Chi ama il rock anni Novanta, con le sonorità che sembrano risalire dalle profondità dell’epoca, apprezzerà il disco “Belli, giovani e disperati”, nuovo lavoro degli E-Roy, gruppo di Padova nato nel 2012 dallo sforzo di Mario Caporello, compositore, cantante e chitarrista della band. Gli E-Roy sembrano provenire davvero dal passato: gli echi degli ultimi Litfiba sono potentissimi, sia nelle schitarrate libere, sia nelle batterie incalzanti, fino a giungere alla voce del frontman che in alcuni punti prende il sapore dello storico birignao di Piero Pelù senza ricalcarne il manierismo.
Il disco si apre subito con la buona title-track “Belli, giovani e disperati”, una chiave pop-rock, mentre “Illusionista” si fa già più hard nei suoni e nel testo. La prima ballad è, da manuale, la traccia numero tre, intitolata “Punto Zero”, che invece attinge la ritmica dal blues acustico dei Black Rebel Motorcycle Club ma è profondamente italiana nel testo e nelle sonorità, che non avrebbero sfigurato in una ipotetica lista di canzoni dell’estate old-fashioned, effetto compilation del Festivalbar. E su quel palco, in tutta sincerità, non avrebbero sfigurato nemmeno gli E-Roy, che il rock italiano lo hanno mangiato sin da piccolini.
Non manca una svirgolata pop-punk in “Credevo di conoscerti”, il citazionismo spinto in “La versione di Barney”, la mano santa del Ligabue d’antan che sembra spingere in avanti “Altro che anonimi” (che somiglia ad un outtake di “Buon compleanno Elvis”) e la lezione rock nineties dei Negrita in “Jane”.
“Belli, giovani e disperati” degli E-Roy, dal nome che richiama la nostra epoca telematica e il calciatore Roy Keane del Manchester United, ha un unico difetto: sembra un disco di vent’anni fa uscito fuori tempo massimo. Le idee ci sono, ma andrebbero un po’ spolverate dal magazzino dove sono state rinchiuse. Gli E-Roy hanno bisogno di incanalare le loro numerose identità verso una direzione specifica, senza ammiccare alla nostalgia per l’epoca in cui probabilmente hanno iniziato a catalogare i propri ascolti; un buon punto di partenza potrebbe essere la traccia di chiusura “Ei Foo”, che omaggia indistintamente Litfiba e Foo Fighters. Rock italiano e mainstream internazionale: se la ricerca è questa, la strada l’abbiamo individuata, adesso però va percorsa.