È uscito venerdì 16 settembre il primo album de Il Pagante, “Entro in Pass”, che prende il nome dal loro brano d’esordio del 2012. Da “Entro in Pass” a “Bomber” , passando per “Vamonos”, il successo dello scorso anno , “Faccio after”, “La shampista” o l’ultimo singolo “DAM”, Il Pagante racconta la vita milanese e la realtà di tutti i ragazzi osservata da occhi “paganti”. Ecco l’intervista.
“Entro in Pass”, dal 2012 a oggi cos’è cambiato?
È cambiato tutto. Quando siamo partiti era un gioco tra amici, sino a diventare un progetto discografico. A livello di musica e di testi, abbiamo avuto un’evoluzione cercando comunque di mantenere quella linea ironica sulla night life italiana, sul rapporto dei giovani con la scuola, con il divertimento, sugli usi e costumi della nostra società.
Jake La Furia perché?
È un amico e un artista che conosce bene la paganza milanese degli anni ’90. Su “Entro In Pass”, era adatto anche a livello simbolico per personificare la nostra evoluzione.
L’ironia e il sarcasmo servono a caratterizzarvi. Quanto però questa cultura che descrivete si discosta e quanto si avvicina a voi?
Siamo cresciuti insieme al progetto. Ciò che descriviamo si discosta da noi, in gran parte. Nei nostri testi noi estremizziamo certi atteggiamenti.
È questo che mi incuriosisce, il fatto di portare al paradosso i protagonisti dei vostri testi.
Siamo tutte personalità diverse, ognuno di noi ha i suoi gusti e il suo modo di vedere la vita. Girando i locali di tutta Italia negli ultimi quattro anni, abbiamo avuto modo di capire come i giovani si approcciano al divertimento. Questo ci è servito.
Tra la “Shampista” e il “Pettinero” cosa ci passa? È buffo vedere che nella tracklist siano uno dopo l’altra.
Giusta osservazione, la tracklist non è stata messa a caso ma nasce da un’analisi di quelli che sono i contenuti riportati all’interno dei nostri testi per creare una sorta di storia. Per cui, il Pettinero che va in discoteca si diverte e fa lo shampoo con il Dompero, conosce la Shampista. “C’era una volta un pagante e una Shampista si incontrano al tavolo con il Cristal.”
Qual era l’ultimo brano senza cui non vi schiodavate dalla discoteca?
Io cantavo “se non metti l’ultimo noi non ce ne andiamo”. È uno slogan all’interno di “Ultimo”, è il cavallo di battaglia.
Nei brani le immagini che si rincorrono richiamano molto la generazione delle discoteche degli anni novanta. Cos’è cambiato?
Gli anni novanta li abbiamo vissuti da bambini. La mia risposta si basa su quella che è la nostra concezione degli anni novanta. Il brano che si avvicina di più a quell’epoca è la “Shampista” con un richiamo forte a “La regina del Celebrità” di Max Pezzali anche a livello video e sonoro. Sono cambiati i valori della generazione. Negli anni novanta c’era più ottimismo da parte delle nuove generazioni rispetto a quanto ce ne sia ora.
In questi giorni i ragazzi de Il Pagante incontreranno i fan negli store delle principali città italiane: