La sera del 9 novembre 2016 ha visto un appuntamento immancabile per tutti gli appassionati di metalcore, accorsi all’Alcatraz di Milano per l’unica data italiana dei Bullet For My Valentine accompagnati dai colleghi d’oltreoceano Killswitch Engage, già presenti nella medesima location lo scorso giugno.
Inutile dire quanto aspettassi questo momento, perché per una serie di sfighe che non sto qui a raccontare (tanto non interesserebbero a nessuno), non sono mai riuscita a vedere dal vivo Tuck e soci, nonostante amino spesso farci visita in Italia. Ma prima, vale la pena spendere una manciata di parole sui Killswitch Engage, una formazione che su disco (so di dire un’eresia) non mi ha mai detto molto, ma che live mi ha conquistata con una potenza di fuoco esplosiva. Da ex ragazzetta presa bene, conoscevo a memoria solo “My Curse”, singolo estratto da “As Daylight Dies” del 2006, ed ero rimasta seriamente impressionata dalla performance dell’ex vocalist Howard Jones. Quindi ero piuttosto curiosa di ascoltarla dal vivo con Jesse Leach alla voce, e devo ammettere che non mi ha deluso, anzi. Ma oltre a “My Curse” i KSE hanno fatto molto altro, toccando tutti i punti della loro carriera dagli esordi ad oggi, passando per successoni degli anni di mezzo come l’intensa “Rose of Sharyn”, presente nell’altrettanto intenso album del 2004, “The End of Heartache”. Poi ho scoperto che sotto la scorza da duri si nasconde non solo un cuore tenero, ma anche tanta voglia di divertirsi. Ergo, un grandissimo sì per i Killswitch Engage.
Ma il piatto forte della serata deve ancora arrivare. Sono le 21 appena passate, quando sulle note di “Ace of Spades” dei Motörhead si spengono le luci e calano sul retro del palco quattro teloni verticali sui quali troneggiano rispettivamente una B, una F, una M e una V, avvolti da luci roboanti e fumo a go-go. Matt Tuck e soci arrivano sul palco sfoggiando un nuovo, ennesimo cambio di look che i più attenti avranno già avuto modo di notare nel video del nuovo singolo “Don’t Need You”: camicia bianca, gilet e cravattino entrambi neri (la cover story è di un loro concerto tenuto in Italia nel 2015, ndr). Un po’ camerieri e un po’ Fleshgod Apocalypse. Ma tant’è.
Look a parte, sapevo esattamente cosa aspettarmi dai Bullet nonostante fosse il mio battesimo del live con loro: tante basi, tanto playback, pochi pezzi in scaletta. E così è stato. Matt Tuck, reduce da problemi di salute che hanno funestato le precedenti tappe del tour europeo, ha fatto un po’ troppo il furbetto sfruttando con scaltrezza riverberi e l’apporto del nuovo acquisto al basso (e grande urlatore) Jamie Mathias, giocando sulla presenza scenica e arringando le folle sparandosi pose a più non posso. Un caso lampante di playback è stata la già citata “Don’t Need You”, che ha fatto storcere il naso ai più attenti.
Ma non sono solo note dolenti per fortuna. L’assenza del batterista Moose Thomas è stata colmata dall’ottimo Jason Bowld alle pelli, e a tal proposito devo ammettere che la parte strumentale è più che onesta: i ragazzi sanno fare il loro lavoro, e Michael Padge alla chitarra è sempre una garanzia. Per quanto riguarda la scaletta, in quasi 75 minuti di concerto i BFMV hanno dato ovviamente grande peso all’ultima fatica del 2015, “Venom”, ma senza dimenticarsi di accontentare i fan della prima ora con quei pezzi che li hanno catapultati nell’Olimpo del metallo moderno. Qualche nome? “4 Words (To Choke Upon)”, “Scream Aim Fire” e “Waking the Demon”.
I saluti spettano alla tripletta tratta da “The Poison”: “Her Voice Resides”, “Hand of Blood” e acclamata a gran voce dal pubblico, “Tears Don’t Fall”. Sono sicura che molti saranno tornati a casa con l’amaro in bocca, trovando impietoso il confronto tra i due headliner a livello esecutivo, ma non per cuore né per affetto, mi sento di difendere i Bullet For My Valentine. Dal vivo sono questa cosa, piaccia o meno, e lo sono da più di un decennio. Il mio interrogativo più grande però è un altro: quando uscirà il nuovo album?
La scaletta del concerto
V / No Way Out
Your Betrayal
Raising Hell
Scream Aim Fire
Venom
4 Words (To Choke Upon)
You Want a Battle? (Here’s a War)
The Last Fight
Don’t Need You
The Poison
Waking the Demon
Her Voice Resides
Hand of Blood
Tears Don’t Fall