Milano, Santeria Social Club, ore 21 del 5 aprile 2018. In cassa non c’è più nemmeno l’ombra di un biglietto, suonano i Bud Spencer Blues Explosion, chi c’è, c’è e chi non c’è… ha l’occasione di andarseli a sentire in una delle otto date che, per ora, rimangono da suonare a supporto dell’ultimo “Vivi Muori Blues Ripeti”. Un disco arrivato a quattro anni di distanza da “BSB3” e che si sposta non poco dalla linea dei precedenti lavori del duo romano, meno aggressivo e riplasmato in parte delle sonorità e della scrittura dall’esperienza di Adriano Viterbini con Nic Cester & The Milano Elettrica.
Sold out, si diceva, e lo show, con la sua scaletta di quindici pezzi pescati dall’intero repertorio dei BSBE, più un paio di cover storiche, a conti fatti, soddisfa tutte le aspettative. L’apertura è affidata a Leo Lazz, cantautore pugliese già in The Wizard Project e Santa Margaret, sul palco con il suo primo progetto solista “Sai Chi Ti Saluta VOL. 1”. Cinque brani ispirati al cantautorato italiano di fine anni ’70, che raccontano con disincanto la vita del trentenne moderno, tenacemente e strategicamente aggrappato al solito ironico mantra.
“Enduro” è il pezzo con cui i BSBE aprono un live completamente dedicato nella prima parte al nuovo disco. Lo suonano tutto, in quattro sul palco, con l’aggiunta di basso e percussioni alla consueta combo di chitarra e batteria. Chi è venuto per farsi spettinare dalla Blues Explosion tipica del duo sarà rimasto vagamente interdetto, ma d’altro canto cosa sarebbe il rock’n’roll senza il brivido dell’esplorazione? E “Vivi Muori Blues Ripeti” è un salto nel vuoto di quelli che o salti pure tu o ciao. Torneranno, ma prima c’è da fare un bel giro nel nuovo impero dei BSBE.
Li seguiamo “dove l’ombra non nasconde la luce”, attraversando “E tu?”, “Duel”, “Allacci e sleghi”, “Di fronte a te, di fronte a me”, fino a un grande classico “Miracoli” da “BSB3” a scaldare gli animi prima della sorpresa (annunciata) con Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti special guest sul bluesettone marcio “Io e il demonio”.
L’atmosfera inizia a farsi bollente e con la resa live de “La donna è blu” si cavalca ancora, fino ai chiaroscuri di “Calipso”, che chiude il disco e il live prima dell’encore. Già, perché sebbene si sia goduto, manca qualcosa davvero. Il materiale nuovo è di pregio, ma ad arrangiamenti più ricchi, corrisponde inevitabilmente una minore libertà strutturale e il chitarrismo eroico di Viterbini è rimasto piuttosto imbrigliato fino a qui.
È il bis a regalare momenti d’oro anche ai più rigidi fan della prima ora. Tornati sul palco da soli Viterbini e Cesare Petulicchio lanciano la granata: “Mi sento come se…” esplode nel parterre con lo stomp blues assatanato che ci fece, prima di ogni cosa, innamorare della loro musica. Pestano duro anche su “Giocattoli” da “D.O.I.T.” e il pubblico ringrazia, travolto, poi, dal finale con la cover di “Hey Boy, Hey Girl” dei Chemical Brothers.
Escono, ma dalla platea si alza un coro: “E noi non ce ne andiamo”. E non ce ne andiamo no. Tornati di nuovo in quattro sul palco – arredato, con un’idea semplice ma efficace, di abat jour e una sorta di tulle sagomato, dal quale emergono di tanto in tanto dei volti, a seconda delle luci – Viterbini è costretto a fare un appello: “Se mi ridate il mio bottle neck vi suoniamo un altro pezzo”. Qualche infido dalla mano lesta se l’è fottuto dal palco e non si fa, dai, un po’ di rispetto! Memorabilia o ricordo di quanto sei pessimo? Alla fine, anche senza bottleneck ci si arrangia e la chiusura con la cover di Blind Willie Johnson “Dark Was the Night, Cold Was the Ground” è un ipnotico capolavoro di bravura.
Insomma, in un’ora e mezza di live giocato senza ripensamenti tra tanta novità e un po’ di storia, una cosa emerge chiaramente: in Italia di gente che suona la chitarra come Adriano Viterbini ce n’è davvero poca, un eroe delle sei corde portato in cielo dalla batteria di Petulicchio, un vero maestro di stile, insieme alle new entry al basso e alle percussioni.
In molti a fine concerto hanno detto di aver preferito momenti classici della scaletta, in cui il duo è tornato a fare il duo, probabilmente questo disco, uscito il 23 marzo, come tutte le cose complesse, ha bisogno di essere digerito un po’ anche o forse soprattutto dagli aficionados della band romana, che rimane una delle formazioni più preziose dell’alt rock italiano.