E’ uscito questa settimana “Charm“, secondo disco della carriera dei Saint Lips, band romana dedita a un sound prettamente rock con alcune escursioni pop rock. Abbiamo parlato con Marco Simoncelli per farci presentare meglio il nuovo lavoro.
Quali sono le differenze riscontrabili tra Charm e il vostro debut album? E’ cambiato qualcosa a livello di sound e di proposta sonora? Se sì perchè?
Sicuramente l’esperienza che abbiamo vissuto ci ha segnato e formato in un arco breve di tempo.
A livello di sound abbiamo scelto di registrare in presa diretta su nastro per ottenere un suono che fosse il più caldo possibile e reale. Siamo cambiati e siamo maturati, poi Bobby MacIntyre, batterista e produttore di Mark Lanegan e Twilight Singers di Greg Dulli, è stato importante nella nostra crescita, ci ha aiutato a delineare il nostro percorso in questo tratto decisivo ed importante che c’ha portato al secondo album.
Quanto è durato il processo di composizione e di registrazione del disco?
Sei mesi. Abbiamo lavorato cinque giorni a Roma nella nostra sala prove per la pre produzione, dove abbiamo modificato alcune parti dei brani che poi abbiamo registrato in presa diretta in due settimane alla Officine Meccaniche di Mauro Pagani. Il mixaggio è stato realizzato presso lo Studio71 di Miami da Bobby (lì ho inciso alcune parti di chitarra) e il mastering è stato completato ai Capitol studios da Rob Vosgien.
A quale brano sei maggiormente legata e perchè?
Personalmente penso che ‘Little sister’ e ‘Wake up’ siano i brani migliori dell’album. ‘Sister’ l’ho scritta per una mia amica con la quale ho condiviso momenti spensierati e felici, spazzati via in un attimo dalle responsabilità.
Com’è stata l’esperienza Americana del mixing e del mastering?
Incoraggiante. Negli Stati Uniti c’è un rispetto è la giusta considerazione per la musica e per chi la suona. Dovrebbe essere un modello sotto questo punto di vista per noi. Il Rock, essendo anche un loro genere, è importante e ci sono condizioni ottimali per giocarsi al meglio le proprie carte. Essendo un mercato spietato se funzioni hai possibilità di emergere. La qualità viene premiata.
Quanto secondo voi il web 2.0 ha cambiato il music business? Dal vostro punto di vista lo ha cambiato in meglio o in peggio? Perchè?
Il music buisness ha dovuto fare i conti con internet che è diventato di fatto una nuova vetrina per la musica. Essendo una vetrina da un’opportunità in più agli artisti di poter diffondere il proprio lavoro. Ovviamente diventando intasato la qualità la si ricerca sempre per altri media o per il vecchio e caro passa parola, nato ben prima del web 2.0…
Che ne pensate dell’attuale ingombrante presenza dei talent show quale veicolo preferenziale nella promozione musicale italiana?
Credo che il problema principale dei talent è che siano il mezzo di diffusione dominante della musica ‘nuova’. Essendo un format commerciale il prodotto finale tende ad essere qualcosa privo di ricerca, qualità, gavetta e tutto ciò che è necessario ad un artista per emergere. Si sfornano in largo numero interpreti e non artisti. Il problema vero, a mio avviso, è che è purtroppo il principale mezzo di diffusione per giovani artisti in Italia. Penso sia giusto che possa esistere, come c’è già in USA o in Inghilterra ma deve esserci anche altro. Purtroppo da noi non c’è altro o se c’è non gode della visibilità e della considerazione dei reality.