I Wolfmother vivono e lottano insieme a noi. Protagonista dell’unica tappa nazionale all’interno del Parco Della Musica di Padova venerdì 7 luglio 2017, la band capitanata da Andrew Stockdale sembra che si sia imbarcata in un lungo tour mondiale (li abbiamo visti in Italia tre volte nell’arco di un anno) per tranquillizzare i propri fan che il tanto criticato “New Crown”, uscito nel 2014, è stato uno scivolone clamoroso di quella che resta una delle più importanti rock band del Terzo Millennio.
Una serata che inizia alla grande già alle ore 21 con l’esibizione dei Giuda, band italiana reduce da un tour di successo negli Stati Uniti. La loro formula è tanto semplice quanto efficace: un rock and roll bello quadrato con sfumature protopunk e una serie di pezzi che entrano in testa da subito. “Roll The Balls”, “Back Home”, “Hey Hey”, “Wild Tiger Woman”, “Number 10” e la cover di Elton John “Saturday Night’s (Alright for Fighting)” sono alcuni dei brani che hanno trovato spazio nella scaletta proposta , un set perfetto per scaldare il pubblico accorso nell’area del Parco Europa della città veneta.
I Wolfmother salgono sul palco poco dopo le 22 e decidono di giocare sul sicuro, costruendo una scaletta a prova di bomba le cui fondamenta poggiano ben solide sul fantastico disco di debutto omonimo. Una scelta dei pezzi così azzeccata nella quale trovano spazio anche brani dall’ultimo “Victorious”, dal secondo lavoro “Cosmic Egg” (con il singolo “New Moon Rising” tra i momenti più alti dell’intero show) e dal già citato “New Crown”, dal quale viene pescata una delle poche tracce riuscite chiamata “How Many Times”. Dal primo lavoro vengono estratte tutte le hit che hanno permesso al combo australiano di diventare il nome più caldo dell’hard rock moderno: “Woman”, “Joker And The Thief”, “Dimension”, “Where Eagles Have Been”, “Colossal” e “White Unicorn” restano dei brani una spanna superiore rispetto alla concorrenza nel genere.
Una cosa però balza subito agli occhi: che la rinascita dei Wolfmother passa anche per l’alchimia tra i tre componenti presenti sul palco. Dopo i numerosi cambi di lineup, tra cui una breve parentesi con sei musicisti sul palco, i Wolfmother sembrano avere trovato la quadra con la formazione attuale, composta dallo stesso Stockdale, il batterista Hamish Rosser e il bassista Ian Peres, con l’ultimo che di fatto è il membro più “fedele” della storia del combo. Una sinergia che traspare sin dai primi secondi del concerto, un vero e proprio crescendo che ha visto il pubblico coinvolto dall’inizio alla fine, tra cori e diversi accenni di pogo, accorso numeroso anche da altre regioni d’Italia.
Potrebbe sembrare un azzardo come affermazione, ma i Wolfmother del 2017 stanno vivendo la migliore fase della loro relativamente breve storia. E, visto che parliamo di quello che può essere definito come il miglior gruppo hard rock del nuovo millennio, se i risultati live verranno riproposti anche nel prossimo disco c’è da stare tranquilli: sarà clamoroso.
Nicola Lucchetta – Foto di Giuseppe Craca