Gli Stone Sour si sono esibiti il 15 dicembre 2017 all’Alcatraz di Milano, in una serata che ha tanto l’aria di un momento di festa. Non solo perché siamo sotto Natale, ma anche perché l’unica data italiana per Corey Taylor e soci rappresenta l’ultimo concerto del 2017. Un motivo in più per festeggiare il meritato riposo dopo un susseguirsi frenetico di show in tutto il mondo.
Appena in anticipo sulla tabella di marcia, dopo l’esibizione dei Pretty Reckless, guidati dalla tanto affascinante quanto energica frontwoman Taylor Momsen (chi l’avrebbe mai detto, per inciso), i Nostri arrivano sul palco uno dopo l’altro, Josh Rand, Roy Mayorga, Johnny Chow, Christian Martucci e per ultimo il buon Corey, accompagnato da grida esaltate e corna levate al cielo. Palco spoglio, ma l’aria di festa è tangibile fin da subito con l’esplosione di giochi pirotecnici e il lancio di coriandoli e stelle filanti da parte dello stesso Taylor, che non ha fatto altro che ricordare per tutto il live quanto siano stati entusiasmanti questi primi 15 anni di carriera con gli Stone Sour.
Tra bestemmie e “ciao bello, ciao bella” di ordinanza, Corey Taylor e i suoi compagni ripercorrono per intero la propria carriera, soffermandosi, come logico, sull’ultima uscita discografica “Hydrograd”, presente in scaletta con ben cinque pezzi. Setlist che appunto non si discosta di una virgola da quella proposta nelle tappe precedenti del tour europeo, così come le pose e i discorsi del frontman, bello e sorridente come non mai, ma che davvero dovrebbe variare un minimo il repertorio dei monologhi rispetto a quelli in cui si lancia con gli Slipknot.
Il momento cover spetta a un accenno di “Walking on the Moon” dei Police in apertura di “Say You’ll Haunt Me”, contenuta in “Audio Secrecy”, disco dal quale è estratta anche “Hesitate”, dedicata a tutte le donne in sala, che a detta del vocalist, conoscono a memoria ogni singola parola del testo (vero), con il suggerimento ai maschietti di cantarla pure loro per far colpo sulle suddette fanciulle. Non mancano quindi nemmeno i siparietti divertenti, per esempio quando, poco prima di “Rose Red Violent Blue (This Song Is Dumb & So Am I)” Taylor raccoglie un paio di slip lanciati sul palco, ironizzando sul fatto che vi fosse ancora attaccato il cartellino con il prezzo.
Gli episodi più heavy della serata, nonché le chicche per i fan di vecchia data, arrivano sulle note di “Cold Reader” e “Get Inside”, contenute nell’omonimo debutto degli Stone Sour datato 2002. Ma anche quando i ritmi rallentano, l’attenzione e il coinvolgimento rimangono sempre altissimi, anzi. Prendete la recente “Song #3” e vedrete quanto renda meglio live che su disco, lasciando presagire che ormai la vera dimensione di Corey Taylor non siano più (solo) le urla e il growl, ma anche le morbidezze acustiche e melodiche a cui, più o meno apertamente, è da sempre affezionato. La voce c’è, eccome, ma sembra volersi risparmiare quando è il momento di fare sul serio, lasciando spesso l’onere e l’onore al pubblico.
Il party degli Stone Sour culmina sul finire dei bis con “Fabuless”, durante la quale compaiono gli omini gonfiabili presenti nel video del singolo stesso, in un tripudio di coriandoli e giochi pirotecnici che fanno tanto capodanno in piazza. I Nostri torneranno in Europa il prossimo anno, e speriamo di ritrovarli anche nella line-up di qualche festival nostrano. Quel che è certo è che seppure all’interno dei limiti di un side-project (chiamiamolo ancora così, per il momento), gli Stone Sour riescono tutt’oggi a essere convincenti dimostrando un’alchimia che altre band si sognano. Gli Slipknot sembrano per ora un pensiero molto lontano nella mente di Corey Taylor, ma chissà, mai dare nulla per scontato quando si parla di lui.
Stone Sour, la scaletta del concerto
Taipei Person / Allah Tea
Knievel Has Landed
Made of Scars
Reborn
Say You’ll Haunt Me
30/30-150
Hesitate
Tired
Rose Red Violent Blue (This Song Is Dumb & So Am I)
Do Me a Favor
Cold Reader
Get Inside
Song #3
Through Glass
Encore:
Gone Sovereign
Absolute Zero
Fabuless