Una band che registra un disco live con Eugene Chadbourne deve per forza valere qualcosa. È il caso degli Arbe Garbe, quintetto friulano attivo ormai da più di tre lustri e che vale più di qualcosa. Molto di più.
“Arbeit Garbeit” è il settimo disco, forse quello in cui emerge meglio il loro terrificante ibrido stilistico. Si definiscono ‘agropunk freenoise’, e potrebbero sembrare una versione folk degli Zu. Ma le categorizzazioni con loro servono a poco, in un album dei Nostri si può trovare tutto e il contrario di tutto. Specialmente in questo, in cui accanto a chitarre noise convivono fiati tex-mex, assoli di tromba free jazz, ritmi latinoamericani e danze folk, il tutto contornato da testi ora in friulano ora in spagnolo ora in italiano che illuminano le pulsioni cantautorali che, anche quelle, fanno parte del DNA dell’ensemble.
“El Cura” ha il passo pesante dell’ubriaco e si districa fra una sezione ritmica quasi math – rock e sfumature messicane, il folk/punk latino di “Preghiera Per Artaud” (già una dedica simile tradisce l’ispirazione anarchica del complesso) caracolla sbilenco e consumato dal fuoco, “Tornerai” è una sorta di Capossela suonato a velocità supersonica, “No Soi Sante” mostra il lato più intimista e legato alle radici della loro terra, “Il Volo della Paloma” è un tour de force country sfregiato da contorsioni free jazz – noise, mentre la conclusiva “Une Bugade di Vint”, tramite il dialetto friulano mischiato a una struttura musicale ancora fra il folk, il math, il jazz e improbabili ritmi caraibici, suggella un lavoro la cui brevità (poco più di mezz’ora) è inversamente proporzionale alla sua intensità.
Fondamentalmente gli Arbe Garbe sono un gruppo punk. Anche se la loro è una strumentazione eterodossa, il piglio è quello. Si potrebbe intenderli pure come una versione minimalista dei Gogol Bordello; organico più ridotto, meno coreografie e una proposta musicale certamente più ispida e ‘intellettuale’, meno orecchiabile, ma l’attitudine è piuttosto simile. Al di là dei vari possibili accostamenti, “Arbeit Garbeit” è un piccolo grande disco di musica non conformista, da avere.
Stefano Masnaghetti