone provo proprio a mettere l’accento sulla tolleranza, sul non pregiudizio, sul capire che la diversità è una ricchezza e sull’indagare il concetto di diverso per capire se è poi così forte o si tratta solo di aria fritta. E il fatto che il titolo parli sia in prima che in seconda persona sottolinea la scelta di condivisione di questa intelligenza emotiva”.
Una voglia di comunicare col cuore e con la testa, che sarà protagonista del tour instore, in partenza oggi da Roma, e dei live, che dall’11 giugno porteranno Annalisa sui palchi delle maggiori città italiane.