Intervista agli Of Mice & Men: “Defy è la nostra presa di coscienza”

Venerdì 19 gennaio verrà pubblicato “Defy”, il quinto album degli Of Mice & Men, nonché il primo dall’abbandono dell’ormai ex frontman e vocalist Austin Carlile. Poco prima del loro show dello scorso 30 novembre a Padova, dove hanno suonato in apertura di In Flames e Five Finger Death Punch, abbiamo incontrato la band californiana, che ci ha raccontato qualche dettaglio in più sull’ultima produzione, e soprattutto il motivo per cui “Defy” ha tutte le carte in regola per candidarsi non solo tra le migliori uscite metalcore del 2018, ma anche all’interno della discografia stessa del quartetto.

“Defy”, ovvero ridefinirsi e affrontare le sfide a testa alta
Partiamo da una grande verità: gli Of Mice & Men sono lavoratori instancabili. Infatti, registrare un nuovo album e battere in lungo e in largo tutti i continenti con tournée infinite (dimostrazione il documentario “Unbreakable”, disponibile su YouTube) non è da tutti. Se poi aggiungiamo l’abbandono di un componente fondamentale del gruppo il gioco si complica ancor di più. Ma a detta della band, il parto di “Defy” è stato tutt’altro che travagliato. “Quando sei ispirato, e quando sei in un gruppo di teste molto creative, i tempi si accorciano per forza di cose. È stato comunque un bel salto, trovarsi in quattro, a fare tutti i festival open-air estivi, ed è stata una vera e propria prima volta per noi, un test anche per il nostro pubblico”. Che ha risposto con entusiasmo alle novità nella line-up dei Nostri, soprattutto al nuovo ruolo di frontman e lead singer del bassista Aaron Pauley. “Alla fine vedere che erano tutti contenti, e che si divertivano con la nostra musica, ci ha dato ancora più ispirazione per scriverne altra”.”Defy”, inoltre, è stato prodotto da un nome molto noto nel settore, Howard Benson: “Benson ci ha lasciato fare esattamente quello che volevamo, incoraggiandoci a seguire questa ritrovata ispirazione. Infatti “Defy” è il nostro album più onesto, che siamo sicuri accontenterà i nostri fan come non mai. Quest’anno abbiamo dovuto ridefinire noi stessi e ritornare in sintonia con il nostro pubblico. “Defy” quindi parla di noi stessi, con gli alti e i bassi della vita, e di come ci si destreggia tra essi, cosa che pensiamo possa avere appeal per le persone a cui ci rivolgiamo, perché si possono rispecchiare facilmente in tutto questo”.

“Cold War” Vs “Defy”
“Cold War”, il precedente full-length degli Of Mice & Men, era un disco molto cupo. “Possiamo anche dire che fosse un lavoro di transizione. Avevamo a che fare con molti cambiamenti, sia professionali che privati, che si sono riflessi nel sound del disco. Ma è comunque importante, perché parla di noi stessi in quel determinato periodo”. Mentre “Defy” sprizza positività ed energia ad ogni nota. ““Defy” è il disco della maturità, della presa di coscienza. Abbiamo dovuto scavare a fondo in noi stessi per portare alla luce un messaggio positivo che fosse il fulcro di questo quinto disco. “Cold War” parlava di quanto sia difficile la vita, mentre “Defy” è la chiave per ritrovare il proprio io. “Defy” rappresenta quello che siamo oggi, uomini che affrontano la vita a testa alta, senza l’aiuto di nessuno”. E per parafrasare il titolo di uno dei singoli portanti dell’ultimo lavoro del quartetto: “Basta convincersi di essere indistruttibili per diventarlo veramente, e avere una passione nella vita, che per noi ovviamente è la musica, è l’ancora di salvezza definitiva”.

I fantasmi del passato
“Cold War” aveva molte influenze nu metal. “Defy”, proprio in un’ottica di ridefinizione personale e professionale, le accantona praticamente del tutto. Ma ai Nostri, in ogni caso, le etichette e i rigidi confini dei generi musicali stanno molto stretti. Infatti, si definiscono “new metal”, una band giovane, moderna, influenzata sì da formazioni come Korn e Limp Bizkit, ma legata a una propria individualità, formata da influenze pescate dal passato, che sia metalcore, thrash, o nu metal appunto, e alla voglia matta di giocare con queste sonorità e sperimentare, filtrando il tutto attraverso una sensibilità unica. “Negli anni abbiamo scritto in totale quasi sessanta canzoni, una diversa dall’altra, che ha come unico filo conduttore il fatto di essere genuina, e di fluire da noi in maniera quasi del tutto inconscia, senza tradire il nostro spirito. Ma il bello di “Defy” è che, se possibile, siamo ancora più Of Mice & Men che mai”.

“Money, so they say, Is the root of all evil today”
Alzi la mano chi non ha riconosciuto uno dei versi cruciali di “Money” dei Pink Floyd. Ma, dite voi, cosa c’entra una band metalcore con i mostri sacri della musica rock? C’entra, eccome. Infatti, la hit della formazione britannica rappresenta la prima cover in assoluto nella carriera degli OM&M. “Registrare una cover, ricollegandosi a quanto detto poco fa, si può considerare una sorta di ponte tra il passato e il nostro futuro”. Ma come mai proprio i Pink Floyd? “Avevamo praticamente terminato le registrazioni disco, e Howard Benson ha deciso di punto in bianco di metterci alla prova, chiedendoci di pensare a una cover e di farla, senza troppi ragionamenti. Un giorno eravamo in viaggio in auto verso lo studio, e in radio passano i Pink Floyd. Non avevamo pensato ancora a nessun titolo, e Benson ci fa, “che ne dite allora di Money dei Pink Floyd?”. Noi eravamo senza fiato per la soggezione, perché i Pink Floyd sono una leggenda senza tempo, che ha ispirato generazioni di musicisti”. La sfida era molto ardua, dato che “Money”, tra l’altro, ha una lunghissima parte strumentale, ma alla fine, chi meglio degli Of Mice & Men può dare un sound alla Of Mice & Men a qualsiasi brano? “E poi, il testo di “Money” calza a pennello all’interno della filosofia di “Defy”, perché ruota tutto intorno al cambiamento, così come l’album stesso. In molti pensano che i soldi possano aiutare a cambiare certe situazioni, ma come recita la canzone, “Money, so they say, Is the root of all evil today”. E a noi che ormai siamo sopra i trent’anni è sembrata una buona metafora della vita”.