Warbringer – Woe to the Vanquished

Il nuovo lavoro dei Warbringer è la dimostrazione che suonare con rabbia non significhi semplicemente aggredire gli strumenti: “Woe to the Vanquished è un superbo lavoro, complesso nella sua strutturazione e pregno di una cattiveria incanalata con maestria in una produzione di qualità superiore.

L’album è un autentico attacco violento a suon di riff di chitarra, percosse di batteria e terremoti di basso, il tutto urlato in faccia attraverso la voce “sporca” di John Kevill. Un sound estremamente aggressivo, anche nei passaggi più lenti, realizzato ed eseguito con tecnica impressionante su tutti i fronti.

L’apertura del disco è affidata alla graffiante “Silhouettes”: un incipit prepotente che incarna appieno lo stile ruvido ma ben costruito dell’album: nulla è affidato al caso e ogni passaggio, seppur deciso e ringhiato, viene eseguito con attenzione e perizia. Brutale e squassante è la title track: un’aggressione sonora che, nella sua violenza, mantiene una struttura armonica coerente e ben strutturata. Di particolare rilievo è “Remain Violent”, caratterizzata da riff cadenzati, in un’atmosfera vertiginosa e claustrofobica. Il disco si svolge in un percorso costantemente incentrato su una rabbia intensa ed esplosiva, mai caotica, bensì sapientemente imbrigliata in una struttura musicale coerente e sapientemente eseguita. Sfumature black metal si intravedono in brani come “Divinity of Flesh”, una traccia rappresentativa della complessità caratterizzante “Woe to the Vanquished”: inizio con riff deciso in stile black, e prosecuzione attraverso passaggi a tratti death scandinavo.

Il brano di chiusura, la lunga ed elaborata “When the Guns Fell Silent”, rappresenta una complessità strutturale di grandissima qualità: undici minuti in cui le sonorità assumono tinte notevolmente cupe, sviluppandosi in un percorso melodico che rallenta quasi fino a fermarsi, per poi esplodere di colpo in passaggi ruggenti ed estremamente aggressivi. Un brano che a dispetto del suo elevato minutaggio scorre con una fluidità tale da non farne percepire la durata; la sua trama elaborata lo rende particolarmente accattivante e coinvolgente.

In definitiva “Woe to the Vanquishedrappresenta un grandissimo prodotto: un’opera thrash che mostra venature di generi differenti, a renderlo particolarmente complesso e piacevolmente imprevedibile. La composizione è attenta e studiata, l’esecuzione è precisa e raffinata, permettendo di esprimere una rabbia dirompente attraverso una performance pulita e armonica, a dimostrazione che la melodia è sempre tale, a prescindere dai contesti musicali in cui viene espressa.