Sì lo so sono arrivato in ritardo, ma avevo tutto in testa e non riuscivo a dirlo. Parlare soltanto oggi di “Faccio un casino”, il nuovo ma ormai non più nuovissimo album di Coez, è abbastanza grave. Probabilmente ho perso l’onda giusta, il titolo figo e ‘spacchiusino’ per il pezzo se lo sono già presi in tanti e sono tantissimi quelli che hanno parlato di svolta indie, di indie-rap e altri concetti super cool. Ma in fin dei conti chissenefrega.
Inseguire in modo ansioso i numeri non porta da nessuna parte e Silvano questo lo sa bene. I primi frutti di un lavoro lungo e faticoso, iniziato ancor prima di “Non erano fiori”, li sta raccogliendo adesso. Presenze raddoppiate ai concerti, ottime posizioni in classifica e finalmente anche i primi dischi d’oro da appendere al muro della casa nuova.
“Faccio un casino” è un disco che parla. Parla di noi, persone comuni. Parla degli sbatti quotidiani, dei dispiaceri della vita e di quei due di picche, dati e ricevuti, che cerchiamo di dimenticare nell’unico modo che conosciamo. Bere per dimenticare. Una bella sbronza, un gran mal di testa, e il giorno dopo siamo sempre noi, probabilmente un po’ più affamati, e con le occhiaie sapientemente nascoste da occhiali scuri.
La direzione artistica dell’album è stata affidata a Niccolò Contessa de I Cani e al produttore Sine. “Faccio un casino” è composto da dodici brani e sono soltanto tre le collaborazioni presenti: Gemello in “Taciturnal”, Gemitaiz in “Occhiali scuri” e Lucci nel brano “Un sorso d’ipa”. Mentre tra i produttori troviamo in ordine sparso: Ceri, Frenetik & Orange3, Stabber, Squarta, Ford78 e Sine.
Il Coez del 2017 è un vero e proprio artista. Canta meglio del passato e non si è di certo dimenticato come si rappa, il flow è sempre quello di “Nella casa” per intenderci. I testi sono più snelli, ma allo stesso tempo più incisivi. Le gioie e i dolori portati dall’amore stanno molto a cuore al Nostro e le storie raccontate in brani come “Le luci della città” e la title track sono un perfetto esempio di cantautorato moderno. Una menzione d’onore va “E yo mamma”. La prima vera canzone d’amore di Silvano più che di Coez. C’è molto dell’uomo qui, che dedica un pezzo simile per certi versi a una ninna nanna, alla madre.
Parlare di categorie e di non so che altro oggigiorno ha davvero poco senso, è musica santo cielo, non stiamo parlando di costolette del supermercato. All’interno di “Faccio un casino” è possibile trovare molti generi, ma fatti bene. Un anno fa Coez cantava “La rabbia dei secondi”, e adesso è sul gradino più alto.