Skillet – Unleashed

skillet-unleashed-recensioneGli Skillet tornano con un nuovo album che già nel titolo alza i toni rispetto ai lavori precedenti: dopo “Comatose”, “Awake”, e “Rise” ecco dunque “Unleashed” a proseguire un ideale status in evoluzione, per la band e la sua musica.
Il disco e i suoi brani parlano chiaro: invincibile, imbattuto, imbattibile, scatenato, e liberato sono fra gli aggettivi più ripetuti a sottolineare come questo sia un album di lotta e di stimolo al non mollare, al non rinunciare mai. Il frontman John Cooper presentando il progetto ha detto: «È un lavoro di lotta. A volte, tutto nel mondo fa venir voglia di rinunciare. Questo è un promemoria per non farlo. Penso, “Questa è la mia vita. Questa è la mia famiglia. Non posso andare in giro essere spaventato tutto il tempo. Ho la forza di affrontare quello che sta succedendo.”»

Quasi ogni canzone dell’album ha il potenziale per essere un singolo, non ci sono filler, ma probabili tormentoni radiofonici da rock-christian radio e da stadio.
A livello di sonorità siamo in un territorio ormai battuto più volte dalla band, quello del pop-rock di matrice cristiana che negli anni li ha portati al successo, anche commerciale, soprattutto negli States: gli Skillet hanno un suono ormai distintivo, accentuato dalla voce inconfondibile di Cooper e dai cori e seconde voci della batterista Jen Ledger. A essere onesti stavolta c’è una matrice anche più hard rock che spesso strizza l’occhio al mainstream adolescenziale tutto made in USA (anche la barba per il cantante ormai è quella di ordinanza).

I toni non sono sempre eccelsi e bisogna ammettere che nonostante le potenzialità dei singoli brani l’amalgama alla lunga può stancare o annoiare. Fortuna ci sono le classiche ballatone a spezzettare un po’ le trame del tutto, permettendo di respirare ed evitando il rischio di soffocare sotto il peso di tanto incitamento alla vita.

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