Quella che è andata in scena sabato 11 marzo al Fabrique di Milano è stata una festa a tema southern rock che da tempo un certo pubblico italiano aspettava. Lo dimostra la platea a tema basettoni che risponde presente alla chiamata alle birre degli americanissimi Blackberry Smoke, giunti fino a Milano dalla Georgia per promuovere il loro ultimo album “Like An Arrow”, pubblicato lo scorso ottobre.
La classe di Charlie Starr e compagni è cristallina, così come la purezza delle loro canzoni, sempre fedeli alle radici country-rock che pulsano nelle vene di tutti presenti. La loro performance è priva di sbavature e trasmette una certa solennità, forse per l’atteggiamento onesto e quell’attitudine semplice che instaura subito una certa empatia con ogni tipo di ascoltatore.
“Waiting For The Thunder” fa venir voglia di partire soli su una Cadillac decappottabile, mentre “One Horse Town” di fare inversione per tornare a casa, maledicendo se stessi per essere scappati senza aver colmato il vuoto del sedile passeggero. I Blackberry Smoke dimostrano ancora una volta che ci sarà un motivo se viaggiano su una media di 250 concerti l’anno e che prima di essere una band di successo, sono tutti e cinque dei musicisti validissimi.
Il leader Charlie Starr è il vero protagonista della scena, grazie alla sua voce tipicamente country e alla tecnica con cui impugna la chitarra elettrica, suonando gli assoli di quasi ogni canzone con una naturalezza spaventosa. Capelli e barbe lunghe, pantaloni a zampa e stivali a punta fanno il resto, confezionando un concerto piacevole e per tutti i gusti. Nel vasto repertorio della band (“Like an Arrow” è il loro quinto disco) c’è spazio sia per brani energici come “Six Ways to Sunday” che per brani dal gusto più romantico come la cover di “Sunrise in Texas” di Michael Tolcher. Inoltre, tra una canzone e l’altra, i cinque rocker di Atlanta si concedono dei lunghi inframezzi jam in cui mettono in mostra tutta la loro padronanza della materia: le tastiere di Brandon Still, il membro più giovane della band, fraseggiano con la chitarra solista del frontman in virtuosismi al limite dello sperimentale.
I ritornelli dei loro pezzi, quasi sempre armonizzati alla perfezione dagli altri membri della band, investono la platea come un’aquila in volo. È un’atmosfera rapace, molto americana nella sensazione di forza che trasmette, che si sintetizza benissimo nell’istinto predatore dell’aquila che, non a caso, campeggia sulla copertina dell’ultimo album dei Blackberry Smoke e alle loro spalle durante questo tour di concerti.