Se vi chiedessi di pensare a un album metal imprescindibile, un assoluto classico del genere, a cosa pensereste? E perché proprio “Master Of Puppets” dei Metallica? Diciamolo, è da tutti considerato il capolavoro, preso come metro di giudizio di tutti gli altri lavori dei Metallica e di tutto il movimento metal. Il punto di congiunzione più alto tra vendibilità commerciale e qualità tecnica inarrivabile. Quello che viene sempre buttato dentro nel discorso a suffragio della famosa teoria del terzo album, quella che sostiene che ogni gruppo musicale riesce a mantenere la sua identità fino e non oltre il terzo lavoro prima di vendersi al dio denaro.
Per intenderci, nella biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel reparto musicale di rilevanza storica c’è il nostro cd con le lapidi in copertina e che inizia con la furia spropositata di “Battery” e via dicendo. È quindi un’opera in generis ma che trascende il puro ruolo fruitivo, è diventata un’icona, un tassello della cultura dell’uomo. Volenti o nolenti, “Master Of Puppets” sarà una di quelle cose che aiuteranno gli antropologi del futuro a capire chi eravamo. Anzi se state leggendo, antropologi del futuro, la mia preferita è “Welcome Home Sanitarium”.
Siete a un concerto metal e vi state annoiando? Provate a dissimulare la vostra voce e urlare, senza che nessuno si accorga della provenienza della voce, questa domanda: “Secondo voi è meglio Master Of Puppets o il Black Album?!” poi fuggite e mettetevi in una posizione sicura dove possiate osservare il fenomeno di decine di metallari che iniziano una discussione infinita, con boccali di birra volanti, insulti a parenti e fidanzate e tutto il corredo di una bella rissa metal.
Il concetto che aleggia in ogni dibattito è quasi sempre lo stesso. Non esiste un album e una canzone come “Master Of Puppets”. Ovvio che se al momento passasse un fan degli Iron Maiden, per dirne una, sarebbe tutto da rimettere in discussione. Ma qui rimaniamo nella parte Metallica della medaglia, e di dubbi ce ne sono pochi. Appare quindi cosa giusta e buona seguire il carrozzone delle riedizioni. Rispolverata al suono della tracklist classica e giustificazione della spesa con carrellate di materiale bonus. E qui ragazzi i Metallica hanno fatto quello che spessissimo gli piace fare incuranti dei giudizi altrui. Hanno esagerato.
Un boxset mostruoso che contiene di tutto e di più, compreso un libro con la storia della band in quel periodo, un racconto di mito e delirio, euforia e disperazione, vittoria e lutto. Cd, Lp e musicassette celebrative dell’era degli 80’s. Un mondo dove immergersi a cominciare dall’unboxing, esperienza ormai a sé nei box delle ristampe che vanno tanto di moda. Un rito ludico e voyeristico che va a supporto dell’esperienza di ascolto, che unisce anche il piacere visivo e quello tattile.
Il nuovo box celebra il trentunesimo anno di vita del capolavoro e lo fa nella maniera più completa, appagante. Tutto ritorna alla luce, dai live dell’epoca alle audition di Jason Newsted, il bassista che accompagnerà nelle future decadi la storia dei Metallica ma che ci ricorda anche che sono passati trent’anni dalla scomparsa del mito nel mito, Cliff Burton. “Orion” è una delle tante perle storiche dell’album, il testamento musicale ed esclusivo di un talento da tutti ritenuto unico e irripetibile. Una melodia talmente esaustiva e perfetta da non richiedere nessun supporto vocale. Da allora suonata con estrema reverenza e delicatezza dai bassisti venuti dopo, Newsted appunto e l’attuale Trujillo. Demo, work in progress, tapes dei riff raccontano nel dettaglio la costruzione e la genesi di Master Of Puppets.
Il box della ristampa di “Master Of Puppets” dei Metallica è un lavoro mastodontico necessario a rendere omaggio ad un capolavoro che trascende il ruolo di album musicale, di pietra miliare di un genere. Un’opera che è diventata capitolo della storia artistica dell’uomo, un testamento di un musicista caduto, l’amalgama di una band che ha determinato più generazioni e che ancora lo sta facendo. Obey your (Re)Master!